Aiutateci perché questa guerra finisca il prima possibile!

I volti del conflitto: l’emergenza umanitaria e la diplomazia al lavoro

La situazione a Odessa
“Ancora una volta voglio fare appello alla comunità mondiale: Aiutate l’Ucraina perché questa guerra finisca il prima possibile! Fate tutto il possibile in modo che non si allunghi nel tempo! Ogni giorno ci sono decine e centinaia di vittime non solo dei nostri difensori, ma anche di persone pacifiche e innocenti! Vi esorto ad aiutare il più possibile l’Ucraina per proteggere non solo l’Ucraina, ma anche l’intera Europa!”.

E’ il disperato appello del vescovo greco-cattolico Mykhaylo Bubniy, esarca di Odessa, da uno dei territori più colpiti dall’aggressione russa. Raggiunto dal Sir, il vescovo fa subito il “punto” della situazione nel suo esarcato. “Fin dall’inizio della guerra in Ucraina, il nostro esarcato ha sofferto molto. Nella regione di Kherson, due dei nostri decanati sono rimasti sotto occupazione: Kherson e Skadovsk”. Con le occupazioni, i bombardamenti e gli attacchi continui da cielo e terra, anche “la situazione umanitaria sul territorio è stata molto difficile fin dai primi giorni di guerra, perché tutto si è fermato. La gente ha cominciato ad andarsene. Negozi e fabbriche hanno iniziato a chiudere e le persone hanno perso i loro beni e i posti di lavoro”. E poi la “grande paura delle truppe russe, che occupavano i territori ucraini”. La Chiesa non ha esitato un attimo ed ha scelto di rimanere a fi anco delle persone. Le parrocchie sono diventate centri umanitari dove si distribuiscono aiuti, si accolgono gli sfollati, si off re rifugio, si preparano pasti caldi. Il vescovo e i preti, in collaborazione con volontari e organizzazioni, hanno cominciato da subito a lavorare in prima linea. Alcuni sono rimasti anche nelle zone occupate. Altri sono usciti per portare in posti sicuri la famiglia e non sono più riusciti a rientrare “a causa dei violenti combattimenti e delle parrocchie occupate dalle truppe russe”. Si aiuta allora a distanza, inviando denaro e kit alimentari. Nella città di Beryslav (regione di Kherson), ad esempio, nonostante la guerra, le attività della “cucina di beneficenza” non si sono fermate, distribuendo pranzi ogni giorno, a più di 100 persone. “La particolarità di questa cucina caritatevole – ci racconta il vescovo – è che la chiesa stessa è diventata un “refettorio”, un luogo dove le persone si riuniscono, pregano e mangiano nel tempio”.

Da Mosca mons. Paolo Pezzi
“Mi sembra innanzitutto molto importante. Direi che è un segnale molto positivo, un segnale di apertura, un segnale di una certa disponibilità”. Così l’arcivescovo di Mosca, mons. Paolo Pezzi, presidente dei vescovi cattolici della Federazione Russa, commenta al Sir le dichiarazioni rilasciate in un’intervista a Ria Novosti dal direttore del Primo Dipartimento europeo del Ministero degli Esteri russo, Alexey Paramonov, in cui ha affermato che la Russia accoglie con favore gli sforzi di mediazione della Santa Sede nel conflitto in Ucraina ed è disponibile a mantenere “un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalmente legate alla situazione umanitaria in Ucraina”. “Indubbiamente – commenta l’arcivescovo Pezzi – penso che la posizione così umile, chiara e di affidamento nelle mani di Dio, di Papa Francesco abbia influito su questa – chiamala con il suo nome – apertura dei cuori. Questo penso che sia il ruolo concreto che la Chiesa svolge: quella di non chiudere mai, di rilanciare sempre, di bussare alla porta dei nostri cuori, spesso troppo presto induriti e perciò chiusi”. Alla domanda su come la Santa Sede può aiutare concretamente quando i processi sembrano chiusi a qualsiasi negoziato, mons. Pezzi risponde: “I processi, in realtà, non sono mai chiusi. Il cuore dell’uomo non può chiudersi definitivamente. Resta sempre questa strana apertura che possiamo soffocare, è vero, ma resta sempre. Penso che i negoziati possano incominciare là dove si prende coscienza di questa apertura, che non è tutto fi nito, non è tutto distrutto”. Riguardo invece a ciò che l’operazione militare russa in Ucraina sta determinando in Russia, l’arcivescovo dice che “questa situazione determina un crescere di dolore, di incertezza”. Per questo, aggiunge, “è importante fare propria la posizione che ci ricordava domenica San Paolo, di essere certi che non solo i momenti di pace sono occasione di crescita del popolo di Dio, ma anche i momenti di sofferenza e di guerre possono essere trasformati se abbiamo fede in Dio e se abbiamo questa speranza che non delude per il dono dello Spirito. Allora possiamo vincere ogni atto distruttivo e volgerlo ad una ricostruzione”.

M.C.B.


100 giorni di guerra – Non portate l’umanità alla rovina!

Foto Vatican Media – Sir

A cento giorni dall’inizio dell’aggressione armata all’Ucraina, sull’umanità è calato nuovamente l’incubo della guerra, che è la negazione del sogno di Dio: popoli che si scontrano, popoli che si uccidono, gente che, anziché avvicinarsi, viene allontanata dalle proprie case.
E mentre la furia della distruzione e della morte imperversa e le contrapposizioni divampano, alimentando un’escalation sempre più pericolosa per tutti, rinnovo l’appello ai responsabili delle Nazioni: non portate l’umanità alla rovina per favore!
Non portate l’umanità alla rovina per favore! Si mettano in atto veri negoziati, concrete trattative per un cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile.
Si ascolti il grido disperato della gente che soffre – lo vediamo tutti i giorni sui media – si abbia rispetto della vita umana e si fermi la macabra distruzione di città e villaggi nell’est dell’Ucraina.
Continuiamo, per favore, a pregare e a impegnarci per la pace, senza stancarci. (5 giugno 2022)
Francesco