Omelia di Mons. Manicardi

31 dicembre 2019

Carissimi è l’ultimo giorno dell’anno solare e civile. Il cristiano vive ogni anno due cicli, in buona parte sfalsati. C’è l’anno liturgico, che è iniziato con la prima domenica d’avvento (1° dicembre), e c’è l’anno civile, che inizierà dopo la mezzanotte di oggi.

Mentre l’attesa del nuovo anno liturgico è segnata dall’invito a «vegliare», a «vigilare», ad entrare nella stagione e nei colori dell’avvento, la fine dell’anno civile deve essere segnata dal ripensamento dell’anno passato e dal conseguente ringraziamento al Signore, che ha riempito della sua gloria i 365 giorni del percorso della terra intorno al sole.

Il senso del Te Deum

Che senso ha quest’anno, per ciascuno di noi, cantare il Te Deum in questa chiesa cattedrale della città e della diocesi di Carpi?

Noi ti lodiamo, Dio * ti proclamiamo Signore.

O eterno Padre, * tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli * e tutte le potenze dei cieli:

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra * sono pieni della tua gloria.

Questo canto straordinario – cantato nelle grandi occasioni come per esempio al termine di una guerra, per l’elezione del Vescovo di Roma, ecc. – diventa l’inno caratteristico anche per la chiusa dell’anno solare della nostra Chiesa. In questo modo confessiamo che i giorni “ordinari” dell’anno che sta passando contenevano il dono straordinario della grazia del Signore.

Il vangelo dei pastori

Come esempio di ripensamento riflessivo, orante e lodante ci viene offerta Maria che ascolta il messaggio dei pastori che la portano ancora una volta a meditare nel suo cuore e a custodire quanto è stato operato nella sua vita. Non è Maria che parla di Gesù ai pastori, ma i pastori che parlano a lei del bambino.

«I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»

(Lc 2,16-19).

Tutto quello che i pastori dicono, Maria lo sa già benissimo, ma il ripensarlo di nuovo e il riascoltarlo daccapo produce una custodia della parola, che fa crescere in lei l’obbedienza. Aveva già cantato il Magnificat nella casa di Zaccaria ed Elisabetta. Adesso possiamo immaginarla mentre medita nel suo cuore il Te Deum, cantato dai pastori che se vanno dopo avere ricapitolato la vicenda della nascita del bambino a Betlemme.

Il nostro 2019

Questa sera nella preghiera anche noi siamo chiamati a rinnovare il nostro personale ricordo del 2019, che si sta completando. È un pezzo importante della nostra vita. Per me si tratta di circa un settantesimo della mia vita, ossia di una parte tutt’altro che trascurabile soprattutto verso il tramonto. «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via» (Salmo 90,10). Per molti di voi si tratta di molto di più di un settantesimo, perché si tratta piuttosto di un trentesimo, di un quarantesimo, di un cinquantesimo della vostra vita …

Per me l’anno 2019 è quello in cui si è chiuso il mio ministero quindicennale romano al Collegio Capranica ed è iniziato del ritorno tra di voi, risultato per me tanto avvincente e commovente.

Per voi, carissimi amici, quale è stata la nota dominante personale dell’anno che se ne sta andando? Cosa c’è “di grande” di cui ringraziare il Signore – come dice il Te Deum – insieme al coro degli apostoli, alla candida schiera dei martiri, alle voci dei profeti e alla totalità della santa Chiesa? Se stasera vogliamo cantare, dare contenuto reale alle nostre voci, davvero dobbiamo trovare la nostra nota, vera e caratteristica.

Il 2019 della Chiesa di Carpi

Ma una parola dobbiamo dire anche a proposito dell’anno 2019 vissuto dalla nostra Chiesa di Carpi. È l’anno della sofferenza del Vescovo Francesco Cavina, sofferenza che lo ha portato a metà dell’anno (26 giungo 2019) a prendere difficili decisioni. Continuiamo a sostenerlo nella comunione della preghiera e lo facciamo soprattutto in questa notte. È l’anno della venuta tra di noi dell’Arcivescovo Amministratore Erio Castellucci, con la sua incoraggiante Lettera pastorale “E camminava con loro”.

In questi i mesi, poi, si è attivato il consiglio presbiterale e si è avviato il consiglio pastorale. Abbiamo anche rivissuto insieme l’esperienza diocesana della Lectio divina, mentre l’opera fruttuosa della carità e dell’accoglienza è continuata instancabile.

Per dono del Signore sembra che si stia facendo strada una riflessione, per molti sempre più chiara, sulla necessità indispensabile di rafforzare la comunione e di entrare in un percorso comunitario di discernimento.

Non bilancio, ma preghiera di lode

Non è una sera adatta per un bilancio finale, ma è una sera per la lode necessaria al Dio del cielo, della terra e della storia.

Lodiamo perciò il Signore perché, nonostante fatiche, sofferenze e strappi, la vita cristiana della nostra chiesa è restata aperta alla speranza.

Se ci guardiamo davvero bene in faccia, anche in questa notte di passaggio tra l’anno 2019 e il 2020, i nostri fratelli di cammino possono sempre più riprendere le sembianze non di concorrenti, ma di amici necessari ed evangelici.

Sia lodato Gesù Cristo

Cattedrale Carpi * 31 dicembre 2019 * Mons. Manicardi