Azione Cattolica – Campi formativi diocesani

Tutte le date

Campo Giovani e Giovani-Adulti dal 3 al 11 agosto
Campo Adultissimi dal 4 all’11 agosto
Campo Adulti dal 16 al 23 agosto
Campo Giovanissimi Triennio dal 14 al 22 agosto
Campo Giovanissimi Biennio dal 22 al 30 agosto
Per info su costi, case e iscrizioni consultare il sito www.accarpi.it  o rivolgersi direttamente ai presidenti parrocchiali o ai responsabili diocesani.
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Dalla Festa diocesana. tanti gli spunti di riflessione emersi negli incontri 
Dal 1 al 9 giugno si è svolta la festa diocesana dell’Azione Cattolica. Ospiti dell’oratorio cittadino Eden che ringraziamo così come ringraziamo la parrocchia di Sant’Agata che ci ha dato notevole supporto logistico, tanti associati di Ac e amici simpatizzanti hanno potuto trascorre alcuni momenti insieme sia di natura formativa che di carattere fraterno. La festa ha ospitato anche il rinfresco per i neo sacerdoti, ordinati dal Vescovo Francesco Cavina il 2 giugno. Un piccolo segno di comunione che esprime il desiderio di fare festa per la nostra Chiesa e che indica da un alto l’ospitalità che l’Ac ha sempre dato ai neo presbiteri fi n dal loro arrivo in diocesi e durante il loro percorso formativo, dall’altro, il ringraziamento per essersi spesi in parrocchie e in occasioni più ampie al servizio della nostra associazione. Per introdurci al tema “Orizzonti del desiderio” abbiamo pensato a due eventi culturali: la visione di “Il verdetto” di Eyre e la partecipazione allo spettacolo “Figlie dell’epoca” dell’attrice Roberta Biagiarelli. In entrambi i casi ci siamo lasciati provocare artisticamente dall’intreccio di relazioni che sostiene o svilisce, orienta o annulla, il desiderio umano.
Si può desiderare la pace (come fecero le quasi duemila donne del congresso dell’Aja nel 1915) in pieno tempo di guerra. L’orizzonte a cui apre un buon desiderio non ha paura della contingenza attuale e si apre al futuro non solamente in un’attesa passiva ma nella speranza di generare qualcosa di buono per l’umanità. Così, la biblista Rosanna Virgili ci ha guidato lungo itinerari biblici che descrivo la tematica del desiderio nel rapporto tra l’uomo e Dio. La prima volta che appare il termine desiderio/desiderare nella Bibbia è infatti associato ad Eva che “desidera” il frutto della conoscenza del bene e del male. Fin dall’inizio del racconto biblico c’è traccia della dimensione del desiderio. Tale dimensione antropologica è così profonda che Gesù stesso sulla croce avrà modo di esprimere i suoi desideri e fino alla fine amerà tutta l’umanità facendo proprio il desiderio di salvezza del Padre.
Un climax viene certamente raggiunto nel poema d’amore più famoso dell’antichità: il Cantico dei Cantici: Qui il tema del desiderio è descritto come mai prima di allora. Sensi, pensieri, movimenti, corse notturne e linguaggio d’amore rendono l’ampiezza del tema, esprimo quanto sia largo l’orizzonte del desiderio umano L’affondo teologico del professor Pierangelo Sequeri ha ricostruito le figure culturali del desiderio che a partire dalla seconda metà dell’ottocento hanno segnato la riflessione sul tema. Così, Dioniso si presenta sulla scena con la forza di un desiderio vitalista che sa di dover andare oltre i limiti e la morale per essere realmente all’altezza del proprio destino umano: ricreare se stesso e dare un nuovo senso all’ordine del mondo. Dopo i decenni dionisiaci compare sulla scena Prometeo che compie il furto del fuoco e desidera con la tecnica e la scienza realizzare se stesso. Infine, Narciso ci racconta di quanto il soggetto sia ripiegato su se stesso e i suoi desideri siano totalmente egocentrici. Questi tre “miti” oggi appaiono sovrapposti, come a strati, perciò la nostra cultura è abitata da una notevole complessità e leggere i desideri degli adulti, e in particolare dei giovani, non è certo un’operazione semplice. In conclusione lo psico- terapeuta Francesco Stoppa ci ha ricordato che ci sono due etimologie per ciò che riguarda la parola desiderio ma molto interessante è l’aspetto che la fa derivare dal de-sidera, ovvero dalla relazione con gli astri, cioè, non affidarsi più agli oroscopi, al destino scritto. Noi dobbiamo prenderci cura della rottura di un certo incantesimo. Il bambino pensa che l’adulto abbia sempre una certa dignità che lo garantirà all’infinito, ovvero un orizzonte che lo proteggerà e lo renderà sicuro. L’adolescente comincia a sentire che tale orizzonte sta franando. E si presenta qualcosa, che cosa? Un qualcosa che non ha ancora un nome. Noi possiamo chiamarla vita senza una precisa copertura, alla quale noi diamo un senso.
E’ un senso che noi dobbiamo costruire se vogliamo restare al mondo. Nell’idea di questo desiderio c’è un qualcosa che mette in discussione l’identità del soggetto al quale noi dobbiamo dare un senso. Un grande filosofo Nietzsche dice che noi non siamo ma noi diveniamo noi stessi. Noi ogni giorno dobbiamo costruire la nostra umanità e la nostra umanizzazione. Al termine della festa è emersa una considerazione molto importante sui giovani visto che si è da poco celebrato il Sinodo su di loro. I giovani hanno il senso del cambiamento. Qui c’è stata una grande differenza fra le generazioni. Il cambiamento per la generazione del ‘68 o del ‘77 si è espresso come un vento impetuoso. “Noi dovevamo cambiare il mondo”. Per i giovani di oggi è diverso, non è più un vento impetuoso, ma un soffio; qualcosa che si coglie appena, che passa attraverso esperienze memorabili. Per i giovani di oggi il problema non è cambiare il mondo ma salvarlo, un obiettivo molto più sensato, molto più realistico, molto meno narcisistico di come poteva essere per le generazioni del vecchio 68! Quindi c’è questa richiesta nei giovani di oggi di autenticità, che passa in un modo meglio strutturato ed individuato. Certo l’adolescente è un eroe che si mette a fare l’eroe in un momento critico della propria vita perché è il momento in cui è più debole, in cui il suo orizzonte di vita è franato, si mette a sfidare il mondo nel momento sbagliato. In tale momento i suoi genitori sono diventati come giganti di argilla. Allora cosa chiedono i ragazzi d’oggi? Non chiedono grandi cose; è più complicato per noi adulti riconoscere loro.
E’ un atto di fede che come qualsiasi atto di fede è legato ad uno stato di cecità. Chiedono che senza un motivo si dia atto a loro che vedranno un nuovo mondo. Chiedono che la loro follia corrisponda ad una sana follia. Chiedono che la loro anomalia sia letta da parte dell’adulto non come un difetto, non come incompetenza o superficialità, ma come un ingrediente acerbo ma necessario. Questa provocazione chiude il percorso della festa e ci apre la possibilità di riflettere sul senso del nostro cammino di Adulti insieme ai Giovani, al cammino da cristiani in questo mondo che cambia e si evolve ma che ancora ha bisogno di ricevere sale e luce dai discepoli del Signore risorto.
 
Alessandro Pivetti
Presidente Azione Cattolica Diocesana