Chi è Gesù per noi

La meditazione del Vescovo Francesco Cavina sulle letture della terza domenica di Avvento

Giovanni il Battista si trova in prigione a causa della sua coerenza di vita. Si tratta di un’esperienza che riguarda non solo Giovanni, ma che tocca tanti cristiani che anche oggi sono disponibili a perdere tutto nella vita, ma non sono disposti a rinunciare all’amore di Cristo, il vero tesoro della vita.
Con la sua vita e la sua morte Giovanni anticipa il destino di Cristo; con la loro testimonianza di fedeltà i tanti cristiani perseguitati ripercorrono le orme del loro Signore: Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi.
L’eroico attaccamento a Cristo non libera dal dubbio, dalla paura, dalla perplessità, dalla crisi. E’ capitato anche a Giovanni il Battista, il quale nella sua situazione di sofferenza si interroga sull’identità di Cristo: Chi è Gesù? Mi posso fidare di Lui? Cristo è veramente il compimento della speranza umana?
Gesù, alle domande del Battista, non dà una risposta diretta, chiara. Egli deve ricavare la risposta dalle opere di Cristo stesso. Forse Giovanni, come tanti di noi, si attendeva un Messia che combatte contro la violenza, il sopruso, l’ingiustizia. Gesù invece opera diversamente dal nostro modo di pensare.
Lui non vuole costringere nessuno perché rispetta la libertà dell’uomo. Vuole che l’uomo sia libero di credere o non credere, di accoglierlo o di rifiutarlo. Si tratta di una scelta d’amore.
Per fare la sua scelta l’uomo è chiamato a rifarsi, se così posso dire, all’esperienza della vita di Gesù: Andate a riferire a Giovanni ciò che voi udite e vedete. Per sapere chi è Cristo abbiamo a nostra disposizione le opere da Lui compiute in favore degli uomini, cioè i miracoli, e l’annuncio che Egli reca ai poveri, agli ammalati, ai peccatori, ai pagani è predicato il vangelo. Il vero volto di Cristo, dunque, emerge dai fatti che accompagnano la sua vita e dall’ascolto attento della sua parola, e viceversa.
Non è sufficiente ascoltare i suoi discorsi senza considerare attentamente le sue opere.
Fatte queste considerazioni è ora necessario soffermarci su una frase di Gesù: Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo. I fatti e le parole di Cristo, se valutati attentamente, mettono in crisi il nostro modo di pensare la fede, le nostre congetture personali sull’agire di Dio, la nostra stessa visione di Dio, perché il Signore è altro da noi. Non è solamente un profeta che annuncia le parole di Dio, non è solo un guaritore che libera l’uomo dai suoi malanni fisici, Egli è Dio che ha assunto una carne come la nostra, che è entrato nella storia e ha condotto una vita come tutti noi e che ha accettato di soffrire e di morire. Si tratta di un evento così straordinario e incredibile da lasciare sbigottiti, e che non trova alcuna giustificazione umana.
Dio viene a vivere la nostra stessa vita perché l’uomo possa divenire partecipe della vita divina. Ma Egli ha compito questo mirabile scambio non nel modo con cui Giovanni il Battista se l’aspettava, ma nel modo stabilito da Dio, cioè nell’umiltà e nello scandalo della croce.
Cosa insegna a noi questa parola di Gesù?
Il tempo di Avvento è tempo di ricerca di Cristo.
Ma il Signore dove si trova, dove si manifesta?
Si trova nella fragilità della nostra condizione umana. La nostra vita è abitata da una Presenza che la rende degna di essere vissuta, qualunque sia la condizione della nostra esistenza perché essa è destinata all’Eternità. Grazie alla presenza di Cristo niente nella vita è banale e tutto ciò che in essa vi è di bello, di vero, di bene non andrà distrutto. Dice Gesù di se stesso: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiamo in abbondanza.
 
+ Francesco Cavina