Diocesi di Carpi comunicato n° 33 del 20 maggio 2022

COMUNICATO STAMPA

L’omelia di S. Em. Cardinale Gualtiero Bassetti nella celebrazione in onore del Santo Patrono San Bernardino da Siena nella Cattedrale a Carpi

Questa sera, 20 maggio, nella Cattedrale la Chiesa di Carpi ha festeggiato la solennità di San Bernardino da Siena, patrono della città e della Diocesi. A presiedere la concelebrazione il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, alla presenza di monsignor Erio Castellucci, vescovo di Carpi e arcivescovo di Modena-Nonantola, di monsignor Lino Pizzi, vescovo emerito di Forlì, di numerosi presbiteri concelebranti. Molto sentita e partecipata la celebrazione in onore di San Bernardino da Siena è inserita in un ampio programma che comprende nella giornata di domani la festa dei giovani e il concerto per la pace a favore dei profughi ucraini in Cattedrale. Il Cardinale Bassetti, nell’omelia parlando a braccio ha ricordato l’insensatezza della guerra che si sta combattendo in Ucraina e ha invocato l’intercessione di San Bernardino da Siena affinchè possa terminare al più presto. In conclusione dell’omelia ha ricordato che “è questa per me l’ultima visita che faccio in una Diocesi italiana da presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi ringrazio per l’accoglienza e vi chiedo di pregare per la assemblea generale della CEI, che avrà luogo la settimana prossima a Roma”. Al termine della celebrazione i ringraziamenti al Cardinale Bassetti da parte del vescovo Erio con espressioni di apprezzamento per il suo operato come Presidente dei Vescovi italiani e per l’esemplare testimonianza di grande saggezza e pazienza. Parole che hanno suscitato un lungo applauso da parte di tutti i presenti. Sul sagrato della Cattedrale la festa è proseguita con i canto del Faith Gospel Choir, applaudito anche dal cardinale Bassetti che ha preso la parola complimentandosi ed esortando a continuare a dare lode al Signore con il canto.

 

L’omelia del Cardinale Gualtiero Bassetti

Caro fratello vescovo Erio, caro vescovo Lino, carissimo mons. Ermenegildo, sacerdoti, diaconi, consacrati, popolo santo di Dio. Un cordiale ossequio alle autorità civili e militari, e i rappresentanti del Tavolo diocesano per l’animazione culturale San Bernardino da Siena, promotore degli eventi nella festa del santo patrono.

È per me motivo di gioia essere con voi in occasione delle celebrazioni per la festa di Bernardino da Siena, e ricordare i dieci anni del sisma del 20-29 maggio 2012, che nella vostra terra ha causato tanti danni materiali, provocando ferite profonde nella compagine sociale, rovinando chiese, palazzi e aziende. Grazie a Dio, pian piano, siete riusciti a tornare alla normalità, riprendendo la vita di sempre con impegno e sagacia. Ricordiamo stasera anche la drammatica esperienza che queste terre, come tante in Italia, hanno subito a causa della pandemia da Covid-19. Preghiamo per i tanti morti, perché il Signore li abbia nella sua pace.

La straordinaria figura di san Bernardino da Siena o, sarebbe meglio dire, da Massa Marittima, dov’è effettivamente nato, mi è familiare, non solo perché a Massa Marittima, dove sono stato vescovo vi è ancora grande devozione, ma anche perché san Bernardino è assai conosciuto anche tra il popolo perugino, che ancora lo ricorda quale indomito predicatore, evangelizzatore, fustigatore dei cattivi costumi e paciere formidabile, in una città come Perugia, dove nel medio evo le fazioni cittadine si affrontavano con grande ferocia. Bernardino ha attraversato mezza Italia, predicando e favorendo opere sociali per alleviare la povertà della gran parte della popolazione di allora. È un santo che ci richiama dunque non solo alla ricerca della verità, ma anche della carità. Bernardino ritorna da noi e portaci la tua pace. Così lo descriveva san Giovanni Paolo II: “Bernardino, uomo riuscito e religioso esemplare, resta nella storia della cristianità soprattutto come apostolo. Predicatore itinerante come Cristo, come gli apostoli, egli fece del pulpito la sua cattedra. Egli fu il più grande predicatore popolare dell’epoca, tanto che il Quattrocento fu definito “il secolo di San Bernardino”. In molte parti dell’Italia centrale e settentrionale sorgono altari, oratori, templi, eretti in memoria delle sue predicazioni e dei suoi miracoli. Ammirato dai semplici come dai dotti, dai magistrati come dagli uomini di Chiesa, Bernardino fu richiesto come vescovo a Siena, a Ferrara, ad Urbino. Egli rifiutò sempre, per mantenere la libertà di portare la sua parola ovunque ne fosse richiesto, essendo intimamente convinto di aver ricevuto da Dio la chiamata a questo ministero, e non ad altro.…..”.

Il lezionario di questa santa Messa ci permette di compiere alcune riflessioni.

La lettura dalla Prima lettera di san Paolo ai Corinzi illustra il grande impegno e l’entusiasmo con il quale l’Apostolo annunciava il Vangelo di Cristo, facendosi servo e debole per incontrare tutti gli uomini, in particolare i Gentili, cioè i pagani ai quali si rivolgeva. Ci potremmo chiedere se anche noi sentiamo l’urgenza per quello che Paolo definisce «il dovere di predicare il Vangelo», cioè la necessità di donare agli altri la gioia dell’incontro che abbiamo fatto con Cristo; certamente, san Berardino ha condiviso la stessa ansia missionaria che ha portato l’Apostolo Paolo fino a Roma.

Come ho già detto, la predicazione di Bernardino non aveva un contenuto esclusivamente religioso o spirituale, ma era segnata anche da una forte impostazione civica: annunciando la Parola del Signore i nemici si riconciliavano, si costruivano reti di comunione, venivano denunciate le ingiustizie e cercato il bene comune. La società migliorava, grazie alla forza del Vangelo e alla conversione degli animi a Cristo.

In una intervista pubblicata sul quotidiano Avvenire sostenevo proprio che «i cattolici non possono rinunciare a “sporcarsi le mani”, come dice il Papa, e non devono chiudersi nelle sagrestie abdicando alla missione propria del laicato di costruire nel “secolo” le basi di un nuovo umanesimo». E proprio ieri, a Perugia, si è tenuto un convegno internazionale di studi sul sindaco santo, Giorgio La Pira: dalla sua vita di cristiano e di uomo impegnato nel civile abbiamo avuto conferma che il cristianesimo è vivo, e ha la forza di liberare l’uomo. Certo, quello che un Giorgio La Pira o un Bernardino da Siena hanno compiuto non si si improvvisa! Alle spalle del predicatore francescano c’era la sua fraternità, quella dei Frati del Poverello d’Assisi; c’erano anni di studio e di formazione, e c’erano soprattutto la fede e l’amore per il Signore e per il suo santo Nome.

Le altre letture della celebrazione odierna puntano, infatti, sul nome di Gesù, a cui Bernardino era tanto devoto. Dal libro degli Atti degli Apostoli apprendiamo che la Chiesa delle origini poteva compiere segni e guarigioni non perché agiva, potremmo dire, “per virtù proprie”, ma perché confidava «nel nome di Gesù Cristo il Nazareno».

Anche oggi, carissimi fratelli e sorelle, dobbiamo domandarci quale sarà il futuro della nostra Chiesa. Di fronte alle difficoltà che non mancano potremo evitare ogni forma di scoraggiamento solo se avremo la consapevolezza che è il Signore a guidare la sua Chiesa. Pensiamo alla pandemia: nella stessa intervista di ieri ad Avvenire commentavo che questo flagello «dal punto di vista ecclesiale, ha sconvolto la vita comunitaria». Ma non dobbiamo avere timore. Pietro, nella pagina che abbiamo appena ascoltato, dice che tutto sembrava finire quando la pietra – cioè, Gesù – era stata buttata via, crocifissa, sepolta: invece, ecco che «la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo».

Allo stesso modo, il brano del vangelo secondo Giovanni ci esorta a rivolgerci al Padre con fiducia, nel nome del Figlio: «qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò».

Il Padre stesso ci assicura che dopo la glorificazione del Figlio compirà nel suo nome opere grandi, anzi, ancora più grandi di quelle da lui compiute. E queste saranno l’opera di chi crede in lui: «chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi». Quanta fiducia ci viene da questa promessa, e quanta responsabilità! Il Padre, nella sua onnipotenza, decide di agire tramite i cristiani, grazie alla fede che questi ripongono nel suo Figlio. Comprendiamo, allora, che ai nostri problemi non ci sono soluzioni immediate o “magiche”: siamo noi, i discepoli del Signore, che – con l’aiuto dello Spirito Santo – possiamo cercare soluzioni e metterle in pratica.

Il cammino sinodale delle nostre Chiese, e qui devo ringraziare il vostro arcivescovo Erio, un vero testimone del sinodo, ne è la riprova, e grazie al confronto, all’ascolto e alla preghiera, vuole trovare il modo perché le nostre comunità siano sempre più vive e capaci di annunciare Cristo Risorto.

Carissimi, è questa per me l’ultima visita che faccio in una Diocesi italiana da presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi ringrazio per l’accoglienza e vi chiedo di pregare per la assemblea generale della CEI, che avrà luogo la settimana prossima a Roma.

Ci affidiamo con fiducia alla Santa Vergine, a san Bernardino da Siena, e a tutti i santi della vostra Chiesa di Carpi, perché coloro che già contemplano il volto di Dio ci assistano nel nostro cammino e ci aiutino a rinnovare la Chiesa e a costruire una società nuova perché se noi crediamo Dio ha la possibilità di fare nuove tutte le cose.