Editoriale n. 02 del 19 gennaio 2020

La scuola cattolica

Autonomia e creatività

In questo periodo, dedicato all’importante scelta della scuola che frequenteranno i figli, può essere interessante per le famiglie riflettere sulle ragioni e sulle caratteristiche della scuola paritaria, cattolica nello specifico.

Le scuole paritarie, perlopiù di indirizzo cattolico, nacquero, tra il XVIII e il XIX secolo, per supplire alla mancanza degli Stati e per offrire un’educazione agli strati più poveri della società. É però corretto chiedersi se abbia ancora senso una scuola cattolica nella nostra società contemporanea. A prescindere dai giudizi di qualità, a mio avviso sì. Alla possibilità, infatti, che l’educazione delle giovani generazioni non sia solo monopolio dello Stato si lega l’esercizio della libertà, e responsabilità, dei genitori. Lo ha ricordato anche Papa Francesco nell’Amoris Laetitia, al n. 84: “Lo Stato offre un servizio educativo in maniera sussidiaria, accompagnando la funzione non delegabile dei genitori, che hanno il diritto di poter scegliere con libertà il tipo di educazione – accessibile e di qualità – che intendono dare ai figli secondo le proprie convinzioni…”.

Ma, cosa può trovare uno studente che si avvia a frequentare una scuola cattolica? Pur conoscendo diverse realtà, mi è difficile sintetizzare quella che è la ricchezza e la pluralità delle scuole cattoliche. Anche rimanendo solo nella nostra diocesi, possiamo trovare oltre una decina di scuole dell’infanzia, due scuole primarie e una scuola secondaria di primo grado, un istituto di formazione professionale, ciascuna scuola con storie e caratteristiche differenti. Credo, tuttavia, che una radice comune di questo mondo sia l’antropologia cristiana e l’idea di educazione integrale della persona, posti al centro del processo di crescita dei ragazzi, in tutte le dimensioni che caratterizzano l’uomo, compresa quella spirituale e l’apertura al trascendente.

Il contesto scolastico nazionale, poi, impone alle scuole cattoliche un continuo ripensamento e aggiornamento dell’offerta formativa, anche per l’ovvia esigenza di “stare sul mercato”. Con un certo orgoglio possiamo notare, intanto, come varie soluzioni adottate inizialmente nelle nostre scuole cattoliche siano poi transitate nel sistema statale. Ancora oggi, le nostre scuole sperimentano, nella loro autonomia e creatività, soluzioni nuove, quali l’insegnamento potenziato della lingua inglese in tutti gli ordini di scuola, la certificazione della qualità, l’utilizzo degli spazi nel corso di tutta la giornata, l’introduzione di discipline extracurricolari, la valorizzazione di canali comunicativi, come la musica o l’arte, per arricchire sempre più la loro offerta formativa e corrispondere alla sfida educativa del nostro tempo.

Nel Rapporto sulla Scuola Cattolica del 2017, alcuni studiosi americani parlano di un “effetto scuola cattolica” come fattore di efficacia del servizio educativo. Fa piacere osservare come tutto lo sforzo messo in campo, tra tante difficoltà, dalle scuole cattoliche sia suffragato anche da autorevoli ricerche scientifiche, sebbene la conferma più evidente e importante sia il fatto che, pur in difficoltà sempre crescenti, ci siano famiglie che prendono in considerazione l’iscrizione dei loro figli in queste scuole.

Claudio Cavazzuti