Editoriale n. 03 del 26 gennaio 2020

Giorno della memoria

Luce per guardare all’avvenire

La luce è impalpabile, invisibile, quasi inconsistente. C’è, ma non vi facciamo caso, perché non reclama la sua presenza. Eppure basta un piccolo cristallo perché essa dipinga di colori vivaci tutto l’ambiente.

Ogni giorno della storia degli uomini è come le particelle della luce: arriva senza troppo clamore, quasi ombra che passa, e lascia il posto ad un altro.

Anche il 27 dicembre del 1944 era un giorno come tutti, in uno sperduto villaggio della Baviera. La mattina: gelida e pungente, come tante, non lasciava presagire il raggio di luce che da quell’aurora avrebbe gettato un riverbero multicolore su molte generazioni a venire e sarebbe rimasto visibile, oltre il suo tramonto.

Passando attraverso il prisma della memoria di un popolo che, fatto di uomini e donne i cui giorni sono come il soffio, quel raggio è giunto sino a noi.

In quella mattina, ad Hersbrück, il Beato Odoardo Focherini rimetteva se stesso a Dio ed alla memoria dei suoi fratelli, per essere fermento di pace, di comunione, di avvenire per tutti. Lui un uomo come tutti, una scintilla guizzante sulla terra dei viventi.

Le gemme di Vangelo che aveva visto risplendere nell’umanità fragile e luminosa di tanti suoi amici (don Armando, il Vescovo Giovanni, Mamma Nina e i suoi fratelli Zeno e Vincenzo, la moglie Maria…) e con le quali si era arricchito fi n da ragazzo, erano da lui consegnate, per bocca del Beato Teresio Olivelli, come luce che, passando dal prisma dalla memoria e dalla coscienza di noi tutti, proiettasse futuri variopinti ed inattesi sull’orizzonte della nostra città, della nostra Chiesa e del mondo.

Ogni nostro giorno è come la luce: silenzioso. Per questo talvolta siamo tentati di riempirlo di frastuoni roboanti che ci illudano di rilevanza e potenza. Ma la nostra non è lì. È vana tentazione, come sapeva bene Odoardo, pensare che ciò che conta veramente sia l’opera, finanche titanica o spettacolare: ben più valore ha l’impegno e la condivisione di esso. La nostra nobiltà di donne e uomini sta nel riconoscerci come popolo, chiamato a custodire e costruire una memoria comune, che, lungi dall’essere attaccamento patologico a tradizioni etniche o sedicenti tali, sa fare del presente il prisma che offrirà al futuro colori insperati.

Fos Ilaron, Luce gioiosa – canta un inno della liturgia orientale – Cristo nostro Signore: Egli ha voluto essere in noi, ha voluto essere noi, affinché le tenebre non soffocassero il cuore del mondo.

Nel giorno che la famiglia umana dedica alla memoria, affinché non si riscrivano pagine come quelle della shoah, illuminati da un ricordo purificato e condiviso del Beato Odoardo, possiamo guardare con fiducia all’avvenire, sul quale, attraverso i nostri legami e le nostre vite, Dio farà splendere i raggi del suo amore.

Infatti, come affermava Focherini, scrivendo alla moglie Maria: “Tutto si trasforma in benedizione”. Tutto può divenire vita nuova, se avremo il coraggio e la libertà di vivere, insieme, memoriali di fraternità.

Don Luca Baraldi