Editoriale n. 04 del 2 febbraio 2020

Custodire e proteggere contro ogni violazione

La vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte”.

Il Messaggio dei Vescovi per la 42ª Giornata per la vita invita ad un atteggiamento del cuore che nel tran tran quotidiano, tra famiglia, lavoro, scuola, parrocchia e attività sportive, rischia di affievolirsi: lo stupore! Come ricorda Papa Francesco “All’inizio c’è lo stupore! (…) poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessi”. Ed è proprio questo il motore che invece di farci andar via tristi come il giovane ricco, icona biblica con cui si apre il messaggio della Giornata per la vita, ci incoraggia ad aprire le porte alla vita.

Anche di fronte ai dati preoccupanti sulla denatalità occorre non scoraggiarsi a livello personale ma anche sociale e politico con proposte a favore della vita, come emerge da tempo da più parti, quali il reddito minimo per le mamme nei primi 3 anni, e anche la presenza capillare di operatori di supporto alla maternità e alla paternità nei consultori familiari. Ricordo una giovane mamma incontrata due anni fa. La figlia più grande che frequenta le elementari, bimba piena di talenti e con tante curiosità sulla vita, una di quelle persone che sprizza da ogni poro positività. La mamma era molto protettiva nei suoi confronti, sempre timorosa che potesse ammalarsi o che avesse troppi impegni, rischiando di tenerla sotto una campana di vetro. E ritirandola all’improvviso da attività parrocchiali o sportive. Poi un giorno, andando a farle visita a casa e trovandoci da sole, mi ha raccontato che qualche anno prima aveva avuto un aborto spontaneo al sesto mese. Esperienza dolorosissima che le aveva segnato la vita, anche nei rapporti familiari. Faticava a credere che potesse ancora stupirsi e provare gioia di fronte alle altre due vite che stavano crescendo accanto a lei e a suo marito… e che potesse ancora provare a rigenerare nell’amore. Capire che in quel dolore c’è qualcuno al suo fianco, ha aperto piano piano una breccia nel suo cuore, la possibilità di sentirsi ancora capace di aprirsi alla vita.

Questo stesso sguardo che vediamo in tante operatrici e volontarie del Centro aiuto alla vita, dell’Agape di Mamma Nina, delle Caritas parrocchiali che si prodigano a favore delle mamme sole, quel senso di riconoscenza e meraviglia che vediamo sul volto di chi ha scelto la vita anche in condizioni familiari precarie o d’indigenza economica. Questa è l’ora di custodire e proteggere insieme la vita umana dal concepimento fino al suo naturale termine e con coraggio rigettare ogni forma di violazione dei diritti della persona ad esistere, essere amato e amare.

Questa è l’ora di allenarsi insieme nel quotidiano ad avere uno sguardo sul mondo e sugli eventi che sa parlare del bello che ci circonda e di stare accanto, con la tenerezza con cui Dio guarda ognuno di noi, in particolare alle giovani coppie, sia a chi crede che non ci sia tempo e spazio per una nuova vita o per una vita fragile nella società odierna sia chi è stato costretto dalle circostanze o dai familiari a farne a meno e ne soffre dopo anni la mancanza. “Non è possibile vivere – ci ricordano i Vescovi – se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri”.

Dallo stupore nasce allora il coraggio di “ospitare l’imprevedibile”. Ne è un esempio l’appuntamento di sabato 4 aprile, il Festival della Vita nella città di Modena, un’iniziativa nazionale promossa dal Movimento per la vita, la Comunità Papa Giovanni XXIII insieme ad una quindicina di movimenti e associazioni impegnati sul tema della vita nascente, della vita fragile e del superamento della denatalità. Una giornata di incontri, testimonianze e spettacoli per dare voce al bello che abita le nostre città.

Irene Ciambezi