Editoriale n. 18 del 10 maggio 2020

Parte la fase 2: cogliere l’essenzialePrudenza, ascolto e comunità “sanificata” 

Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”.

La dichiarazione del 2 maggio del Presidente dei Vescovi italiani, cardinale Gualtiero Bassetti è giunta, opportunamente, a mettere la parola fine alle polemiche, dopo una settimana a dir poco agitata.

All’annuncio della fase 2 da parte del presidente Conte, all’immediato disappunto dei Vescovi, all’invito del Papa alla prudenza, si è aggiunta per le chiese di Carpi e di Modena la lettera ai Sindaci scritta dal vescovo Castellucci. Si può tentare una sintesi che orienti i primi passi della fase di uscita dall’emergenza al di là dello sterile dibattito messa sì messa no?

Primo punto: rispetto al pericolo ancora presente del contagio l’invito è “non abbassare la guardia”, accogliere le misure sanitarie di prevenzione e i tempi necessari per non mettere in pericolo la salute delle persone, specie le più fragili. Quindi nessuna fretta di “correre” a messa, arriveranno anche le indicazioni dal comitato tecnico-scientifico ma rimane la possibilità, con una notevole offerta, di seguire la celebrazione eucaristica festiva attraverso la televisione e partecipare alla comunione spirituale come si è fatto in questi due mesi di lockdown. In alternativa si potrà tornare a condividere il pane eucaristico nelle messe feriali dove il rischio di assembramento è meno ipotizzabile.

Il secondo punto di riferimento per orientare la fase 2 è senza dubbio la lettera del Vescovo ai Sindaci, una voce autorevole per chi ha l’umiltà di ascoltare oltre il circuito dei social. Un testo che da un lato indica uno stile di relazione e dall’altro entra nel merito del problema con l’effetto di un grandangolo, permettendo di allargare l’inquadratura del soggetto (epidemia e strumenti per limitare il contagio) comprendendo non solo gli aspetti medici e sanitari ma anche dettagli che in realtà dettagli non sono: i beni relazionali e spirituali. “E’ per tutti il tempo dell’ascolto e della prossimità”. Ecco la via maestra su cui proseguire senza indugiare a polemiche inutili e pretestuose, perché la “fase due” non è solo un allentamento delle restrizioni, ricorda il vescovo Erio, ma esige l’ascolto della società civile e va concertata insieme ai rappresentanti della base sociale. E la Chiesa c’è, è presente forte unicamente del suo essere a servizio delle persone.

Dall’emergenza covid 19 uscirà una comunità cristiana “sanificata”, va ripetendo monsignor Castellucci. Sarà bene porre attenzione al significato di queste parole. Non è uno slogan ad effetto, un pensiero per anime devote, perché ben presto lo si sperimenterà nel vivo della quotidianità anche attraverso “l’impoverimento delle parrocchie, delle scuole cattoliche, di alcuni enti ecclesiastici e delle diocesi stesse”.

E’ un nuovo inizio per tutti, per tornare a camminare insieme puntando unicamente a ciò che è essenziale.

Luigi Lamma