Editoriale n. 25 del 28 giugno 2020

Il “progetto per Carpi”, gli esperti e la partecipazione

Necessari ma non sufficienti

Per interpretare e fronteggiare l’attuale momento di crisi globale su scala locale, l’amministrazione di Carpi ha deciso di avvalersi di un gruppo di esperti in campi strettamente correlati alle maggiori difficoltà vissute nei mesi passati e che affronteremo nei prossimi. L’obiettivo dichiarato del “progetto Carpi” sarebbe “[…] analisi della situazione e relative proposte di ripartenza, da concretizzare entro l’anno in testi che costituiranno un’unica opera dalla prospettiva multidisciplinare”.

Per la realizzazione del Progetto sono stati coinvolti dei tecnici esperti, i “Fantastici Quattro”, i cui curricula sono ampiamente noti (Franco Mosconi, professore ordinario di Economia e Politica Industriale all’Università di Parma ed editorialista per il Corriere di Bologna; Paola Ruggiero, laureata in Economia e commercio alla Luiss, per trent’anni ha lavorato in istituti di credito di differenti dimensioni, occupandosi sempre di credito e imprese del territorio; Giovanni Carrosio, dell’Università di Trieste, ricercatore del forum “Disuguaglianze Diversità”, il cui Gruppo di coordinamento è presieduto da Fabrizio Barca; Massimiliano Panarari, docente di Comunicazione a Roma e di Informazione e potere alla “Bocconi” di Milano, oltre che editorialista e collaboratore di varie testate del Gruppo Gedi). In una situazione di post emergenza per affrontare problemi e difficoltà, fuori dall’ordinario, è una saggia idea avvalersi di indubbie competenze: come gestite la rottura di una tubatura in casa? Chi si chiama se non funziona più la caldaia? Il paragone è doppiamente calzante: l’amministrazione di una città non è forse paragonabile (o almeno dovrebbe esserlo) a genitori che cercano di custodire la propria famiglia e curano la propria casa? P

er la buona riuscita dell’iniziativa credo siano necessari quattro ingredienti essenziali, vediamoli nel dettaglio. Il primo ingrediente è già assicurato, l’esperienza: uno sguardo esperto ed esterno che può scoprire nuove prospettive, scovare percorsi alternativi e magari tradurre esperienze di altre città in utili prassi anche per il nostro territorio. Da capire come si potrà attuare il secondo ingrediente, che chiamerei immersione: essendo osservatori esterni è necessario per gli esperti addentrarsi in profondità nel tessuto cittadino per poter avanzare proposte sensate e realizzabili. Strettamente connesso al precedente è il terzo ingrediente, il coinvolgimento dei cittadini. Entrambi questi aspetti sono sicuro siano in fase di studio e definizione, quando si parla di “incontri con le parti interessate”; quindi in gergo tecnico verranno coinvolti gli stakeholders.

Passiamo ora al quarto ingrediente che spiega il perché del titolo provocatorio “necessari ma non sufficienti”: per una ricetta che si rispetti manca un ingrediente fondamentale: il collante. Come unire la presenza degli esperti, la loro immersione nel tessuto carpigiano e il coinvolgimento degli stakeholders? Tramite un percorso di partecipazione guidato da una persona dedicata e capace nel ruolo. Non sarebbe la prima volta che l’amministrazione affida a una risorsa esterna un percorso di questo tipo. Il punto centrale è che questa proposta calza a pennello con un processo partecipativo ideale: le tempistiche, non sono né a lungo termine né troppo brevi, la presenza di tecnici esperti, la necessaria interlocuzione con i cittadini, le tematiche non troppo tecniche ma comprensibili e di alto interesse per un pubblico vasto (l’emergenza sanitaria ha colpito tutti, anche se in modi differenti). Insomma sarebbe veramente un’occasione persa se non si attivasse per questa iniziativa un percorso di partecipazione. Purtroppo un processo di questo tipo non è da improvvisare basandosi solo sulle solide competenze, ma afferenti ad altre discipline, dei tecnici coinvolti, si rischia di non cogliere i veri bisogni del territorio e della comunità. L’attivazione di un percorso partecipativo permetterebbe una più attiva presenza dei cittadini interessati, darebbe in modo sostanziale la possibilità di intervento da parte dei non esperti, e creerebbe più affezione alla politica. Questi sono elementi importanti per ottenere un risultato finale più confacente possibile alla comunità locale. “Progetto Carpi” è un’iniziativa con un potenziale elevato se ben gestita e guidata, ma è necessario utilizzare i giusti strumenti.

Marco Reguzzoni