Editoriale n. 27 del 12 luglio 2020

Il mantra ideologico duro a morire

Sistema pubblico per la libertà educativa

“Prima la scuola pubblica”. É un mantra ripetuto spesso quando si discute di politica scolastica e soprattutto di soldi. Un mantra che finisce per voler dire, alla fine, non ci sono soldi per le scuole “private”. E dimentica che esiste un solo sistema scolastico “pubblico” composto insieme da scuole gestite dallo Stato e altre da privati, scuole “paritarie” che rispondono a requisiti ben precisi. Vale la pena però entrare ancora una volta un po’ più dentro la questione, all’indomani di un voto in Commissione bilancio della Camera che aumenta il finanziamento proprio agli istituti paritari primari e secondari.

In particolare, 100 milioni per gli istituti con bambini fino a sei anni e 50 milioni per le rette delle secondarie. In Commissione la maggioranza di governo si è spaccata e una parte, nella fattispecie il Pd, spinto in questo caso dai renziani guidati dall’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi, ha finito per votare con tutta l’opposizione e contro la sua maggioranza. I Cinque Stelle infatti erano contrari ad un eventuale rifinanziamento alle paritarie, da aggiungere a quanto già previsto (150 milioni) nel decreto Rilancio. Alla Camera è prevalsa una logica ben sintetizzata qualche giorno fa dalla viceministra all’Istruzione Anna Ascani che in un intervento con le associazioni a difesa delle scuole paritarie si era infatti espressa in questo modo: “Ho seguito direttamente, nella stesura del Decreto rilancio, questa partita affinché ci fosse un articolo riguardante un settore fondamentale per il sistema nazionale di istruzione. Riguarda la libertà educativa e i diritti dei nostri bambini e ragazzi, in particolare quelli della fascia che va da 0 a 6 anni. Il venir meno di queste scuole significherebbe dover negare il diritto all’istruzione a decine di migliaia di studenti in tutta Italia. Questo vale anche per la scuola primaria e secondaria.

Appoggeremo le iniziative parlamentari che andranno in questa direzione. Vogliamo garantire alle scuole paritarie di riavviare in piena sicurezza il prossimo anno scolastico”. Le scuole paritarie viaggiano costantemente sul filo del rasoio, sono a rischio chiusura per mancanza di fondi e subito dopo l’approvazione dell’emendamento alla Camera, proprio Toccafondi ha potuto affermare: “Ha prevalso il buonsenso, raddoppiano i fondi per asili e istituti paritari. Alla fine sono 300 milioni che permetteranno di aiutare dodicimila realtà, novecentomila famiglie, centottantamila dipendenti. Per la prima volta (quasi) tutti i partiti sostengono la libertà di scelta educativa”. Complessivamente, tra primo e secondo finanziamento, arriveranno 180 milioni per le scuole dell’infanzia (0-6 anni) e 120 milioni per gli altri istituti paritari. I soldi sono necessari per un sistema che resta incompleto, nonostante la legge del 2000 che avrebbe voluto organizzare una volta per tutte il mondo della scuola “pubblica” che comprende scuole gestite dallo Stato e da privati – a precise condizioni – capaci di formare un unicum formativo di cui beneficiano alunni e famiglie e trova radici nel valore della libertà educativa. Il fatto è che ancora oggi resiste il mantra già citato del “prima la scuola pubblica”, che equivoca alludendo alla sola scuola statale e “privatizza” – come se riguardasse solo alcuni – le istituzioni non statali. Il problema dei soldi è concretissimo, ma altrettanto lo è quello ideologico, che continua inesorabilmente a trascinarsi in un’Italia poco pacificata sui temi della scuola.

Alberto Campoleoni