Editoriale n. 30 del 13 settembre 2020

Al via l’anno scolastico in tempo di pandemia. Il percorso intrapreso dalle paritarie

Continuare ad essere riferimenti educativi

Garantire la sicurezza a tutti, bambini, famiglie e personale, e continuare ad essere istituzioni educative. Radicate sul territorio e con una tradizione da rinnovare nella fedeltà. Su questi due binari, che per forza devono viaggiare paralleli, si gioca la resilienza e la creatività educativa messe in campo dalle scuole paritarie per l’anno scolastico, che, per i cicli della scuola dell’obbligo, inizia il prossimo 14 di settembre. Un anno che è accompagnato da grande trepidazione e preoccupazioni, a causa della pandemia di Covid 19 che ha causato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e che ancora condiziona pesantemente la vita delle famiglie italiane. Tuttavia, c’è anche la grande speranza e il profondo desiderio di riuscire a superare ogni difficoltà, per continuare a essere riferimenti educativi per le famiglie del territorio. Tutte le scuole, dunque, si stanno impegnando per la scrupolosa osservanza delle indicazioni ministeriali, pervenute durante il corso dell’estate. Come in ogni istituto, si è lavorato, anche nei mesi in cui tradizionalmente le scuole erano chiuse, sui distanziamenti, sulla logistica degli accessi e delle uscite, sui triage per l’accoglienza sicura dei bambini e degli studenti. Un primo bilancio in questo senso è che la gran parte delle scuole paritarie possiede spazi ampi e sezioni o classi che non possono certo essere definite “pollaio”.

La collaborazione tra scuola e famiglie avrà poi un ruolo fondamentale per il successo dell’anno scolastico. Per questo motivo scuole e famiglie stipuleranno i cosiddetti Patti di Corresponsabilità Educativa. In essi saranno dettagliati gli impegni che rispettivamente assumeranno scuole e famiglie, in primis quello di non portare a scuola bambini o studenti ammalati. Ma la scuola, se non vuole tradire la sua identità più vera, non potrà limitarsi a gestire, seppure nel migliore dei modi possibili, la presenza degli studenti. La crisi legata all’emergenza Covid deve essere trasformata in occasione educativa, che comporti anche un rinnovamento della didattica. Questo può avvenire solo per mezzo di un profondo ripensamento dell’attività didattico-educativa della scuola, che da troppo tempo pare essere inerte e insensibile nei confronti dei profondi cambiamenti intervenuti nella società, che a ben guardare potrebbero anche rappresentare una sorta di cesura nella storia dell’uomo. Tale ripensamento riguarda in particolare, nel concreto, la riarticolazione degli spazi fisici, degli orari, della suddivisione disciplinare, delle risorse didattiche e della loro fruizione.

Solo per citare un esempio, nella scuola che ho l’onore di dirigere, il Sacro Cuore, il ripensamento degli spazi è stato studiato in modo che ogni ambiente abbia una sua caratterizzazione educativa e che ogni ambiente, anche quelli che solitamente non venivano presi in considerazione da una didattica esclusivamente frontale, possa diventare uno spazio educativo. Non vedremo più studenti sempre e solo seduti passivamente ai banchi, ma, se sapremo reinventare gli spazi, li ritroveremo anche in contesti informali, specialmente all’aperto, che possono rappresentare luoghi di scoperta e apprendimento significativi. In questo modo, poi, risponderemo all’esigenza di non ammassare gli studenti ed eviteremo situazioni potenzialmente rischiose per il contagio. Le aule, inoltre, sono state tutte ridipinte: aule colorate per trasmettere la gioia dell’imparare insieme, affinché la scuola sia sempre più accogliente. Ancora, senza rigettare nulla di quanto di buono è stato fatto negli anni passati, cercheremo di lavorare maggiormente a piccoli gruppi, coinvolgendo i nostri studenti in compiti di realtà, che impongano, attraverso conoscenze radicate, lo sviluppo di competenze da spendere poi nei vari ambiti della vita. Infine, un altro terreno di innovazione può essere rappresentato dall’utilizzo intelligente, direi quasi sapiente, delle nuove tecnologie, che, se ben usate, costituiscono strumenti preziosi anche per incentivare la motivazione dei ragazzi e potranno essere una risorsa fondamentale per continuare la didattica, nel malaugurato caso, che tutti vogliamo scongiurare, di lockdown, anche solo settoriali. Questi gli obiettivi di scuole che non si accontentano di gestire un faticoso presente, legato anche al fatto che le risorse statali, circa 300 milioni, promesse per l’emergenza Covid ad oggi sono solo sulla carta, ma sono animate dalla speranza di poter continuare a incidere positivamente sulle vite dei bambini e dei ragazzi loro affidati.

Claudio Cavazzuti
Dirigente scuola Sacro Cuore Vicepresidente provinciale Fism