Editoriale n. 36 del 25 ottobre 2020

La preghiera del Papa per il mese di ottobre

Ripensare il ruolo della Donna nella Chiesa

Nell’Angelus di domenica 11 ottobre Papa Francesco ha ricordato l’intenzione di preghiera per il mese di ottobre promossa dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa: “Preghiamo perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa”. Ha poi aggiunto che “c’è bisogno di allargare gli spazi femminili perché in genere le donne vengono messe da parte […]”. È in virtù del battesimo che questa partecipazione è possibile, ma “senza cadere nei clericalismi che annullano il carisma laicale e rovinano anche il volto della Santa Madre Chiesa”. Al termine del sinodo sull’Amazzonia il Pontefice aveva preannunciato che avrebbe istituito un comitato di studio sul diaconato femminile, ma già dal 2016 una commissione era al lavoro su questo tema arrivando a fare solo, però, “un passo avanti” piccolo, che Francesco aveva sottolineato a conclusione di un incontro con l’Unione Internazionale delle Superiore Generali (Uisg) aggiungendo che “per tanti aspetti dei processi decisionali non è necessaria l’ordinazione”. Si potrebbe fare un discorso di esaltazione della donna nel tentativo di mostrare come “l’altra metà del cielo” stia guadagnandosi, finalmente, il posto che le compete nella società, nella politica, in ogni ambito lavorativo. È notizia di questi giorni che ai confini del mondo, in Nuova Zelanda, una giovane donna, Jacinda Ardern, è stata rieletta in modo trionfale. Aveva già governato distinguendosi per la difesa dell’ambiente e per una severa ed efficace lotta al Covid. Oppure riandare con la mente a Lund, in Svezia, al 31 ottobre di quattro anni fa: Papa Francesco viene accolto nella cattedrale ed abbraccia l’arcivescova luterana Antje Jackelen, a 500 anni dalla Riforma. Si potrebbe fare un lungo excursus nella Bibbia per incontrare donne straordinarie nella loro semplicità e partire da Genesi 1,27: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. Non è necessario, allora, elencare le fi gure che sempre più emergono in ogni campo – nominare le tante teologhe – dimostrando preparazione, capacità e tenacia, per poi sentirsi dire, ad esempio: “È veramente in gamba, quanto un uomo!”. In Cristo Risorto ogni differenza è superata: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). E se, nell’acqua del Battesimo e nello Spirito, tutti, con Cristo, diventiamo re, sacerdoti e profeti, è giunto il tempo di superare quel radicato maschilismo paternalistico che nel corso dei secoli ha dominato ogni aspetto della realtà ed è stato rimarcato dalla Chiesa. Si tratta di ripensare il ruolo della donna nella Chiesa, riavvicinandosi e rileggendo la tradizione, non per una questione di potere, ma per riconoscere e valorizzare il ruolo che già occupa e che, spesso, si dà per scontato come nel settore della catechesi. Appunto sollecitati da nuove esigenze pastorali bisogna riscoprire i rapporti tra uomini e donne: la loro reciproca comunione. Nuove necessità spingerebbero a ridisegnare le fi gure ministeriali ordinate secondo il divenire della Chiesa che riscoprirebbe e si manterrebbe fedele alla sua apostolicità, quella che l’ha fondata. Quali trasformazioni sono oggi necessarie nella Chiesa – ancora patriarcale – dove la donna, con la sua presenza ed il suo impegno, è in maggioranza? Si possono lasciare spazi e campi d’azione più vasti? Questo è il senso ultimo della preghiera di ottobre.

Brunetta Salvarani
Responsabile dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso