Editoriale n. 37 del 1 novembre 2020

Se tu presti denaro a qualcuno… non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. (Es.22,24)

Il welfare criminale

Le mafie hanno da sempre adottato il meccanismo dell’usura e i vantaggi che ne ricavano sono molteplici. In primo luogo, permette l’inserimento dei loro affari nell’economia legale del Paese, distorcendola nei meccanismi e nella libera concorrenza tra imprese; l’acquisizione di continua liquidità; infine, il controllo del territorio attraverso una costante politica di pizzo e racket in forma intimidatoria. Secondo il Codice penale il colpevole del delitto di usura è colui che “si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altre utilità, interessi o altri vantaggi usurari”, (art. 644 c.p.). Per interessi usurari si intende non solo il superamento del tasso-soglia (meccanismo introdotto con la legge n. 108, 1996), ma anche i vantaggi sproporzionati, a prescindere dal tasso legale, che guadagnano ricorrendo ad un abuso dello stato di difficoltà della vittima. Il rapporto usurario, quindi, è determinato da una parte dalla necessità di denaro e dall’altra da un’offerta che può apparire un’immediata soluzione per chi si trova in difficoltà. Purtroppo, l’usura, come anche l’estorsione, è un reato difficile da dimensionare in quanto nella maggior parte dei casi le vittime non hanno il coraggio di denunciare i propri strozzini. Inoltre, molte realtà imprenditoriali che lavorano “in nero” o in altre forme di irregolarità decidono di non denunciare per non palesare le irregolarità delle loro attività. Le uniche statistiche disponibili riguardano i casi di avvenuta denuncia o segnalazione, ma il giro d’affari sommerso è inquantificabile. Dai più recenti rapporti elaborati da UIF (ente che si occupa di antiriciclaggio per la Banca d’Italia), dalla Guardia di Finanza e dalla DIA risulta un quadro preoccupante. È un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro l’anno e l’espansione di questo fenomeno interessa maggiormente le regioni del Nordest dove riscontriamo le più importanti variazioni percentuali degli ultimi anni: in Valle d’Aosta (+533,3%), nel Trentino-Alto Adige (+188%) e in Emilia-Romagna (+ 179,7%); seguono la Calabria (+100%) e le Marche (+85,7%). Nel 2019 il Comitato di solidarietà per le vittime dell’usura e dell’estorsione ha esaminato a livello nazionale 2.179 posizioni di cui 721 per estorsioni e 1.453 per usura. Inoltre, le segnalazioni di operazioni sospette ammontavano a 105.789 nel 2019, 7.759 in più rispetto all’anno precedente. Purtroppo, però, le lungaggini burocratiche che rendono difficile l’aiuto alle vittime in tempo utile scoraggiano anche la presentazione di istanze che infatti quest’anno, paradossalmente, sono diminuite: dalle 568 di due anni fa alle 183 del 2020. Questo non significa che vi sia stata una diminuzione di casi di usura, anzi è molto probabile il contrario.

La pandemia e le misure di sicurezza anti-covid in seguito adottate hanno messo a dura prova grandi fette della popolazione italiana esponendole a un grosso rischio di usura. I dati sull’usura del 2020 non sono ancora disponibili in modo completo, ma il rischio è che tra attività chiuse e incassi mancati le organizzazioni criminali abbiano trovato terreno fertile.

Sara De Nunzio
Volontaria Presidio Libera di Carpi

Il Sole 24 Ore di lunedì 26 ottobre nel dossier Progetto 2020, dedicato all’impatto della pandemia sulla criminalità, conferma l’incremento per i fenomeni di usura. “L’emergenza – è il commento – ha fatto esplodere la crisi di liquidità e in alcune aree è riemerso quello che chiamiamo il ‘welfare criminale di prossimità’, con la criminalità organizzata che cerca di arrivare prima dello Stato”. Purtroppo senza fatica aggiungiamo