Editoriale n. 41 di Domenica 29 novembre 2020

Carpi maglia nera delle giocate: 158 milioni nel 2019

Vincita milionaria, ci risiamo con l’illusione

Carpi di nuovo sui giornali per una vincita milionaria a una lotteria ma è davvero una fortuna? Di certo Carpi coi suoi 158 milioni di euro giocati nel 2019 non ha bisogno di ulteriori incentivi al gioco! Le aride tabelle della Agenzia Dogane e Monopoli dicono che i 158 milioni di euro sono la raccolta che viene distribuita fra giocatori con vincite per oltre 124 milioni, all’erario per circa 18 milioni e mezzo, e ai concessionari e gestori per circa 15 milioni e mezzo di euro per un totale di spesa per le famiglie carpigiane di circa 34 milioni di euro. Ma è proprio così? Una prima riflessione va fatta sulla parola vincita: vincita non è un guadagno! Se spendo 10 euro per un gratta e vinci e ne vinco 5 il mio guadagno è negativo -5! Se poi compro un altro gratta e vinci e non vinco nulla la perdita diventa -10, ma tutto quello che ricordo è che ho vinto 5 euro. Infatti le perdite si dimenticano mentre le vincite si ricordano. Per questo i giochi sono costruiti in modo da fornire un numero alto di piccole vincite che puntualmente vengono reinvestite nel gioco, così in tasca ai giocatori rimane ben poco se non la voglia di giocare ancora! Quanti fra i vincitori dei 124 milioni di euro “vinti” a Carpi avranno avuto un bilancio positivo? Certo una vincita milionaria, anche al netto delle tasse, è cosa diversa!

È il coronamento del sogno di onnipotenza che alberga in ogni giocatore, una cifra molto al di sopra delle entrate ordinarie fa nascere la illusione di una disponibilità illimitata. Per questo diventa difficile gestire un patrimonio consistente, soprattutto per chi, giocatore abituale o patologico, era già in difficoltà con il bilancio ordinario. Ma l’euforia fa fare spese insolite, regali e donazioni a una marea di parenti e amici, investimenti azzardati, e così, molto spesso, in poco tempo i soldi spariscono e allora si torna a giocare fino all’indebitamento.

Ad esempio il gallese Luke Pittard ha vinto un jackpot di 1,3 milioni di sterline – 1,9 milioni di dollari – nel 2006, ma ha speso quasi tutto in un viaggio alle Isole Canarie, un matrimonio e una casa nuova. Un anno e mezzo dopo, Pittard è stato costretto a tornare al suo lavoro al McDonald’s. Altri hanno fatto una fine anche peggiore, qualcuno ci ha rimesso anche la vita. Ma anche ammettendo che il fortunato vincitore possa godere del jackpot qual è il costo sociale dell’aumento continuo del gioco d’azzardo? Di certo sappiamo che la povertà di tante famiglie è aumentata e questo, purtroppo, spinge molti a tentare la fortuna utilizzando i pochi spiccioli a disposizione.

E qui si impone una seconda riflessione sulla accessibilità al gioco promossa dallo Stato in termini di diffusione dei punti vendita, approvazioni di giochi con basso prezzo acquisto, che insieme all’aumento delle percentuali di vincita portano ad aumentare la platea dei giocatori e le conseguenti patologie. Del resto l’ambiguità dello Stato si è vista anche in occasione della pandemia: chiusura delle sale ma non delle tabaccherie e soprattutto aumento di ben 20 concessioni per il gioco a distanza che cresce sempre più ed essendo praticabile con un semplice smartphone diventa accessibile a tutti, ovunque e in qualsiasi momento. Ma lo Stato, che pure spende soldi per la cura della azzardopatia e per i controlli e contrasto al gioco illegale, deve fare cassa! Un’ultima considerazione va fatta

sulla tutela dei minori. Non bastano i programmi di prevenzione attuati nelle scuole se poi i nonni fanno grattare al nipotino o parenti e amici regalano gratta e vinci per il compleanno o per Natale! L’azzardo non è mai un gioco da ragazzi!

Maria Vittoria Bertacchini
Coordinatrice di “Non giocarti il futuro”