Esequie di Don Gino Barbieri

L'omelia di Mons. Cavina

Omelia per le esequie di Don Gino Barbieri
26 febbraio 2018
S.E. Monsignor Francesco Cavina 
 
“Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4.18). Carissimi fratelli e sorelle, la parola che il Signore ci dice mediante l’apostolo Paolo, ci fa comprendere il senso di quanto stiamo celebrando. Affidiamo all’infinita misericordia del Signore la persona del nostro caro don Gino perché “riceva da Dio la sua dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli”. L’apostolo afferma che in ogni persona ed in ogni vita umana sono presenti come due strati o due dimensioni: l’uomo esteriore e l’uomo interiore. Questo significa che dentro ad una vita terrena nasce, vive e cresce una vita divina, una creatura nuova destinata a svilupparsi fino all’assimilazione perfetta con Cristo nella risurrezione. La nostra vita concreta, fatta di gioia e sofferenze, di speranze e delusioni, di lavoro e divertimento, di grazia e peccato, nasconde il mistero della nostra comunione con Cristo. La prima è vissuta – ci dice l’Apostolo – come sotto una tenda, abitazione di pellegrini e di esuli, la quale viene smontata quando si raggiunge la dimora stabile della vita eterna. Carissimi fratelli e sorelle, quale sia stato “l’uomo esteriore”, quale sia stata, cioè, la “vita sotto la tenda” di don Gino è ben conosciuto: è stata la vita umile di ogni nostro sacerdote, eroicamente fedele al suo quotidiano servizio al popolo di Dio in diverse comunità.
E’ questo l’uomo esteriore di cui parla l’apostolo. E l’uomo interiore? Pur consapevole che il mistero intimo di ogni esistenza umana, ed ancora più di ogni esistenza sacerdotale, è il segreto del Signore, tuttavia ci è consentito un qualche sguardo dentro di esso. Egli possedeva una fede semplice, ma forte e profonda, come ho potuto personalmente constatare nelle diverse occasioni in cui l’ho incontrato. Una fede nutrita da una vita di preghiera e animata da un grande desiderio di amare il Signore. Il suo Cuore sacerdotale è ben manifestato nel suo Testamento spirituale dove afferma: “sento il dovere di ringraziare Dio Padre per tutti i doni che mi ha elargito nella vita, specialmente per avermi chiamato a servirlo nella via del sacerdozio, missione così alta per servire Gesù nei fratelli”. Don Gino interpretava il suo servizio sacerdotale alla luce della sua amicizia personale con il Signore Gesù. Era così consapevole della necessità di coltivare una comunione vera, profonda e feconda con Cristo che, in un altro passaggio del suo Testamento scrive: “Invoco in particolare Maria Santissima, madre di ogni sacerdote, perché mi aiuti ad avvicinarmi sempre più al Figlio suo con la mia vita e a comprendere come l’essere sia molto più importante e produttivo che non l’operare”. Ritengo che queste parole costituiscano anche un monito, un impegno, un programma di vita spirituale che viene consegnato alla comunità di San Giacomo Roncole, che don Gino ha amato e dalla quale è stato amato.
Il suo amore per il Signore e la sua grande dedizione al popolo di Dio si traduceva in un’autentica obbedienza alla Chiesa. Pur sentendo il dolore per il distacco dalla comunità, dopo avere rassegnato le dimissioni da parroco, per ragioni di età e di salute, gli chiesi come si sentiva. Egli mi rispose: “Ho sempre cercato di servire la Chiesa: sono sereno”. Don Gino aveva messo con Gesù il suo spirito nelle mani del Padre. Riposa in pace.
+ Francesco Cavina