Fra i tanti messaggi personali giunti e recapitati al Vescovo Francesco ne pubblichiamo uno, qui di seguito, che lo rappresenta tutti.

Tutti abbiamo perso tanto.

Ho lasciato passare alcuni giorni per mettere ordine in un cuore attonito e smarrito nell’incredulità di accettare che fossero vere le Sue dimissioni. Alcune parole però risuonavano dentro di me e si ripresentavano ripetutamente alla mia mente. “Noli me tangere”… Non mi trattenere disse Gesù alla Maddalena perché immagino che Lei si sia buttata ai Suoi piedi per tenerlo ancora con sé. Anche il mio primo istinto era di trattenerla ancora egoisticamente con noi ma poi la fede mi ha ricordato che ad ognuno di noi è stata affidata una strada da percorrere e non possiamo, noi piccole menti, pensare di andare contro la volontà di Dio. Se la Sua mente, le Sue preghiere, l’ascolto di persone fidate ed autorevoli l’hanno portata a fare questa scelta presa con tutta coscienza, vuol dire che il Signore la vuole altrove, in altri cammini, in altre strade; ciononostante mi sento orfana: ancora qualcuno di caro mi ha lasciata a percorrere da sola il mio cammino spirituale e non mi resta che il ricordo di ciò che abbiamo vissuto ed imparato da Lei. Questo non vale solo per me, ma per tutti coloro che appartengono alla Diocesi di Carpi, laici e sacerdoti o altri consacrati che non hanno o non hanno voluto capire quanto importante è stata la Sua presenza tra noi.

Lei ha saputo guardarci dentro e vedere i nostri pregi e le nostre mancanze, ha voluto svecchiare una Chiesa fatta di impalcature arrugginite (non dal terremoto) che erano lì per inerzia o per abitudine. “Si è sempre fatto così” dicevano. Perché cambiare? Perché andare al cuore delle cose? Manteniamo le apparenze, così facciamo bella figura con i numeri! Così dicevano i vecchi sacerdoti ormai stanchi di chiedersi perché la gente frequentava sempre meno la Chiesa, lasciando fare ad ognuno ciò che desiderava senza confrontarsi con la Parola di Dio che scruta i cuori e le menti fino al “midollo”.

Se non ci sono dei buoni esempi che ti stimolano ad essere migliore non solo non si progredisce ma si torna indietro e così molti abbandonano e se ne vanno. Lei invece ha saputo leggere nei cuori delle persone che ha incontrato ed ha saputo risvegliare la freschezza della vera fede, il vero amore per il Signore: si è circondato di persone vere, autentiche, sincere, profonde.

Quanti diaconi ha attirato e nominato andandoli a cercare in ogni parrocchia, riconoscendo la Luce che brillava già nei loro cuori ma che aveva bisogno di essere alimentata e ravvivata da una Luce più grande che la ravvisasse e la fa facesse risplendere più bella, più intensa, più luminosa, più vera. Quanti giovani ha voluto incontrare, sostenere, incoraggiare, con empatia e freschezza attirando la loro amicizia e il loro rispetto.

La cura che ha avuto verso i giovani sacerdoti, i seminaristi, i diaconi, tenendoli uniti, chiedendo loro solo di amare il Signore, unica Via, Verità, Vita, è a dir poco commovente. Ha cercato di salvaguardarli dai cattivi esempi, li ha esortati, incoraggiati, consolati.

Una suora missionaria un giorno mi disse che se in una parrocchia c’è un bravo sacerdote fioriscono le vocazioni: la dimostrazione che ciò è vero e che va tutto a Suo merito è il numero di sacerdoti che ogni anno ha ordinato nella nostra Diocesi. Per non parlare poi dei tanti esercizi spirituali che Lei ha guidato in tutta Italia che ci regalavano un angolo di Paradiso e ci lasciavano stupiti e palpitanti della bellezza della Parola di Dio. Ci sentivamo tutti un cuor solo e un’anima sola, pronti a progredire ed approfondire sempre più la nostra fede.

Ci ha insegnato a vedere la mano di Dio anche nelle piccole cose, nei particolari di una statua, di una chiesa, di un museo, di un paesaggio, nella natura, in un convento arroccato sulla cima di una collina.

I pellegrinaggi fatti con Lei lasciavano il segno nei nostri cuori dell’amore verso il Signore con il quale erano stati costruiti ed i cammini percorsi per secoli da pellegrini penitenti arricchivano con le Sue parole la nostra fede anche nel silenzio, anche nel deserto, anche nell’oscurità della notte che non ti fa vedere chiaro finché non arriva la luce della fede che rischiara il cammino e che Lei rendeva chiara ai nostri occhi.

Ha avuto una grande attenzione anche verso i parroci dei paesi lontani dal centro della Diocesi visitandolo nella loro sede, dormendo nelle loro parrocchie e mangiando con loro per vedere come vivevano. Si è interessato della loro vita, non solo spirituale, ma anche materiale non dimenticandosi della vita dei loro parrocchiani, andando a visitare i malati nelle loro case. Per non parlare poi dei popoli sofferenti per le guerre e a causa della fede portando loro aiuto e sostegno materiale e spirituale attraverso “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Senza parlare della cura e dell’amore che Lei ha dimostrato verso gli uomini e le donne dell’Unitalsi, partecipando e condividendo con loro le sofferenze dei malati che spesso ha accompagnato nei loro pellegrinaggi della speranza a Lourdes, a Laus, …

Quanto hanno perso coloro che non l’hanno conosciuta veramente e che non l’hanno seguita nel Suo cammino intensamente vocazionale.

Sono certa che incontrerà tanti altri cuori ed altre menti da risvegliare nella fede ed arricchire nell’amore verso il Signore perché:

Il Signore è vicino nella sofferenza

Il Signore è un amico che ci segue passo dopo passo

Il Signore ci ama di un amore folle

Il Signore non ci abbandona mai!

C.C.