Il Natale di padre Valoti

Gli auguri e il grazie dal Bangladesh

Carissimi amici, qualcuno potrebbe dire con un certo senso di frustrazione: e siamo ancora a Natale! Sapendo bene quanto poco cambiano la vita quotidiana queste feste annuali. Io invece vi dico: che bello che arriva di nuovo il Natale. Si perché la nascita del bambino di Betlemme rappresenta il compimento delle attese, delle speranze di Israele, ma anche delle nostre e quindi può davvero cambiare qualcosa. Certo bisogna vedere se abbiamo speranze e di quale tipo. Io, qui in Bangladesh, ne ho tante e vedo nella festa del Natale un momento che mi dà fiducia e incoraggiamento proprio perché in mezzo ai tanti problemi in cui mi vengo a trovare ogni giorno, il pensiero che Dio si è fatto come noi, ha condiviso la nostra esistenza e continua ad essere presente, diventa il fondamento della speranza per le soluzioni dei problemi con cui mi confronto ogni giorno ed è pure il sostegno per continuare a cercarle. Certo, non sempre i problemi si risolvono secondo le nostre aspettative, ma il credere e il sentire una presenza nei momenti problematici e più difficili della vita è spesso già una soluzione delle difficoltà. Scoprire una luce che illumina la strada e ti permette di camminare è già un segno per non andare avanti nel caos o inciampare in continuo. Tutto questo, lo ricordo spesso alla mia gente, quando viene a bussare per chiedere aiuti o per comprare le medicine per una malattia che, da queste parti, è incurabile o per avere una casa che li tenga fuori dall’acqua dalle tante alluvioni in questa nazione o per chiedere un lavoro che tolga dalla strada la mamma che ha appena perso il marito e deve tirare avanti la famiglia con tre bambini e non riceve nessun sussidio dallo Stato. Ma lo dico anche a me stesso quando mi accorgo di non aver più soldi, di non aver più nemmeno la voglia e la pazienza di ascoltare la gente sapendo che non posso più far niente. Dico a me stesso che Dio un giorno è venuto ad abitare in mezzo a noi e oggi, anche se sembra a volte che se ne sia andato, di fatto è vicino e mi parla. Mi dice per esempio che anche a Lui ne sono successe tante, che la gente non gli ha creduto, che quello che aveva di più bello da dire e da dare non è stato capito e neppure accolto, che nonostante i miracoli fatti non ha potuto risolvere il problema di tutti gli ammalati del mondo. Ma non per questo si è tirato indietro e ha cessato di portare avanti la sua missione avendo fiducia in Colui che l’avrebbe salvato anche se doveva morire sulla croce.
Cattolici perseguitati
Mentre scrivo la situazione del Bangladesh è particolarmente seria perché, in vista delle elezioni, si scontrano i due partiti, quello di maggioranza e quello di opposizione e non lo fanno in Parlamento o in televisione ma lungo le strade e nelle piazze. Scioperi, violenze, blocchi delle strade per impedire i rifornimenti, attacchi o minacce alle minoranze. Per un paese povero come questo la situazione è insostenibile. Anche per noi Missionari il muoverci diventa un problema. Anche domenica scorsa andando in un villaggio per celebrare la Messa ho dovuto scendere dalla moto tre volte e farla passare sopra a delle grosse piante messe deliberatamente per sbarrare la strada. I nostri bambini che stanno facendo gli esami si vedono continuamente spostare le date a motivo degli scioperi. Fa male sentire di gente bruciata viva in autobus o altri mezzi a causa delle bombe lanciate dai dimostranti. Eppure anche in questa situazione non si deve cessare di sperare che prevalga il buon senso e la buona volontà.
Natale con il rintocco della campana
Mi piace celebrare ogni anno il Natale perché invita proprio alla speranza e di fatto alcune delle tante che avevo di fatto si sono già realizzate. Durante l’anno che sta per finire, per esempio in due villaggi è arrivata la tanto sospirata corrente elettrica. Gli abitanti di un villaggio isolato e abbandonato sono riusciti ad ottenere la strada che pone fine al loro isolamento. I cento bambini dell’Orfanotrofio, anche quest’anno, hanno potuto mangiare, andare a scuola e ricevere un poco di quell’affetto che non possono ricevere dalle loro famiglie. La notte di Natale per l’enorme soddisfazione dei miei parrocchiani risuonerà per la prima volta anche la campana arrivata dall’Italia e piazzata su un campanile che ho dovuto costruire apposta. Certo in quanti altri settori sono ancora impegnato e non vedo risultati! Come desidererei che cambiasse anche il cuore della mia gente e non solo la loro situazione economica e quante volte mi sembra invece che non cambi niente! Ma io spero sempre e lo faccio grazie alla fiducia che mi sostiene che c’è Qualcuno che conosce e ha simpatizzato con la situazione umana, la situazione dei poveri e di tutti coloro che sono nella sofferenza e io mi fido di Lui. Siccome credo nella vicinanza del Dio fatto uomo credo anche nella generosità della gente, degli amici e di tanti che magari non conosco nemmeno, ma che motivati e spinti da questa stessa presenza, continuano a ricordare e ad essere solidali con me, la mia gente e i suoi problemi.
Augurandovi un Buon Natale invito tutti a ringraziare con me Dio perchè si è rivelato nel mistero del Natale come il Dio con noi. Colui che con la sua presenza sostiene e illumina la mia vita di Missionario in Bangladesh e spero davvero che sostenga e illumini anche la vostra.