Cattedrale di Carpi

Liturgia della Parola per l’apertura della fase diocesana del Sinodo sulla sinodalità

17 ottobre 2021

Omelia

Stiamo camminando secondo lo Spirito: questo è il nostro auspicio e il nostro intento e confidiamo sia anche il dono che il Signore ci sta facendo. “Camminate secondo lo Spirito”: così abbiamo sentito dire da San Paolo. Cosa significa camminare secondo lo Spirito è rappresentato plasticamente da questa assembla liturgica, che dà inizio solenne al Sinodo nella sua fase diocesana. E’ rappresentato prima di tutto dall’atto di convenire attraverso le vie della città nella Cattedrale. I cristiani sono coloro che per camminare secondo lo Spirito camminano nella storia di fianco alle case, ai luoghi di ritrovo, di cura, di incontro. I cristiani non sono coloro che sorvolano la storia: e quando lo fanno sono infedeli al vangelo. I cristiani sono coloro che camminano nello Spirito proprio perchè percorrono le stesse strade dei fratelli e delle sorelle che ogni giorno scrivono la storia.

Abbiamo camminato però con una meta: non abbiamo girovagato, abbiamo pellegrinato, con la meta di trovarci alla presenza del Signore, davanti alla croce di Gesù, per ascoltare la Parola, per fare assemblea. Prima di tutto è un’assemblea che ascolta: e ogni assemblea liturgica, anche quando non celebra l’eucarestia, ma quando si trova per ascoltare la Parola e per pregare, è la più evidente immagine di un sinodo. E’ una Chiesa che cammina senza essere un esercito, una truppa, non è fatta di soldatini tutti uguali, è fatta di tante vocazioni che qui sono rappresentate, di tante storie personali, di tante fatiche e di tante gioie, di tante sofferenze e tante risorse; ciascuno porta tutto se stesso, con le ferite e con i sogni che ha dentro al cuore. Una Chiesa che cammina nello Spirito è poi una Chiesa che ascolta, che si mette in ascolto prima di tutto del Signore, come abbiamo fatto e come stiamo facendo, e che non parte da ciò che le dice il cuore, dalle pulsioni interiori, dai desideri – seppure tante volte belli e legittimi – ma parte da ciò che il Signore desidera per ciascuno.

L’ascolto della Parola è ciò che convoca i cristiani e li unisce nella fede. Poi ci sarà la partenza, il ritorno, il pellegrinaggio non organizzato, spontaneo, verso le proprie case: è la missione. E’ la quotidianità nella quale deve essere incarnata la liturgia per essere autentica. Del resto abbiamo sentito, secondo il vangelo di Luca, che Gesù dà avvio pubblicamente alla propria missione nel contesto di una liturgia, la liturgia sinagogale del sabato; potrebbe apparire un contesto ristretto, ripiegato su se stesso, rituale, ma è proprio il contrario: ciò che sta a cuore a Gesù è che da lì, dal momento di ascolto della Parola e di preghiera, parta una missione, una apertura universale. Infatti Gesù indica così il cammino secondo lo Spirito, a partire da lui stesso “lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha consacrato e mi ha mandato”… mi ha mandato dove? Mi ha mandato ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi. Camminare secondo lo Spirito significa non rimanere chiusi nel proprio mondo religioso, ma scovare tutte le situazioni di fragilità per le quali il Signore ha una propensione particolarissima. Proprio quelle situazioni che non fanno gola a nessuno, quelle persone che non vengono cercate, perché non possono essere bravi clienti, non hanno ricchezze da esibire, non hanno bellezza, non hanno salute, non hanno forse neanche una coscienza raffinata, sono appunto i poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi.

Allora camminare secondo lo Spirito, fare sinodo, per noi significa non solo incontrarci e scambiarci delle idee, ma significa mettersi in cammino secondo quello Spirito che ha investito Gesù fin dall’inizio, perchè questo è il programma che lui ha poi realizzato. A cominciare dalle stesse nostre case, dal vicinato, dai luoghi di cura, di incontro, di recupero, dalle nostre parrocchie: incontrare le fragilità. Così incontreremo anche le nostre di fragilità che siamo tentati a volte di coprire e che facciamo fatica ad ammettere. Talvolta noi operatori pastorali ci poniamo come coloro che possono aiutare, ed è certamente vero; ma ci rendiamo conto che nel momento in cui ci caliamo sulle fragilità delle sorelle e dei fratelli scopriamo anche le nostre, e questo rapporto diventa un balsamo anche per noi. Pian piano cammineremo insieme per questa strada dell’ascolto, ascolto capillare, di tutti coloro che accetteranno il nostro invito; ci sarà un cammino secondo lo Spirito, che ci condurrà per vicoli non troppo percorsi dal mondo e dalla chiesa e ci aprirà gli occhi; ci accorgeremo che tante volte i veri ciechi, i veri oppressi, i veri poveri, i veri prigionieri siamo noi.

É la strada che la Chiesa oggi ci chiede di percorrere: camminare secondo lo Spirito a partire da coloro che spesso sono invisibili agli occhi del mondo. Chiediamo al Signore che doni a noi gli occhi per portare la sua luce, dentro di noi e sulle strade del mondo.

+ Erio Castellucci