L’omelia del Vescovo Francesco Cavina nella Santa Messa solenne in onore del Patrono.

Perché il Signore mandi alla Chiesa missionari del Vangelo

 La solennità del Patrono della diocesi torna a celebrarsi nella nostra bella Cattedrale, la quale suscita nel nostro cuore il senso dell’eterno, ci ricorda la dimensione trascendente della vita, ci richiama alla bellezza di Dio. Questo evento religioso è motivo di particolare emozione per me in quanto è la prima volta che ho l’occasione di festeggiare San Bernardino nel suo luogo naturale: la Chiesa Cattedrale. Saluto voi tutti cari fedeli, saluto le Autorità civili e militari e i membri del Comitato che hanno prestato la loro opera per organizzare i festeggiamenti. Saluto, altresì, con particolare affetto i sacerdoti, i consacrati, gli ammalati e la corale diocesana per il suo servizio alla liturgia, e i superiori e i seminaristi del Seminario di Carpi e di Modena. San Bernardino viene raffigurato con l’emblema del Nome di Gesù. Il nome indica la persona. Ma nella tradizione biblica acquista un significato ancora più ricco. Infatti, chiamare qualcuno con il suo nome vuole dire conoscerlo fi no in fondo e potere disporre della sua potenza. Dire Gesù, quindi, significa rendere presente ogni aspetto della vita del Signore: la sua povertà nel presepe, la sua vita nascosta a Nazareth, la penitenza nel deserto, i miracoli da Lui compiuti, la sofferenza del Calvario, il trionfo della resurrezione e dell’ascensione. Con il Nome Gesù, noi, in altre parole, partecipiamo del mistero dell’amore, della sapienza, della carità del Figlio di Dio che nasce, cresce, opera, muore e risorge per la salvezza del mondo. E’ per questo motivo che nella prima lettura, tratta dal Libro degli Atti degli Apostoli, si afferma che “al di fuori del Nome di Cristo non c’è possibilità di salvezza” e Gesù stesso nel Vangelo dichiara che senza la Sua mediazione non è possibile ottenere nulla dal Padre. Le Sante Scritture proclamano un’assolutezza che urta la nostra sensibilità di persone educate ad un “pensiero liquido”, che rifugge dal ritenere che siano possibili valori e verità assolute. Non la pensava così San Bernardino! Il nostro Patrono con la sua vita e i suoi insegnamenti ci testimonia che Cristo è necessario perché l’uomo possa condurre una vita autenticamente umana. Egli, illuminato dalla luce dello Spirito, maturò la convinzione che il mistero di Gesù racchiuso nel suo Nome, che significa “salvezza”, è l’annuncio di cui hanno bisogno gli uomini. E in effetti tutti sentiamo un’impellente necessità di salvezza perché la vita dell’umanità è minacciata in tanti modi: dalla violenza, dal disastro ecologico, dal rifiuto della vita dal suo concepimento fi no alla sua morte, dagli attacchi irrazionali alla famiglia, dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di lavoro… La Chiesa, accogliendo il mandato del suo Divino Fondatore, fa proprie le ansie e le preoccupazioni dell’uomo e non si stanca di annunciare al mondo che Gesù Cristo è il nostro redentore, che nel suo nome è la nostra salvezza, che nel suo Vangelo si trova la via, la verità, la vita di cui hanno bisogno gli uomini di oggi, non meno di quelli ai quali si rivolgeva San Bernardino. Che cosa possiamo chiedere al nostro Patrono? Al Signore Gesù, per intercessione di San Bernardino, vogliamo domandare di inviare alla Chiesa e al mondo molti missionari del Vangelo, che sappiano annunciare a tutti e fare amare da tutti l’unico Salvatore Gesù Cristo. Sono, pertanto, particolarmente felice in questa solennità di ammettere tra i candidati al diaconato e al Presbiterato tre giovani del nostro Seminario: Arnaud, Basile ed Edoardo. “Tre persone tre origini, tre vocazioni differenti – come loro stessi si sono descritti – ma accomunate dal desiderio… di lasciarci amare più profondamente da Dio”. L’ammissione è un rito con il quale questi tre nostri fratelli si assumono l’impegno di fronte all’intera diocesi di continuare con serietà il cammino intrapreso che li porterà all’ordinazione diaconale e presbiterale. Non si tratta ancora di una scelta definitiva, ma di una dichiarazione a orientare in maniera chiara e precisa la loro vita in quella direzione. Carissimi, la nostra Chiesa locale vi ringrazia per la vostra disponibilità e generosità. Da oggi voi vi impegnate ad intensificare – in dialogo costante con i vostri educatori – la vostra formazione umana, spirituale, dottrinale, pastorale e missionaria che ha lo scopo di formare in voi una fede matura, gioiosa e convinta. Solo una fede con tali caratteristiche vi permetterà di rimanere costantemente disponibili al Signore e di maturare la decisione di vivere nel celibato per il Regno dei cieli, il distacco dai beni terreni, l’austerità della vita e l’obbedienza sincera senza dissimulazioni. L’ammissione di questi tre giovani ci porta a interrogarci sul problema della mancanza di vocazioni che sta facendo soffrire la Chiesa. Ebbene il Signore ci chiede di pregare per le vocazioni. Tuttavia non è sufficiente dire: “Signore, Signore!”. E’ necessario fare la volontà del Padre. Cari giovani il Signore chiama ancora oggi. Aprite il vostro cuore “per aderire alla Speranza che si chiama Gesù” e nel quale trova risposta il nostro bisogno di Vita. Il Santo Patrono e la Vergine Santissima intercedano per tutti e in particolare per Arnaud, Basile e Edoardo e ci aiutino a non tirarci indietro, ma a vivere la missione che ha affidato a ciascuno di noi nel Battesimo.
+ Francesco Cavina