Omelia di Mons. Cavina nella Santa Messa presieduta nel Duomo di Mirandola

Domenica 22 settembre 2019

Cari fratelli e sorelle ieri con un solenne rito abbiamo vissuto la dedicazione del ritrovato Duomo di Mirandola. Un traguardo che sembrava quasi irrealizzabile. Quale gioia per noi tutti! Il Rito ha avuto tre momenti particolarmente significativi: l’unzione con il sacro crisma dell’altare e delle pareti della chiesa, che sancisce l’eterna consacrazione di questo tempio al Signore Gesù; poi il rito dell’incenso per ricordare che la Chiesa ha la missione di spandere nel mondo il soave profumo di Cristo; infine l’illuminazione della Chiesa ad indicare che la luce di Cristo illumina e guida la Chiesa e per mezzo di essa fa giungere a tutti i popoli la pienezza della verità su Dio e l’uomo.

Tutti questi simboli servono a ricordarci che il Duomo di Mirandola è tornato ad essere per sempre un luogo dedicato al culto divino e quindi uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con Colui che è la verità e la bellezza stessa (Benedetto XVI). Cari fratelli e sorelle quanto è stato fatto materialmente nelle pietre, nei muri, nei legni di questa chiesa deve accadere spiritualmente anche nella nostra vita per opera della grazia di Dio, che qui vuole raggiungere ognuno di noi. Senza Cristo, infatti, il Duomo di Mirandola sarebbe solamente un monumento storico-artistico, uno scrigno senza gioielli, un corpo senz’anima.

Vorrei, ora, soffermare la nostra riflessione su due segni presenti in ogni edificio sacro: l’Altare e il Crocifisso. L’altare è il centro della celebrazione liturgica e dell’intero edificio. La parola “altare” significa qualcosa che sta in alto. Ed in effetti la sua posizione in chiesa è la più in vista e serve ad attirare subito i nostri sguardi, ornato anche come è di tovaglie, fiori e candele. Inoltre, la sua importanza è sottolineata dal fatto che è oggetto di incensazione, riverenza, devozione e venerazione. I sacerdoti iniziano e concludono la celebrazione della Santa Messa con il bacio dell’altare. Il motivo di tanto rispetto va ricercato nel fatto che l’altare è il segno di Cristo, o meglio ancora è Cristo stesso che diventa una cosa sola con il sacrificio eucaristico che vi viene celebrato sopra. L’altare, dunque, è intimamente legato alla presenza reale, seppure misteriosa, del Signore nell’Eucarestia. E’ dall’incontro con Lui, che noi abbiamo la possibilità di realizzare la nostra vocazione: divenire pietre vive per costruire il Regno di Dio.

Insieme all’altare l’altro arredo che arricchisce la chiesa è la Croce. Gesù crocifisso è il più grande dono di Dio all’umanità per la nostra salvezza e ci sollecita a vivere nell’amore. Per questa ragione la Chiesa venera il Crocifisso riconoscendo in Lui la sua unica speranza. Una speranza che culmina nella fiducia della vita eterna. Infatti nel nostro pellegrinaggio terreno verso la beatitudine eterna siamo minacciati da tanti pericoli, siamo terrorizzati da tante crepe che si aprono nella nostra vita, sperimentiamo la presenza di voragini che ci spaventano. Ebbene, il Cristo crocifisso è lì, con la sua presenza silenziosa ma efficace, a dirci di stringerci con fede al solido legno della croce e ad affidarci alla Sua potente protezione. Con Lui possiamo superare ogni ostacolo e procedere sicuri alla meta finale della nostra vita. E’ questa la ragione per la quale al termine di questa celebrazione scopriremo una croce che prende il titolo di Vita semper vincit e vuole celebrare il mistero della nostra salvezza.

Cari fratelli e sorelle, da ieri, giorno della dedicazione, il Duomo di Mirandola merita rispetto non solo come luogo consacrato dove i cristiani vivono i grandi misteri della fede, ma anche come spazio che custodisce la storia della comunità mirandolese e la memoria delle tappe più importanti della vita di questa comunità: dal battesimo fino all’ultima Eucarestia che ci accompagnerà davanti a Dio. Qui si viene per conoscere, credere e amare Dio e per conoscere ed amare i nostri fratelli!

La grazia del giorno della dedicazione verrà poi ricordata ogni anno, celebrando l’anniversario della dedicazione della chiesa come festa solenne, festa della comunità cristiana, nella quale si ricorderà la vostra comunione con la Vergine Maria assunta in cielo, patrona di questa parrocchia. Perché, quando i vostri padri scelsero la Vergine Assunta come titolare della Chiesa, certamente vollero dare un’indicazione precisa: la nostra chiesa deve servire per farci andare tutti in paradiso, insieme alla Madonna e con Lei vivere felici per l’eternità. E così sia!

+ Francesco Cavina