Omelia nella Messa esequiale di don Sergio Galli

San Bernardino Realino – 31/03/2003 ore 15
(II Cor 5, 1. 6 – 10 e Luca 12,35 – 40)

1. Quando don Angelo Chiossi, con particolare sollecitudine, mi ha comunicato la notizia della morte repentina di don Sergio Galli, ho sentito una stretta al cuore, come avviene per la scomparsa di un amico caro che davvero ci ha voluto bene.
2. Incontrare don Sergio era sempre per me una gioia, tanto egli sapeva gratificare i suoi interlocutori della sua sorridente serenità; una serenità con la quale sapeva nascondere anche i momenti di preoccupazione e di pena.
3. Abbiamo perso un sacerdote umile e buono, dedito con amore senza riserve al suo compito di pastore. Un sacerdote che non ha mai ambito a cariche particolari, ma ha sempre servito il Signore e le anime là dove c’era bisogno, ricco di impegno e di iniziativa, carico di entusiasmo e di ottimismo.
4. Per me è stato un precursore e un accompagnatore zelante e premuroso in circa sessanta fabbriche e aziende di Carpi e in diverse di Mirandola, dove mi ha condotto per incontrare e benedire gli operai, i dirigenti, o celebrare l’Eucaristia. Ambienti di lavoro che lui frequentava periodicamente, qualcuno assiduamente, rimanendo spesso nella tavola aziendale con gli operai.
5. Adesso il pensiero di non vederlo più su questa terra mi rattrista profondamente. Per questo lutto siamo tutti attoniti e, per così dire, non persuasi: egli era stato più volte provato nella salute in questi ultimi anni, ma la sua fine ci ha trovati spiritualmente impreparati.
6. Non ha però trovato impreparato lui, che, come ha sempre desiderato, ha concluso la sua avventura terrena restando al posto della sua lunga donazione e della sua fatica, ed è morto mentre ha atteso fino agli ultimi giorni con la consueta generosità al suo ministero.
7. Dobbiamo convincerci: abbiamo un Signore che non ci ha garantito dalle sorprese, neppure dalle sorprese più dolorose; come, del resto, non ci ha mai promesso di evitarci le ore di sofferenza, come quella che stiamo vivendo.
8. Anzi, abbiamo ascoltato dalla lettura evangelica, che Gesù ci ha addirittura preannunciato esplicitamente che tali sue improvvisate sono sempre possibili: “Tenetevi pronti, perché il Figlio dell’Uomo verrà nell’ora che non pensate “(Luca 12,40).
9. Don Sergio senza dubbio è stato trovato pronto, tra i servi vigilanti “che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa” (Luca 12,36).
10. Egli si è andato disponendo a questo incontro, con una esistenza spesa tutta nell’esercizio di quel sacerdozio che gli era stato donato il 13 giugno 1947 dal Vescovo Mons. Dalla Zuanna. La parrocchia della Cattedrale, la parrocchia di San Bernardino Realino, l’Ospedale civile di Carpi, la parrocchia della Madonna della Neve di Quartirolo, la parrocchia di San Francesco, il mondo del lavoro hanno conosciuto il suo zelo e le sue doti di uomo, di cristiano, di Ministro di Dio.
11. Con moltissime persone, con tanti giovani dell’Agesci, con molti operai, con tante famiglie nei diversi luoghi e ambienti del suo ministero don Sergio si è sempre praticamente identificato. Dovunque mi accompagnava, immancabilmente era conosciuto, stimato, apprezzato. A questa gente, al cui bene sostanziale e vero don Sergio si è consacrato per cinquantasei anni, si era legato con il vincolo di una dedizione e di un affetto che, possiamo dire, non è stato sciolto nemmeno dalla morte: noi siamo infatti certi che tutti coloro che hanno usufruito del suo ministero sacerdotale non lo dimenticheranno e continueranno ad esprimergli nella tenacia del ricordo e nel suffragio la propria stima e il proprio attaccamento: e lui, adesso che è più vicino al cuore di Dio, non mancherà di aiutare con il suo interessamento e la sua preghiera questi suoi figli in tutte le loro necessità.
12. Noi sappiamo che, come ha detto san Paolo nella prima lettura, “quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli”(II Cor. 5,1).
13. La morte, che ci ha derubato di un fratello così prezioso, non resterà vincitrice alla fine. Come non ha più potere sul Signore risorto, così non ha potere su coloro che con lui camminano in una vita nuova.

+ Elio Tinti, vescovo