Saluto del Vescovo monsignor Francesco Cavina in Piazza Martiri

Santo Padre,
         A nome dei confratelli vescovi, delle Autorità civili e militari, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e di tutti i presenti, benvenuto a Carpi. E’ con gioia e non le nascondo con commozione che l’accogliamo perché la Sua decisione di venirci a visitare, – noi così piccoli – ci testimonia l’amore di un Padre che si prende cura di tutti i suoi figli. L’annuncio della Sua visita ha messo in movimento la Chiesa e la società civile. E ora siamo tutti riuniti attorno a Lei.
         Santo Padre, la diocesi di Carpi dopo la visita, nel 2012, del Papa Benedetto XVI, con la Sua presenza vive un altro momento esaltante della sua storia. Tutti noi, allora, abbiamo una sola parola da dirle, una parola breve, ma che esprime Papa emerito i sentimenti del nostro cuore: GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!
         Questo popolo ha un profondo e plurisecolare legame con la Sede Apostolica testimoniata visibilmente dalla Chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta, definita “la piccola San Pietro” e che costituisce una degna e armoniosa cornice di questa meravigliosa Piazza.
         Santo Padre, Lei si trova in una terra dove la popolazione si contraddistingue per la laboriosità, l’intraprendenza, l’accoglienza e la solidarietà. Queste virtù umane e sociali – che hanno le radici in secoli di fede cristiana vissuta in queste contrade – hanno permesso di sanare, in tempi relativamente brevi, molte delle dolorose ferite inferte al territorio dal terribile terremoto del 2012, tra le quali quelle che hanno sfregiato pesantemente la Chiesa cattedrale.
         Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium Lei ha invitato la Chiesa e quindi “ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo”, e a “cercarlo ogni giorno senza sosta” (EG n. 3). La storia di questa comunità può testimoniare che dall’incontro vero con il Signore Gesù nasce una umanità nuova capace di instaurare con i fratelli relazioni non banali, non superficiali e di proporre cammini di autentica liberazione.
         Come ne ha dato testimonianza in passato una figura come san Bernardino Realino, che lasciò una promettente carriera da magistrato nella natìa Carpi per farsi gesuita e servire come umile confessore e padre spirituale a Lecce. E come ci hanno testimoniato, per rimanere in tempi a noi più vicini, don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, Mamma Nina, fondatrice della “Casa della Divina Provvidenza”, la maestra Albertina Violi in Zirondoli, e in modo particolare il martire Odoardo Focherini, giusto fra le Nazioni.
         La figura del beato Focherini ci richiama ad una pagina oscura della storia di questo nostro lembo di Emilia che ha un nome: quello di Fossoli, sede di un campo di concentramento da cui migliaia di nostri fratelli – soprattutto ebrei – partirono per i lager nazisti senza farvi più ritorno. Pagina che si è prolungata anche successivamente – in forma meno drammatica ma ugualmente dolorosa – quando il campo ospitò i profughi istriano-dalmati costretti a fuggire dalle loro terre. Anche a Fossoli comunque la comunità cristiana carpigiana si prodigò per assistere i prigionieri e alleviarne, per quanto possibile, le sofferenze. Lo fece con l’instancabile lavoro del parroco don Francesco Venturelli, medaglia d’oro al valor civile, la cui vita fu poi stroncata nell’ambito del convulso dopoguerra che ha contraddistinto queste terre.
         Santo Padre, in questa piazza c’è il cuore antico e nuovo di Carpi. Un cuore che a volte risente della stanchezza del cammino, altre volte batte a cadenza irregolare di fronte alle sfide, altre volte ancora sembra fermarsi impaurito. Ma la Sua presenza tra noi e la parola che ci ha rivolta rappresentano – scusi il paragone forse irriverente – un cardiotonico che noi vogliamo assumere, perché i nostri cuori possano tornare a prendere il largo con gioia e fiducia per testimoniare che Vita semper vincit –La vita sempre vince. E la vita è Cristo morto e risorto, che libera dalla paura in quanto sempre presente, perché come dice Santa Caterina da Siena: Solo coloro che pensano di essere soli hanno paura.
         E noi non siamo soli! Ci sentiamo dei privilegiati perché il Signore Gesù, la Chiesa e il Successore di Pietro camminano con noi e ci indicano la meta certa della nostra esistenza: la vita eterna.
         Grazie Santo Padre!
 
+ Francesco Cavina