“Sentire accanto la Chiesa”

Una lettera del Vescovo ai sacerdoti della Diocesi

Inizia un nuovo anno pastorale, segnato ancora dall’oneroso impegno per la ricostruzione. Monsignor Francesco Cavina ha scritto ai sacerdoti chiedendo loro in questo tempo una particolare attenzione nel loro ministero, e un impegno concreto sul tema della missionarietà.
Che è “dimensione fondamentale della fede”, osserva il Vescovo invitando a guardare anche alle parole e ai gesti di Papa Francesco così eloquenti in questo senso. “L’uomo va cercato, non è più il caso di attendere, bisogna andare. Un’attività pastorale, scrive il Cardinale Dionigi Tettamanzi, che ‘rimane chiusa nelle mura della parrocchia, in attesa che le persone vengano e partecipino, è un’attività oggi perdente, che non riesce più a dialogare con la gente nella concreta realtà della sua vita quotidiana’”.
Il parroco, spiega ancora monsignor Cavina, “è il buon Pastore che conosce il suo gregge e dà la vita per esso”, ma “conoscere non significa solo sapere quante e quali famiglie sono presenti in parrocchia”, bensì “stringere rapporti di amicizia con loro”.
A questo proposito il Vescovo invita a vivere la visita alle famiglie o “benedizione delle case” come “opportunità privilegiata per incontrare le persone là dove esse vivono, amano e soffrono”. Il “Benedizionale”, precisa, la definisce una “occasione preziosa” che i sacerdoti e i loro collaboratori devono avere “particolarmente a cuore”, per “avvicinare e conoscere tutte le famiglie” di un territorio. “La cura di visitare le famiglie per recar loro l’annuncio della pace di Cristo” è vista dunque come “uno dei compiti principali” dell’azione pastorale dei sacerdoti.
“So bene che le visite comportano molto impegno e fatica con reazioni diverse – chiarisce monsignor Cavina –: il rifiuto, un’accoglienza fredda, un’accoglienza calorosa, un incontro con persone di fede, con persone senza fede, con persone in situazioni particolari… Inoltre, i ritmi di lavoro costringono molti alla mobilità svuotando o quasi durante il giorno interi quartieri. Tuttavia – osserva – la visita costituisce una grande carità perché attraverso di essa le persone hanno la possibilità di sentire accanto la Chiesa, che vuole portare una parola di speranza oltre la crisi che caratterizza il nostro tempo, e qualcuno che gli rappresenta Dio che si occupa di loro e non abbandona nessuno. E’ l’occasione per censire i malati da visitare, le persone sole, le famiglie in difficoltà, i bambini e i ragazzi del catechismo, per tastare il polso della vita spirituale tra le mura domestiche in modo da individuare le difficoltà e le sfide che una comunità parrocchiale è chiamata ad affrontare”.
Un compito non semplice ma “in questo particolare servizio – chiarisce il Vescovo – è bene che siano coinvolte insieme ai sacerdoti anche altre persone, primi fra tutti i diaconi permanenti, le religiose, i membri del consiglio pastorale, i ministri straordinari della Comunione, i Missionari del Vangelo, i laici appartenenti a diverse aggregazioni”. Un invito ai sacerdoti, dunque, ma anche agli altri membri dell’unico popolo di Dio, salvato e mandato ad essere missionario nel mondo. Lo ha detto Papa Francesco nella recente intervista a La Civiltà Cattolica: “Nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae considerando la complessa trama di relazioni interpersonali che si realizzano nella comunità umana”. Un Dio che “entra in questa dinamica popolare” e che desidera e ama una Chiesa come suo popolo, in cammino nella storia degli uomini.
B.B.
 
Sullo stesso tema è possibile ascoltare l’intervista a monsignor Giuseppe Verucchi, Vescovo emerito di Ravenna-Cervia, in occasione dell’incontro del clero di inizio anno pastorale