Trigesimo di don Mario Melegari: il ricordo del suo servizio a Novi

Quando scorre la memoria

Lo scorso 27 dicembre abbiamo partecipato al funerale di don Mario Melegari, che dal 1954 al 1964 ha prestato servizio presso la parrocchia di Novi di Modena: nei primi due anni come cappellano e dal 1956 come sacerdote (la sua prima Santa Messa è stata officiata nel marzo dello stesso anno). Dopo aver seguito la funzione religiosa ci sono inevitabilmente riaffiorati alla mente parecchi ricordi riguardanti sia la figura di questo sacerdote che la nostra adolescenza. Don Mario, che è stato coadiutore di monsignor Alvarez Grandi, aveva cercato in quegli anni, unitamente ad altri sacerdoti, tra cui don Claudio Caleffi e don Aleardo Mantovani, di introdurre novità di tipo culturale e ricreativo al fine di poter incidere in ambito parrocchiale su aspetti quali la coesione, la solidarietà e l’aggregazione giovanile. Particolarmente predisposto alla lettura, alla matematica, alla logica ed all’elettronica, nel 1955 è stato promotore e direttore de “la Ruscaròla”, giornalino umoristico d’informazione sulla vita dei giovani in parrocchia. Don Mario si occupava anche dell’organizzazione di eventi sportivi, delle sagre di San Michele Arcangelo, delle sfilate dei carri allegorici nel periodo di carnevale, delle pesche di beneficienza e, nei pomeriggi domenicali, dello spettacolo di burattini. Nella colonia estiva montana, che il parroco organizzava per i bambini e giovani del paese, è stato un vero “trascinatore”. Dai novesi è sempre stato apprezzato proprio per il particolare rapporto che aveva con i giovani: aperto, spiritoso ed arguto, comunicativo, propositivo e coinvolgente. Questo tradizionale appuntamento estivo ha rappresentato anche un valido supporto educativo per le famiglie che affidavano con serenità e fiducia i loro figli ai parroci, al direttore della colonia, il maestro Stelio Gherardi, e ai diversi educatori volontari che puntualmente si succedevano anno dopo anno. I momenti forti della colonia erano rappresentati dalle lunghe e spesso avventurose escursioni a piedi, i giochi all’aperto, i canti corali che accompagnavano il procedere tra paesaggi e boschi rafforzando così sentimenti comuni quali la condivisione e la perseveranza.

 

Ai primi degli anni sessanta a Novi di Modena era stato fondato un circolo culturale denominato “Galileo Galilei”, il cui presidente era monsignor Alvarez Grandi e e vice presidente il dottor Giovanni Casari, farmacista, con l’intento di rivitalizzare le scarse opportunità del paese, recuperare sensibilità e diffondere cultura. Ai soci collaboratori, appartenenti a diverse generazioni, erano stati affidati incarichi diversificati nel rispetto delle proprie competenze ed interessi. Le discipline considerate (musica, spettacoli, cineforum, conferenze, organizzazione di gite comuni) erano state ripartite tra i giovani, maschi e femmine, che in quel tempo frequentavano la parrocchia novese. Tra le finalità appariva lo sforzo di fondare la relazione maschio-femmina nella consapevolezza precisa di una differenza di doni, di carismi, che viveva di stima ed autostima e che per tale motivo sapeva risultare feconda. Da parte nostra, adolescenti “di allora”, già si viveva la consapevolezza che quel mondo di piccolo paese stava cambiando giorno dopo giorno, sollecitato dall’avanzamento della civiltà tecnologica, che però non scalfiva minimamente i valori acquisiti nel tempo.

Nadia e Renzo Gherardi