Unificazione, consigli pastorali parrocchiali al lavoro

I Consigli pastorali parrocchiali al lavoro per individuare i rappresentanti nelle Assemblee Vicariali

Prosegue la strada verso l’unificazione delle Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi per dare vita ad una nuova Diocesi che si estenderà su gran parte della provincia di Modena (ne sono esclusi i comuni di Castelfranco e Sassuolo, mentre è presente un comune della provincia di Reggio Emilia, Rolo).

Oltre ad essere un evento storico nel vero senso della parola, soprattutto per la chiesa di Carpi, che vedrà concludersi così una storia avviata a celebrare i 250 anni nel 2029, si sta cercando di cogliere la grande opportunità di una “conversione pastorale”, che non si riduca ad un ripensamento organizzativo e territoriale ma dia slancio ad una rinnovata passione per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo in un contesto sempre più laicizzato e indifferente alla proposta cristiana. Non a caso questo percorso di unificazione avviene nell’ultima fase del Cammino Sinodale della Chiesa Italiana, quella profetica, che dovrebbe spingere a scelte pastorali coraggiose per provare a concretizzare le riflessioni e i suggerimenti fi n qui emersi.

Si entra dunque nella fase consultiva più estesa quella delle parrocchie. Nei giorni scorsi i due vicari episcopali per la pastorale don Maurizio Trevisan per Modena e don Carlo Bellini per Carpi, hanno inviato una lettera a tutti i Parroci accompagnata da una scheda e da alcune domande per invitarli a dedicare un primo momento di discernimento che porterà come risultato concreto all’individuazione di due rappresentanti laici che parteciperanno all’Assemblea Vicariale.

Ripensare la pastorale
Se l’obiettivo è ripensare la pastorale non si può che partire dalle parrocchie, secondo una logica di vicinanza alla vita delle persone e delle comunità, attraverso anche modelli di direzione collegiale: presbiteri e laici, uomini e donne insieme. Sarà poi utile curare il coordinamento e la comunicazione con gli Organismi di partecipazione diocesani al fine di progredire nello sviluppo di una visione di Chiesa unitaria con scelte e piani pastorali condivisi e sostenibili. Si va verso una semplificazione, più attenta alle esigenze dell’evangelizzazione e agli ambiti di vita delle persone (affetti, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza): sono questi, infatti, i luoghi nei quali deve risuonare l’annuncio, deve parlare la liturgia, deve agire la carità. Conseguentemente, ai nuovi Servizi pastorali (ex Uffici) e agli organismi parrocchiali è richiesta una progettazione flessibile, che superando le singole specializzazioni, si apra ad azioni sinergiche di pastorale integrata tra diversi organismi su progetti condivisi, che prendano ispirazione dalle esperienze, dai luoghi e dai tempi abitati dalla gente.

I criteri per le scelte operative
L’esigenza primaria è plasmare il volto missionario della comunità, capaci di testimoniare un nuovo stile di relazioni intraecclesiali e di presenza sociale, mostrando così la forza trasformatrice del Regno e dei valori che esso apporta. È la rappresentazione della “chiesa uscita” sognata da Papa Francesco. Infatti, è l’enciclica Evangelii gaudium a fornire le piste di lavoro e i criteri da adottare:
• Far emergere, riconoscere e animare i carismi e i ministeri di laici e laiche, inserendoli nel dinamismo missionario della Chiesa sinodale. Valorizzare il lavoro pastorale in équipe di ministri ordinati e fedeli laici.
• Dare ai giovani uno spazio di maggiore protagonismo nella vita della comunità cristiana, considerando la loro vita un vero e proprio luogo in cui lo Spirito opera, maturando così la disponibilità a lasciarsi trasformare negli stili di azione e missione ecclesiale.
• Non moltiplicare strutture (Uffici, Servizi, Commissioni…), ma fare in modo che quelle esistenti operino in modo efficace e coordinato; la creazione di eventuali nuove strutture pastorali comporti l’accorpamento o la soppressione di quelle esistenti ritenute non più adeguate.

Qualche passo è già stato fatto nella creazione di zone/unità pastorali, nella costruzione dei cinque vicariati in cui verrà suddivisa  la nuova diocesi, la riduzione a undici dei Servizi diocesani in sostituzione degli Uffici, nelle due macroaree, dell’annuncio e della prossimità. Il tutto nella logica di una “pastorale integrata” tra Servizi, Vicariati e parrocchie/ unità/zone in prospettiva missionaria.

Verso le Assemblee Vicariali
Ora si entra nella fase partecipativa del percorso di unificazione con il coinvolgimento dei Consigli Pastorali Parrocchiali che devono identificare due figure laiche rappresentative dell’ambito dell’annuncio e della prossimità come rappresentanti in un’Assemblea Vicariale “costituente” di cui faranno parte anche sacerdoti, rappresentanti dei religiosi, delle religiose, dei diaconi, e delle Associazioni o realtà presenti nel territorio vicariale. L’Assemblea Vicariale “costituente” verrà convocata per individuare una terna di laici per ciascuno dei due ambiti (prossimità e annuncio) e una terna di sacerdoti per il compito di Vicario. Sarà poi il Vescovo a nominare il coordinamento del Vicariato (Vicario e due delegati) a cui si aggiungerà una segreteria vicariale (in cui sarà presente un diacono), scelta dall’Assemblea Vicariale che tra l’altro, in accordo e secondo le norme diocesane, stabilirà gli “statuti” e i regolamenti degli organismi vicariali. Quindi una volta a regime il coordinamento a livello diocesano, vicariale e parrocchiale prevede a tutti i livelli la costituzione di un’equipe di presidenza, possibilmente rappresentativa sia del genere femminile che maschile, composta dal Vicario (o dal Parroco) con la presenza di due delegati laici (uno per ogni ambito), da un diacono e da una segreteria (composta da una o due persone). Al di là delle procedure si tratta di un percorso che richiede un accurato discernimento sia per la comprensione delle necessità reali dei territori, che possono essere molto diverse tra loro, sia per identificare fi gure capaci di lavorare in maniera sinodale, valorizzando le competenze e la disponibilità di tempo e energie, costruendo una rete che favorisca l’annuncio del Vangelo e il dialogo con il mondo.

Alcune domande
Per questo la scheda consegnata alle Parrocchie riporta alcuni quesiti che riproponiamo perché a tutti è chiesto di essere partecipi del cammino della comunità:
• Quali bisogni pastorali riteniamo più urgenti nel nostro territorio parrocchiale e vicariale? In cosa avremmo bisogno di essere aiutati dai Servizi Pastorali?
• Quali gli ambiti di vita (famiglia/relazioni, cittadinanza, fragilità, tradizione/ missione, festa/lavoro) che vediamo prioritari nei nostri territori nel ripensare il servizio e la missione?
• Quali sono le risorse (persone, esperienze, strutture, etc.) su cui possiamo contare?
• Chi potremmo indicare come delegati per l’ambito della Prossimità e dell’Annuncio nella nostra comunità e come delegati per l’Assemblea Vicariale “costituente”?

A cura di Luigi Lamma