52° anniversario della tragedia dell’Antelao


È il 26 luglio 1960, una splendida giornata presso il centro diocesano ‘Città di Carpi’ a San Vito di Cadore, dove sette ragazzi Alberto Pivetti 26 anni, Anna Galavotti 18, Romano Giovannoni 21, Odette Rossi 18, Paolo Paraocchi 27, Rosalba Melas 26, Paolo Armantino sono in vacanza e decidono di partire per un’escursione sul monte Antelao, la seconda cima delle Dolomiti, con i suoi 3.264 metri. Una salita impegnativa, classificata EEA per escursionisti esperti ed attrezzati. Alberto Pivetti, conosce bene quella montagna, tanto che rifiuta di portare anche Luisa Savani, 20 anni -futura moglie del noto giornalista Cesare Pradella – in ragione del fatto che la ragazza non ha le scarpe adatte per l’arrampicata e questa persino piange per la delusione di non poter andare con loro.


 


Dopo una gioiosa salita durante la quale incontrano e salutano altre persone, verso mezzogiorno raggiungono la cima del monte sul quale lasciano un messaggio scritto di soddisfazione per la “conquista” dove si autodefiniscono provetti scalatori. Alle 14 cominciano la discesa verso valle con la gioia dei loro 20 anni e per sicurezza decidono di legarsi tutti in cordata. Una delle ipotesi più verosimili è che sulla via del ritorno abbiano incontrato una placca di ghiaccio larga una ventina di metri. Per questo forse si legarono insieme per la traversata della lastra gelata, forse con foto di gruppo. Che fossero fermi lo dimostra il ritrovamento di uno zaino appoggiato a terra.


 


Poco dopo, alle 14,15 qualcuno di loro, in quel passaggio difficile denominato “schiena di mulo” perde l’equilibrio e scivola verso il basso, trascinando inevitabilmente tutti gli altri in una rovinosa e terribile caduta di 800 metri che lascia sul fondo 7 corpi straziati ed irriconoscibili . Verranno ritrovati e riportati a valle la mattina dopo da una trentina di alpini prontamente accorsi. La montagna aveva avuto il suo tributo di sangue. Li ricordiamo con affetto e nella preghiera.


 


(Nella foto monsignor Giuseppe Tassi sul cippo che ricorda i giovani morti il 26 luglio 1960)



Sauro Mazzola