Com. St.055 del 20 maggio 2014 – Solennità di san Bernardino da Siena Martedì 20 maggio – L’omelia del Vescovo


La festa del Patrono che vede riunito idealmente tutto il popolo della diocesi di Carpi riveste un’importanza rilevante nel contesto della vita della nostra comunità. Ne è una riprova l’accurata modalità con cui essa ogni anno viene preparata dal Comitato per la Festa del Patrono, dalla solennità delle celebrazioni religiose e dagli eventi culturali, ludici e solidaristici che ne sono corona e dal coinvolgimento emotivo con il quale tanti vi partecipano.


Questa sera ci ritroviamo riuniti per celebrare non un’idea, non un ideale di vita, non un’iniziativa, e neppure un anniversario, ma una persona, che, grazie alla sua adesione a Cristo, ha maturato un forte senso civico, un’umanità compassionevole, una spiccata sensibilità per la giustizia ed un’attenzione amorosa alle necessità dei fratelli.


Chiunque incontrava San Bernardino riconosceva in lui un uomo affidabile, credibile, giusto, senza inganni, non preoccupato di sé, pieno di grazia e di verità; tutti lo rispettavano e lo ascoltavano perché in lui risplendeva l’autorevolezza stessa di Cristo. Il santo, infatti, è sempre legato in maniera indissolubile a Cristo.


Sono queste le ragioni per le quali i nostri padri lo hanno scelto come Patrono.


La parola ‘patrono’ viene da ‘padre’ ed il padre è innanzitutto colui che difende, protegge, ha cura. San Bernardino, considerato il rapporto che ha avuto con la città di Carpi, è stato posto a difesa e protezione dei suoi cittadini, della loro dignità, delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro’


Ripensare alla sua vita, riprendere i suoi scritti infuocati d’amore per Dio e per la giustizia, entusiasmarci per la sua lotta alla corruzione, pregarlo per ottenere il suo aiuto è il modo migliore per celebrare il nostro Santo Patrono. Il suo esempio, infatti, costituisce un duro rimprovero alla nostra distrazione e superficialità e alla nostra cultura puramente commerciale, liberista ed edonista.


Se dovessi usare un’immagine, direi che l’esempio di vita di San Bernardino è come una scarica elettrica che ci rianima e ci spinge a riconoscere che il senso religioso è parte integrante della dignità della persona umana e ad interrogarci sulle idee centrali e fondamentali della vita: il sacro, l’aldilà, la presenza di Gesù Cristo nel mondo.


La festa del Patrono costituisce, allora, un’occasione propizia per una pausa di riflessione. Diventa un invito ad innalzare lo sguardo verso l’alto per ricordarci che non siamo i padroni e i fautori assoluti della nostra vita e del nostro destino, ma che essi sono illuminati e trovano pieno sviluppo solo nell’incontro con il Signore Gesù, Salvatore dell’uomo.


La solennità di san Bernardino ci ricorda che la Verità ed il messaggio evangelico non sono estranei all’uomo e alla sua realizzazione, ma, al contrario, sono necessari per arginare il decadimento dell’identità culturale e del quadro valoriale e per superare il forte individualismo che corre il rischio di uccidere e devastare la nostra società. San Bernardino, con il suo carisma morale ed etico invita tutti, credenti e non credenti, al recupero delle virtù umane e civiche per costruire una società ed una convivenza giuste, operose e fondate sul bene comune.


Queste virtù, insieme a valori morali e ad ideali alti, hanno il loro naturale humus nella famiglia e nella scuola. A proposito della famiglia, il filosofo Aristotele insegna che essa non esiste solo per se stessa, esiste in vista della città e dunque tra famiglia e società si crea una mutua e reciproca influenza. Pertanto, una città è l’immagine delle sue famiglie, e viceversa.


Se vogliamo salvare la coesione sociale e civile tutti siamo chiamati, con serietà ed impegno, ad interessarci, a difendere e a promuovere la famiglia naturale. Se la famiglia va in frantumi viene meno il più importante dei contro-poteri naturali alla manipolazione della persona, viene meno un insostituibile generatore di bene comune e una preziosa rete di solidarietà.


Senza la famiglia, infatti, la persona si trova isolata, più fragile, indebolita e dunque più malleabile, più sottomessa alla strumentalizzazione e più esposta la dittatura dell’opinione pubblica.


Incontrando settimanalmente i giovani e le realtà produttive ho potuto raccogliere un grande desiderio di cambiamento, una voglia di autenticità, la necessità di una sapienza nuova della vita; ho avvertito la nostalgia di valori veri, la necessità di costruire relazioni fondate sull’onestà, la correttezza, la fiducia; il desiderio di sentirsi partecipi di una società dove la famiglia sia riconosciuta come il bene fondante e primario a cui appartenere.


Affidiamo al nostro Santo Patrono il desiderio di autenticità presenti in tanti e preghiamo con le sue parole:


Vieni, dunque, o Gesù’


Vieni e tocca le mie labbra, toglimi la mia iniquità, purifica i miei affetti


Illumina il mio intelletto, liberami da ogni imperfezione,


scioglimi la lingua, aprimi le labbra e dammi energia


affinchè agitati dall’ardore della tua carità,


a gloria del tuo Nome, ci sentiamo infuocati


dalla fiamma della devozione e da tanta dolcezza del nome tuo,


e ne ricaviamo gusto e conforto,


non soltanto per le parole che escono dal labbro


ma soprattutto per gli intimi sentimenti che scaturiscono dal tuo cuore.  


 


+ Francesco Cavina


Vescovo