A proposito del matrimonio
La grande bellezza
di Silvia Pignatti
Ci vuole coraggio oggi a sposarsi e a sostenere che sposarsi è bello.
Il numero dei matrimoni è in continuo e drastico calo, quando vengono celebrati si concludono poi con una separazione o un divorzio in un caso su tre, prevale la tendenza a non considerare nessuna decisione ‘per sempre’, ma solo finchè ‘mi va’: a parlare di ‘bellezza’ del matrimonio pare restino solo i cristiani.
Attenzione, non si tratta di fare un’apologia sociologica del matrimonio (che pure avrebbe moltissimi argomenti giuridici, medici, previdenziali, economici, educativi e sociali), ma semplicemente si vorrebbe parlare di bellezza e gioia.
Anche nella nostra diocesi e nelle nostre parrocchie si assiste al dilagare delle convivenze, che solo raramente si trasformano in matrimonio (non necessariamente celebrato in chiesa), al fenomeno sempre più diffuso delle famiglie allargate, nelle quali i figli di diversi ‘partner’ convivono con soggetti diversi dai propri genitori. I bimbi che accedono ai sacramenti sono sempre più spesso figli di situazioni ‘irregolari’. Non è più remota neppure l’ipotesi che venga richiesto di accedere ai sacramenti anche per figli di relazioni omosessuali. É aperto il dibattito circa l’ammissione ai divorziati risposati all’eucarestia. Per non parlare delle questioni attualissime su identità sessuale ed identità di genere e le loro ricadute sull’educazione: sono tutte ‘sfide nuove’ a cui la Chiesa è chiamata a dare risposte concrete, nell’amore e nella verità.
Questo concitato, complesso e pare a senso unico contesto (in cui non mancano quotidiane bordate da parte di un certo filone mass mediatico e le costanti aggressioni anche economiche e fiscali al modello matrimoniale tradizionale), pare comunque sopraffare il matrimonio e con esso gli sposi cristiani ed i giovani che tali vorrebbero divenire.
Ma chi ce lo fa fare? Come? Essere sposi (seri) è difficile e pare quasi impossibile: essere fedeli per sempre, credere ad un matrimonio indissolubile, aperto alla vita, alla solidarietà coniugale e familiare, all’impegno sociale sempre e comunque.
Come riuscirci? E come ‘convincere’ della possibilità ed anzi necessità del matrimonio i figli, gli amici, i giovani che partecipano alla vita della comunità cristiana? Sì, ci vuole un bel coraggio. Ci vuole il coraggio del cristiano, di chi sa di non essere solo in quella promessa del ‘per sempre’.
Ci vuole il coraggio di chi si fida di Gesù che ha detto ‘io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del modo’ e che con la Sua Grazia, nel sacramento del matrimonio, trasforma quello che agli occhi del mondo sta diventando un ‘vincolo insopportabile’ in un legame prezioso, e gioioso.
Il matrimonio (se preso sul serio, come insegna Gesù) non è la tomba dell’amore, ma ne è anzi la culla. Di amore per gli sposi, per i figli, per la famiglia ed i suoi amici e vicini.
É vero o no, che a vedere coppie unite in matrimonio da decenni, che hanno festeggiato le nozze d’argento, quelle d’oro ed anche più e che continuano a restare insieme, ad amarsi nonostante le differenze ed i bisticci, con dedizione e passione; nel vedere i vedovi o le vedove che ancora amano e desiderano l’altra parte di sé ormai in una diversa dimensione, troviamo tutti (figli, nipoti, amici) la riprova che l’amore per sempre è possibile ed è la condizione di vita più bella. La grande bellezza!
Papa Francesco non perde occasione di insegnarci che la nuova evangelizzazione, di cui ha tanto bisogno il mondo, non si fa (solo) con le prediche o le belle parole, si fa testimoniando con gioia e semplicità quello che siamo e in cui crediamo. In questo senso, gli sposi cristiani possono testimoniare con gioia la bellezza del loro matrimonio, ‘dando ragione della loro speranza’ ai figli e a tutti coloro che incontrano quotidianamente. É la sfida della nostra vita: parafrasando Giovanni Paolo II che ci diceva ‘Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro’. Prendiamo in mano il nostro matrimonio e facciamone un capolavoro per la gioia nostra, di Dio e del mondo.
Il numero dei matrimoni è in continuo e drastico calo, quando vengono celebrati si concludono poi con una separazione o un divorzio in un caso su tre, prevale la tendenza a non considerare nessuna decisione ‘per sempre’, ma solo finchè ‘mi va’: a parlare di ‘bellezza’ del matrimonio pare restino solo i cristiani.
Attenzione, non si tratta di fare un’apologia sociologica del matrimonio (che pure avrebbe moltissimi argomenti giuridici, medici, previdenziali, economici, educativi e sociali), ma semplicemente si vorrebbe parlare di bellezza e gioia.
Anche nella nostra diocesi e nelle nostre parrocchie si assiste al dilagare delle convivenze, che solo raramente si trasformano in matrimonio (non necessariamente celebrato in chiesa), al fenomeno sempre più diffuso delle famiglie allargate, nelle quali i figli di diversi ‘partner’ convivono con soggetti diversi dai propri genitori. I bimbi che accedono ai sacramenti sono sempre più spesso figli di situazioni ‘irregolari’. Non è più remota neppure l’ipotesi che venga richiesto di accedere ai sacramenti anche per figli di relazioni omosessuali. É aperto il dibattito circa l’ammissione ai divorziati risposati all’eucarestia. Per non parlare delle questioni attualissime su identità sessuale ed identità di genere e le loro ricadute sull’educazione: sono tutte ‘sfide nuove’ a cui la Chiesa è chiamata a dare risposte concrete, nell’amore e nella verità.
Questo concitato, complesso e pare a senso unico contesto (in cui non mancano quotidiane bordate da parte di un certo filone mass mediatico e le costanti aggressioni anche economiche e fiscali al modello matrimoniale tradizionale), pare comunque sopraffare il matrimonio e con esso gli sposi cristiani ed i giovani che tali vorrebbero divenire.
Ma chi ce lo fa fare? Come? Essere sposi (seri) è difficile e pare quasi impossibile: essere fedeli per sempre, credere ad un matrimonio indissolubile, aperto alla vita, alla solidarietà coniugale e familiare, all’impegno sociale sempre e comunque.
Come riuscirci? E come ‘convincere’ della possibilità ed anzi necessità del matrimonio i figli, gli amici, i giovani che partecipano alla vita della comunità cristiana? Sì, ci vuole un bel coraggio. Ci vuole il coraggio del cristiano, di chi sa di non essere solo in quella promessa del ‘per sempre’.
Ci vuole il coraggio di chi si fida di Gesù che ha detto ‘io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del modo’ e che con la Sua Grazia, nel sacramento del matrimonio, trasforma quello che agli occhi del mondo sta diventando un ‘vincolo insopportabile’ in un legame prezioso, e gioioso.
Il matrimonio (se preso sul serio, come insegna Gesù) non è la tomba dell’amore, ma ne è anzi la culla. Di amore per gli sposi, per i figli, per la famiglia ed i suoi amici e vicini.
É vero o no, che a vedere coppie unite in matrimonio da decenni, che hanno festeggiato le nozze d’argento, quelle d’oro ed anche più e che continuano a restare insieme, ad amarsi nonostante le differenze ed i bisticci, con dedizione e passione; nel vedere i vedovi o le vedove che ancora amano e desiderano l’altra parte di sé ormai in una diversa dimensione, troviamo tutti (figli, nipoti, amici) la riprova che l’amore per sempre è possibile ed è la condizione di vita più bella. La grande bellezza!
Papa Francesco non perde occasione di insegnarci che la nuova evangelizzazione, di cui ha tanto bisogno il mondo, non si fa (solo) con le prediche o le belle parole, si fa testimoniando con gioia e semplicità quello che siamo e in cui crediamo. In questo senso, gli sposi cristiani possono testimoniare con gioia la bellezza del loro matrimonio, ‘dando ragione della loro speranza’ ai figli e a tutti coloro che incontrano quotidianamente. É la sfida della nostra vita: parafrasando Giovanni Paolo II che ci diceva ‘Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro’. Prendiamo in mano il nostro matrimonio e facciamone un capolavoro per la gioia nostra, di Dio e del mondo.