Ritiro spirituale per i politici

Sabato 5 aprile a Santa Croce


Nel ritiro spirituale per i politici monsignor Cavina ha approfondito il tema del discernimento tra il bene e il male. Attenzione ai ‘servi impazienti’ che vogliono fare giustizia da soli e al ‘sonno’ davanti alle tentazioni del potere


 


Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo! ». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla? ». «No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio»


(Mt 13, 24-30)  


Le parole che Papa Francesco ha rivolto ai parlamentari lo scorso 27 marzo hanno avuto una vasta eco sull’opinione pubblica e in particolare tra gli ‘addetti ai lavori’ tanto da costituire quasi un’anteprima al ritiro spirituale che la Diocesi di Carpi ha proposto alle persone impegnate in ambito politico e sociale sabato 5 aprile presso la parrocchia di Santa Croce. ‘Visto che il Papa non vi ha risparmiato le bacchettate ho pensato di dare un taglio diverso al mio intervento’: così ha esordito il vescovo di Carpi monsignor Francesco Cavina aprendo l’incontro davanti a circa cinquanta partecipanti e presentando coraggiosamente un tema spirituale, ‘la capacità di discernere tra il bene e il male’, assolutamente decisivo anche per chi opera a servizio della società, affinché siano persone prima di tutto ‘equilibrate, armonizzate nella loro interiorità, capaci di silenzio e di approfondimento rifuggendo il rischio della superficialità’. La parabola del ‘buon seme e della zizzania’ è stata la traccia su cui si è sviluppata una densa riflessione, anche psicologica e sociale, su una questione cruciale per l’uomo contemporaneo: la capacità di distinguere il bene dal male, di non lasciarsi condizionare dalle tentazioni, di saper riconoscere l’azione del maligno anche quando agisce nel nascondimento.


 


Venne il suo nemico…


La prima certezza che deve sostenere il credente ma anche ogni persona di buona volontà è che Dio ha seminato ‘bontà’, l’uomo e la donna sono ‘cosa molto buona’, nel creato c’è un’innata positività perché frutto dell’opera creatrice di Dio che è un atto d’amore. Questo è il punto di partenza che ci aiuta a comprendere che il male viene da un’altra fonte, c’è “un nemico” che nella notte ha seminato la zizzania che infesta il campo. ‘Fare finta che questo ‘nemico’, lo si chiami ‘diavolo’ o ‘satana’, non esiste ‘ ha detto monsignor Cavina ‘ è già parte della sua diabolica strategia: ci fa credere che non esiste così noi abbassiamo le difese pensando di non avere un nemico da cui difenderci’. A questo proposito il Vescovo ha ricordato come anche i media concorrono ad ‘abbassare le difese’ nei singoli e nell’opinione pubblica ad esempio negando che si ci sia un demonio che opera nel mondo. Per rispondere a questa provocazione ha consigliato la lettura del libro di Clive S. Lewis ‘Lettere di Berlicche’ molto utile invece a riconoscere i modi subdoli con cui satana si insinua nella vita delle persone e nella Chiesa.


 


Mentre tutti dormivano…
Ci sono tanti modi di interpretare questo ‘sonno’ ma qui rappresenta un’insufficiente vigilanza. Cosa può abbassare la nostra vigilanza? “Un pericolo molto presente – ha evidenziato monsignor Cavina – è la frenesia con cui viviamo il succedersi degli impegni quotidiani, così si restringe sempre di più il tempo destinato a Dio. Più restringiamo il tempo per Dio più egli scompare dal nostro orizzonte dell’esistenza. La mancanza della preghiera è un danno per noi non certo per Dio’. Da dove viene la zizzania’ Nel dialogo con i suoi servi emerge con evidenza che il padrone del campo (Dio) ha ben chiaro quanto è accaduto nel suo campo (il mondo). ‘Ogni storia personale ‘ ha affermato il Vescovo di Carpi ‘ si interpreta solo in un dialogo fiducioso con il ‘padrone del campo’, questo dialogo è la preghiera. Noi molto spesso abbiamo le idee confuse e non capiamo cosa sta accadendo: solo chi ha lo sguardo illuminato dalla Parola di Dio può capire cosa accade nel mondo e nella propria vita’.


 


Lasciate che crescano insieme…
Man mano che si procede nella lettura della parabola emerge anche la pedagogia di Dio nei confronti del male. E’ un passaggio difficile che monsignor Cavina spiega parola per parola. Il testo ci fa notare il tempo che trascorre tra la semina e l’apparizione della zizzania, poi questa cresce insieme al grano a testimonianza che il demonio non entra nel campo per distruggere ma per depositare i germi di quello che sarà il frutto del male se noi lo lasceremo crescere in noi. Il male solitamente non compie atti distruttivi diretti ma agisce con un’opera di incubazione nell’animo umano. Questo spiega come a lacerare la comunione sociale è il male interno all’uomo, le cui azioni inquinano la società, il nostro peccato genera le ‘strutture di peccato’, esse infatti non preesistono ma sono frutto della malvagità dell’uomo. ‘Ecco perché ‘ ha spiegato il Vescovo ‘ soprattutto chi ha impegni pubblici non deve lasciare spazio a pensieri cattivi, deve essere capace di bloccare, nel momento in cui nascono, le tentazioni del potere, del desiderio di apparire e della vita comoda attraverso gli agi e la ricchezza. Sono le tentazioni che ebbe anche Gesù nel deserto e che respinse con fermezza’.


 


Vuoi che andiamo a raccoglierla…
Le parole che i servi rivolgono al padrone sono emblematiche di un’altra azione del demonio: fare in modo che i mali del mondo vengano attribuiti a Dio. ‘Signore non hai seminato del buon seme?’: ecco la domanda che rappresenta la reazione del uomo davanti allo spettacolo del male presente nel mondo e il tentativo di attribuirne la colpa a Dio. Se Dio ha fatto buone tutte le cose allora da dove viene il male? Questo prova che Dio non esiste perché c’è il male, così il demonio avrebbe raggiunto il suo obiettivo. I servi però ci fanno cogliere un altro aspetto molto attuale e diffuso oggi nelle relazioni tra le persone e a livello pubblico: ‘vuoi che andiamo a raccoglierla…?’ Chiedono al padrone quasi a voler fare subito pulizia nel campo. ‘Questo ‘ ha ricordato il Vescovo ‘ è un altro inganno di satana che possiamo esprimere con la ‘fretta della giustizia’ e il bisogno di avere risultati immediati: due atteggiamenti che contraddicono il principio stesso della democrazia con il rischio di condurre ad un totalitarismo, ad un’ideologia assolutista dove l’uomo si sostituisce a Dio. Giustiziere è colui che si ritiene puro da qualsiasi peccato e si sente in dovere di colpire gli altri, ma non si vince il male con il male ma con il bene’.


 


Le vittorie di Dio
Perle preziose le conclusioni che monsignor Cavina ha affidato alla riflessione personale dei presenti per una mezzora di deserto. Occorre prendere atto che ‘grano e zizzania’ si trovano insieme dovunque, in famiglia, nella società civile, in ognuno di noi, quindi è importante vigilare, con gli strumenti della ragione e della fede. La scelta di diventare ‘grano maturo o zizzania’ coinvolge la libertà dell’uomo e richiede tempo. Il tempo appartiene al Signore, non è nostro, e la nostra libertà può sempre perdersi o ravvedersi. La misericordia di Dio è paziente e non smette mai di sollecitare la risposta dell’uomo La storia è piena di uomini e donne che prima erano zizzania e poi sono stati inondati dalla Grazia diventando grano buono per l’annuncio del Vangelo. ‘Queste – ha concluso monsignor Cavina – sono le vittorie di Dio nel mondo, e ancora oggi ce ne sono tante e dobbiamo cominciare a vederle. Non c’è posto per servi impazienti! Assumiamo lo sguardo di Gesù: mentre i discepoli fissano lo sguardo sul male Egli fissa lo sguardo sul buon seme, sul grano buono, come se all’origine di tutto non ci fosse la zizzania ma il buon grano. Se ci dimentichiamo del bene che è all’origine scadiamo nel lamento e nel risentimento invece dobbiamo essere attenti a non perdere il senso del bene e del male’.


 


Il dibattito
Dire che la riflessione del Vescovo ha scosso gli animi dei politici potrebbe apparire una forzatura giornalistica, in realtà è accaduto proprio così ascoltando le considerazioni che una ventina di persone hanno voluto condividere con l’assemblea. Gratitudine per l’occasione, per la scelta del tema, per gli stimoli ricevuti ma anche il desiderio di continuare, approfondire, ad esempio il tema della libertà di fronte alla scelta tra il bene e il male. La necessità di misurarsi con le tentazioni e con la zizzania personale e sociale è stato un elemento che ha toccato le diverse sensibilità individuali: apparire fino a che punto, come gestire il potere, il limite tra giudizi personali e confronto politico, il tempo da dedicare a chi e come, l’urgenza di dare risposte a chi è nel bisogno, l’esigenza di formazione sono tutti aspetti sollevati e di cui si potrà tenere conto per successivi approfondimenti. Di fronte a tanta ricchezza monsignor Cavina si è detto ‘ammirato per una condivisione così bella e spontanea, segno di reciproca fiducia e affidabilità, abbiamo potuto sperimentare come dal dialogo può uscire una ricchezza per tutti. Sono grato al Signore per la vostra presenza e per quello che ho potuto ascoltare. Torniamo a casa più ricchi e penso anche più sereni, con tante cose che ci uniscono – ha concluso – e che ci portano a ricordare l’origine del vero bene e del nostro impegno nella società’.