Editoriale del n. 4 del 2 febbraio 2014

Prevenire l’aborto, il monito del Papa e il lavoro sul territorio

Abbiamo fatto poco

di Benedetta Bellocchio

 

Il 74% delle donne che si rivolge ai quasi 340 Centri di aiuto alla vita italiani perché in difficoltà di fronte a una gravidanza inaspettata o vuole interromperla, lo fa per problemi economici, abitativi, lavorativi. A creare scoraggiamento e disperazione contribuisce anche la grande solitudine, l’assenza di legami di prossimità e di cura. Non perdiamoci in ideologie: sono queste le principali motivazioni alle interruzioni di gravidanza oggi, anche qui da noi. C’è una seria crisi di speranza nelle famiglie che causa una incapacità di pensare un futuro, proprio e per il loro bambino. Esaminare le possibili soluzioni a questi problemi, aiutare a rimuovere le cause che porterebbero a interrompere la gravidanza, offrire tutti gli aiuti necessari prima e dopo il parto è un compito che la legge consegna a consultori e strutture socio-sanitarie, che possono avvalersi del contributo del volontariato cittadino. Come Chiesa, dobbiamo invece sentire ancor più stringente l’esigenza di farci realmente prossimi. Tutti insieme poi dobbiamo domandarci perché, a fronte di un numero ancora così alto di aborti ‘ per mille bimbi nati nel Nord Italia, ce ne sono 206 che non vengono alla luce ‘ sono poche le famiglie che giungono al Centro di aiuto alla vita. Abbiamo un dovere di giustizia nei confronti di quelle donne, come dice Papa Francesco, ‘che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro è sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertà’. Abbiamo fatto poco, rimprovera il Papa nell’Evangelii Gaudium ed è vero.
Ci sono alternative all’aborto: in un territorio vivo e attento come il nostro le famiglie non possono non saperlo. La cultura dell’incontro chiede a tutti un farsi carico. Quando questo è accaduto, nell’intreccio positivo di collaborazione tra servizi pubblici e volontariato, i bambini sono nati: Giulio, Valentina, Angelo, Alexandra, Pasquale’ a queste famiglie è stato dato sostegno economico, alimenti, talvolta casa o lavoro, ma soprattutto una rete attorno a loro si è presa cura, non solo del nascituro, ma di tutti e di ciascuno, quando possibile. Questo è il senso ultimo dell’operato del Centro di aiuto alla vita Mamma Nina presente a Carpi e a Mirandola.
Proprio in questi giorni è giunta una nuova famiglia che, con la promessa di una vicinanza, ha deciso di proseguire nella gravidanza. Tante altre però non arrivano. Occorre iniziare a riempire di carne la nostra idea di ‘prossimità’. Abbiamo fatto poco, facciamo di più.