Editoriale del n. 42 dell’1 dicembre 2013

I dieci anni delle Case Agape

Dono sovrabbondante

di Don Massimo Dotti – presidente Pia Fondazione Casa della Divina Provvidenza

 

L’amore è una di quelle cose che più si divide e più cresce’. Più o meno con queste parole, Mamma Nina cercava di spiegare ad un illustre medico, particolarmente scettico, l’originalità della sua vicenda. Una chiave di lettura che permette anche a noi di scavare al cuore della sua storia di credente per scoprirvi le dimensioni di quella che, qualche anno fa, abbiamo iniziato a chiamare la ‘maternità allargata’ di Marianna Saltini, che proprio dentro al sacrificio dell’affetto verso i figli di sangue ha dilatato evangelicamente spazi enormi di accoglienza e di dono.
Senza il mistero della Croce, senza la condivisione di una amore che si dona fino a dare tutto per l’Amato, non ci si apre a quegli orizzonti di carità cristiana, che proprio in Cristo trovano non solo il paradigma ma la roccia su cui radicarsi. Dentro questo allargamento di maternità, dentro a questa fecondità evangelica di una santità tutta carpigiana ci piace cogliere, con le nostre fatiche e inadeguatezze, i dieci anni di storia di Agape che in questi giorni stiamo ricordando.
C’è una maternità che si allarga anche nel tempo e che continua anche nell’oggi a generare vita.
Tutto  ha origine quindi in quella storia di Amore che ha suscitato in Mamma Nina la capacità e il desiderio di allargare il suo cuore fino a renderlo un grembo fecondo per tante bimbe, ragazze, giovani, famiglie che ha saputo rigenerare nella fede e nella carità vissuta.
Agape si pone come innesto ulteriore che ha come destinatarie le mamme coi loro figli che, proprio in questo legame, in questa relazione così sacra ma così spesso ferita, si trovano nella necessità di trovare un approdo di accoglienza, di sostegno e di aiuto. Accanto a Mamma Teresa e alle sorelle, che per decenni hanno prolungato nel tempo la maternità di Mamma Nina, abbiamo visto crescere educatrici che hanno saputo cogliere con professionalità lo spirito, il carisma della Casa. Esso continua infatti ad essere radice originante e fonte concreta di discernimento. La casa si è aperta a tanti  volontari, che da una semplice conoscenza di questa realtà si sono trovati coinvolti direttamente attraverso quei servizi – anche semplici – che contraddistinguono la vita domestica, fino ad aderire all’intero progetto e alla sua ispirazione di fondo.
Aver sfiorato, anche solo per un attimo, la realtà di Agape, significa aver toccato con mano il dinamismo sovrabbondante con cui la Divina Provvidenza continua a suscitare nuovi orizzonti di speranza dentro le ferite e le fragilità di ciascuno. Non fa allora differenza essere ospiti o benefattori, volontari o professionisti: tutto quello che si muove attorno al dono di Dio diventa a sua volta dono. Non è più possibile stabilire chi dà e chi riceve: tutti siamo oggetto di un dono sovrabbondante del quale siamo stati testimoni e per il quale ci diciamo riconoscenti.
Dentro questa maternità che si allarga e si prolunga nel tempo, a fianco di Agape ha mosso i suoi primi passi il Centro di Aiuto alla vita di Carpi e poi quello di Mirandola: non riusciamo ad immaginare Mamma Nina insensibile di fronte al dramma dell’aborto che ferisce molte donne spesso già provate da tante miserie e si accanisce contro la vita dei più deboli. Il campo delle maternità difficili ci sembra quindi, in questo tempo pieno di solitudini, un ulteriore orizzonte sul quale permettere al carisma di Mamma Nina di essere di nuovo efficace.
Ci auguriamo e chiediamo al Signore che non si esaurisca questa sorgente di speranza e che ancora tanti, insieme a noi, vi possano attingere e trovare ristoro, aperti ancora a chissà quali altre sfide si proporranno nei tempi a venire.
Il tempo di Avvento, spazio di attesa del ritorno del Signore e la celebrazione della sua venuta in mezzo a noi nel Natale, ci trovi dunque accoglienti e capaci di allargare il cuore e la mente fino ad abbracciare nel piccolo e nel povero, nella vita fragile che bussa a questo mondo, colui che si è fatto piccolo per salvarci.