Monsignor Francesco Cavina, Vescovo di Carpi
‘I santi sono dichiarati tali non per rimanere nel cielo, ma perché devono accompagnare la vita degli uomini. Dopo aver vissuto una breve esistenza a Carpi, Odoardo sta per ritornare perché la sua opera e missione continua. Oggi come allora, la nostra Diocesi ha bisogno di lui, perché ci ricorda una verità fondamentale che appartiene a ogni discepolo di Cristo: il martirio accompagna il cammino della Chiesa, che cresce, trova la sua ragione più profonda nell’essere partecipe del destino stesso di Gesù.
La testimonianza di vita cui questo ci richiama, deve raggiungere tutte le situazioni quotidiane: per amore di Cristo e dei fratelli, Focherini ha fatto della sua vita, del suo lavoro, dell’amore per la sua famiglia, della sua attività di giornalista, una continua offerta al Signore, così come ha appreso maturando e impegnandosi in seno alla tradizione spirituale dell’Azione cattolica.
Sottolineo inoltre l’importanza delle relazioni, cui egli non si è mai sottratto, offrendo il suo tempo e le sue migliori energie, e che ha valorizzato in una dimensione anche soprannaturale, come ci dimostrano i suoi scritti. La realtà della sua vita ci ricorda che noi siamo stati voluti e creati da Dio per questa relazione con Lui e con i fratelli.
Focherini è l’uomo della libertà: per questo ha potuto offrire la sua vita. La sua libertà nasce in lui dall’adesione alla Verità che è Cristo e proprio perché si è fatto discepolo di Cristo ha potuto essere libero, ha vissuto la sua fede a 360 gradi.
Raccontava un nostro sacerdote diocesano, don Giuseppe Tassi: ‘Più volte ho visto Odoardo arrivare trafelato qualche minuto prima dell’una a fare la comunione (allora l’una era l’ora fatidica, una volta scoccata non si poteva più distribuire l’Eucaristia, tanto che in seguito il vescovo monsignor Pranzini gli dette il permesso di farla anche se l’ora era trascorsa). Odoardo ne aveva bisogno. Ho capito poi tutto il resto fino all’offerta suprema: quella comunione quotidiana, quell’ostinata comunione quotidiana, non era solo la molla della sua dedizione appassionata alla causa del Regno. Era anche il tramite della sua comunione con i ragazzi, i giovani dell’Ac che lì, Gesù e lui uniti, se li portavano in cuore perché potessero imparare a crescere liberi da tutto e da tutti, persino da se stessi per vivere totalmente la gioia dell’amore a Dio e ai fratelli. È da quell’incontro che è maturato via via l’uomo, il cristiano, lo sposo e padre, l’apostolo, il martire. E la testimonianza di Odoardo, ne sono convinto, è nata da quell’incontro quotidiano’.
Ci ricorda infatti il Concilio, di cui celebriamo il 50esimo anniversario, e ce lo ricorda anche l’Anno della Fede che stiamo vivendo: chi incontra Cristo diventa più umano, più autentico. Odoardo si è sporcato le mani in ogni ambito di vita, anche correndo il rischio di non essere capito, ma ha accettato di essere profezia nel mondo, ed è questa la missione di ogni cristiano’. continua…