Spunti interessanti per parroci e laici dal Convegno degli amministratori parrocchiali e di enti ecclesiastici promosso dall'economato della Diocesi

Sicurezza e patrimonio – L’importanza di ben amministrare

Sabato 14 Marzo 2009


Il parroco è penalmente oltre che civilmente responsabile di eventuali danni a cose e persone


“Alla luce delle nuove norme di legge oggi è veramente importantissimo iniziare a costruire una cultura della sicurezza ‘ spiega Fabio Saetti ‘. Si tratta di un aspetto che quotidianamente gestiamo con imprenditori e lavoratori e già in questi ambiti c’è grande fatica a rendersi conto della sua centralità”. Ancor di più in enti ecclesiastici e parrocchie, dove vi sono spesso più volontari che dipendenti e dove, erroneamente, si pensa di essere dispensati dal dover predisporre tutta una serie di misure di tutela.
“In realtà, e lo hanno mostrato diverse sentenze, il parroco è penalmente oltre che civilmente responsabile di eventuali danni a cose e persone”: tipico il caso di un volontario caduto da un sostegno non a norma durante una sagra, ma un incidente, con conseguenze anche gravi, può capitare ai bambini del catechismo o agli insegnanti del doposcuola, al sagrestano o al segretario che utilizza il computer e che in ogni luogo di lavoro dev’essere adeguatamente protetto. E un altro capitolo, altrettanto rilevante, si dovrebbe aprire su asili, doposcuola, centri giovanili o oratori con educatori. Certo un parroco ha tante altre incombenze, e delegare a terzi è possibile, ma la responsabilità alla fine è in capo a lui ed è per questo che occorre iniziare, quanto meno, a prenderne coscienza.
Che fare allora? “Innanzi tutto – osserva Saetti – non scartare l’argomento a priori e cominciare a pensare che anche qui possono capitare eventi tragici, soprattutto tenendo conto che si tratta di ambienti aperti a tutti e non sempre tenuti in modo ottimale”. Controllare impianti elettrici, riscaldamento e cucine (sappiamo quante vittime oggi a causa di caldaie non manutentate), predisporre un sistema antincendio e il pronto soccorso, insegnando ad utilizzarlo, sono “banalità” che permettono di salvare vite, minimizzando, per così dire, eventuali rischi. Poi ancora: verificare le scale, che devono avere protezione e antiscivolo, la custodia e l’uso dei prodotti chimici per le pulizie, la manutenzione delle giostre dei bambini.
“Sarebbe sufficiente dedicare una seduta del consiglio pastorale a questo argomento e, sulla base dell’elenco a disposizione della curia, esaminare i diversi aspetti individuando pericoli o situazioni da correggere. La parrocchia ha molte risorse al suo interno ‘ precisa l’esperto ‘ e certamente vi sono professionisti (elettricisti, muratori, idraulici, ecc) che possono farsi carico di questo con la giusta competenza e senza un grosso sforzo da parte della comunità”. Al convegno poi è stata lanciata l’idea di individuare, nelle parrocchie, persone da sottoporre all’addestramento minimo (circa quattro ore per il corso antincendio) necessario per poter intervenire, nel caso di una combustione in chiesa così come nella caduta di un bambino.
Spesso i parroci pensano di ‘cavarsela’ con le assicurazioni: “avere una polizza contro danni a terzi e infortuni è certamente importantissimo e obbligatorio, poiché previsto dal codice canonico, ma non è sufficiente se non si accompagna alla corretta manutenzione delle strutture e alla tutela delle persone. Possono sembrare stupidaggini ‘ conclude ‘ ma come molte famiglie sanno bene, i drammi peggiori partono sempre da piccoli aspetti che vengono sottovalutati”.


La competenza è indispensabile – Accanto ai parroci, l’appoggio dei laici
Il dottor Arturo Gualdi si è invece occupato di dare un segnale di prudenza rispetto al comportamento con le banche, offrendo però alcuni importanti suggerimenti rispetto ai due tipi di rapporto che enti e parrocchie hanno con questo sistema: l’impiego di liquidità attraverso gli investimenti e, viceversa, la richiesta di finanziamenti.
“Gli investimenti devono essere sicuri ‘ ha detto subito Gualdi -; oggi sappiamo che la cosiddetta ‘finanza creativa’ ha portato alla crisi attuale”. Non bisogna lucrare ma garantire il capitale, privilegiando la sicurezza al rendimento. Dunque via libera a titoli di stato e obbligazioni bancarie, tenendo presente sempre la regola d’oro: “quando il tasso netto è superiore al tasso d’inflazione significa che c’è un rischio. Per enti come le parrocchie l’importante è invece proteggere il capitale dall’inflazione”.
Sempre più parrocchie hanno però bisogno anche di ristrutturare, costruire, adeguare i propri ambienti. Per quanto riguarda i finanziamenti, che si affiancano agli importantissimi contributi delle fondazioni bancarie e delle stesse comunità di fedeli, esistono delle convenzioni che alcune banche particolarmente sensibili ‘ Unicredit, Banca popolare dell’Emilia Romagna, Cassa di Risparmio di Mirandola e Banco San Geminiano e San Prospero ‘ hanno stipulato con la Diocesi. “Tali convenzioni ‘ chiarisce Gualdi – possono riguardare i tassi o i contributi sugli interessi e il consiglio è sempre di partire da queste, ovviamente cercando di mantenere quei rapporti con le banche locali che molte parrocchie o enti hanno costruito nel tempo”. Guardare l’intera durata del rimborso è un’attenzione importante quando si chiede un finanziamento, domandandosi quale canone annuo la parrocchia è in grado di rimborsare, realmente e per tutto l’arco temporale. “Chi deve amministrare soldi che in fondo sono di tutta la comunità, infatti, deve per forza avere uno sguardo al futuro: cosa succede se dopo il secondo o terzo anno si esaurisce la generosità di parrocchiani e fondazioni?”. Un altro elemento è il tasso di interesse: “oggi che i tassi sono bassi si può essere attirati, ma il tasso fisso è una garanzia di ciò che si va a pagare, soprattutto ipotizzando che questi andranno ad aumentare”.
Un mondo complesso quello bancario, che forse spaventa molti parroci. Anche il dottor Gualdi, come Saetti, è consapevole che un sacerdote ha ben altro a cui pensare, “ma oggi la parrocchia ha pochi soldi, non è più il centro di potere che era in passato a livello locale e che forse poteva contare su una rete di rapporti consolidati. Ecco perché le competenze sono indispensabili: dai rapporti con le banche alla semplice contabilità, dal saper cogliere occasioni favorevoli al valutare la situazione finanziaria e i tempi dei pagamenti dei fornitori, si tratta ‘ conclude – di uno spazio in cui i laici possono aiutare, con oculatezza e competenza, affiancando e appoggiando il proprio parroco in questo importante settore”.


Qui sotto a destra puoi scaricare il file pdf di 537 KB dell’intervento di Fabio Saetti.