I consacrati segno della potenza creativa di Dio

Nulla possiedono ma tutto hanno


Gente che non ha nulla, ma possiede tutto” (2 Cor 6,10). La vita consacrata in castità, povertà e obbedienza così come è oggi, non esisteva quando Paolo scriveva ai Corinzi; eppure quelle parole la inquadrano perfettamente nella sua identità, che evidenzia l’opera di Dio e la collaborazione del chiamato.


Oggi, specialmente nel ramo femminile, non è raro che ottime giovani laureate e diplomate e con lusinghiere prospettive di lavoro, seguano la chiamata di Dio, lasciando ogni cosa.


In tempi più remoti, più facilmente l’invito alla consacrazione religiosa, trovava ascolto nel ceto non abbiente: rinunciare a due povere reti come Pietro, non era poi così arduo. Tuttavia proprio queste persone, modeste in tutto, hanno arricchito molti meravigliando i contemporanei.


Una persona modesta delle nostre campagne: Dio la sceglie per una maternità ampliata a vastissimo raggio; per suo tramite dona casa, affetto, un presente ed un futuro limpido a innumerevoli bambine.


Ma anche nell’oggi si ripetono queste meraviglie tramite i consacrati, queste “meraviglie di Dio”. Un esempio: suor Elvira Petrozzi di Saluzzo.


Siamo nel 1985, sente in cuore tanta compassione e desiderio di aiutare i giovani incappati nella droga, che si avviano allo sfacelo della propria vita e dignità umana. Riceve in dono una vecchia casa rurale abbandonata, è l’inizio di una strabiliante avventura di salvezza, per migliaia di giovani che recuperano la gioia di vivere, scoprendo i veri valori della vita, della fede, dell’amore verso gli altri. Ad oggi sono 56 le case attive allo scopo in Italia e all’estero. Chi è suor Elvira? Un’umile, modesta religiosa che ha consentito a Dio di operare il bene, la santità. Non ha titoloni di studio ma disponibilità permanente alla mozione della Divina Sapienza.


Fra Cecilio Cortinovis di Milano è un cappuccino davvero poverello, senza titoli nobiliari e non sacerdote. L’amore per il suo Dio lo concretizza con quello per i poveri. Nel 1959 a Milano tende la mano agli abbienti, per poi aprirla ai poveri. Così è nata una grande opera di soccorso ai poveri. Fra Cecilio è già entrato nell’infinito di Dio ma ha lasciato un segno nella storia di oggi: pasti caldi, docce, visite mediche’


Questi sono autentici poverelli di Dio, nulla hanno e tantissimo donano. Sono paradossi di verità inspiegabili ma vere, operate dalla genialità di Dio.


Un altro esempio. La zona costiera ligure offre annualmente una benefica pausa estiva a G. e alle sue due incantevoli bambine; quest’anno dopo l’inimmaginabile certezza dell’uomo così intensamente amato, tutto in lei è intriso di disperazione. Un giorno di primo meriggio, dopo aver disposto le sue piccole al riposo, esce di casa con la morte nel cuore, ben determinata al suicidio. S’inoltra nel folto della vegetazione verso l’alto picco che sovrasta uno strapiombo e di lì si getterà.


Nessun pensiero di ritorno dall’insano gesto: è l’unico modo per liberarsi dallo schiacciante dolore che l’ha annientata. Continua a camminare ma s’accorge di aver sbagliato direzione, ode un suono come di campanella, lo segue e si trova nei pressi d’un edificio monastico. Come un automa bussa alla porta e le giunge l’invito ad entrare. Oltre la grata una giovane sorella l’accoglie rispettosa e fraterna. Ecco allora il pianto liberante di quel macigno di dolore soffocante. Non andrà più sul picco roccioso mortale. G. ritornerà dalle sue bambine e come sposa amorevole verso colui che ora “vede” altro alla luce della fede cristiana. Quella fede che ha potuto riscoprire nel dialogo con la sorella claustrale, che Dio ha posto sul suo percorso di morte. Una campanella, una parola, l’accoglienza fraterna potenziate dalla mano di Dio operano l’umanamente impossibile.


Consacrati: sconosciuti eppur notissimi; afflitti ma sempre lieti, poveri ma che danno; gente che non ha nulla ma possiede tutto, il Tutto, Dio.



Le Sorelle Cappuccine