LA COMUNITA’ DEI PICCOLI E DEI FRATELLI
SECONDO MATTEO (Mt 18,1-35)
Rinaldo Fabris
1. INTRODUZIONE
Entriamo subito nel tema: perché i ‘piccoli’ e i ‘fratelli’? Sono due parole care a Matteo per designare i membri dell’ekklesìa. E’ interessante il fatto che questo è l’unico vangelo che riporta quella parola autorevole di Gesù: «Fonderò la mia ekklesìa sulla roccia Pietro» (cfr. 16,18); ed è anche il vangelo che comanda: «Non fatevi chiamare ‘padre’, né ‘maestro’, né ‘rabbì’ (cioè ‘eccellenza’, ‘grande’): voi siete tutti fratelli» (cfr. 23,8-10). Questo è Matteo. Come si concilia però il fatto di essere tutti ‘piccoli’ e ‘fratelli’ con l’autorità, la guida? Probabilmente si tratta di essere rappresentanti dell’unico ‘Maestro’, dell’unico ‘Padre’ che si rivela tale non perché potente e autoritario, ma in quanto si manifesta attraverso il ‘piccolo’ per eccellenza, cioè Gesù, il quale si fa piccolo e si identifica col più piccolo. L’autorità del volto di Dio Padre è quella che si dona per rendere liberi gli altri e accoglierli come fratelli e membri di una famiglia….
(continua)
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