16-06-2018
Cattedrale di Carpi
Omelia al conferimento del lettorato a quattro laici della Diocesi
16 giugno 2018
S.E. Monsignor Francesco Cavina
Cari fratelli e sorelle in questa celebrazione eucaristica abbiamo la gioia di ammettere al ministero del lettorato quattro nostri fratelli. Essi si impegnano ufficialmente – e per vivere questo loro impegno riceveranno una grazia particolare dal Signore – a mettersi al servizio dell’annuncio della Parola di Dio. Le letture che abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere che cosa comporta questa responsabilità che compete a tutta la Chiesa.
Infatti, oggi Gesù ci parla del Regno di Dio e di come esso si sviluppi nel mondo. Si serve di due eventi che avvengono tutti i giorni nella vita: la storia del seme che cresce da solo e la storia del piccolo seme di senape che cresce e diventa grande.
Per mezzo di queste due parabole Cristo afferma che il regno di Dio è già presente, è qui e, seppure in mezzo alle opposizioni e ai fallimenti, si sviluppa e si diff onde con modalità che sfuggono al controllo dell’uomo. Il regno di Dio, infatti, cresce per virtù propria, per energia propria. La possibilità del successo non è legata all’impegno e all’affanno, ma all’azione della grazia, la quale opera silenziosamente nell’intimità dei cuori.
Agli inizi della Chiesa il Signore ha scelto un pugno di uomini per instaurare il suo regno nel mondo. La maggior parte di loro erano umili pescatori di scarsa cultura, pieni di difetti e privi di mezzi materiali. Umanamente parlando è incomprensibile capire come i dodici apostoli abbiano potuto portare la Parola di Dio in tutta la terra, superando innumerevoli contrasti ed ostacoli. Attraverso la parabola del granellino di senapa Gesù fa loro comprendere che la predicazione del Vangelo si diff onde nonostante tutto. L’unica cosa richiesta, come insegna Sant’Ambrogio, è un terreno disponibile ad essere seminato. Innanzitutto il nostro. Scrive Sant’Ambrogio: “Semina Cristo nel tuo orto – l’orto è un luogo pieno di fori e di frutti diversi – in modo che fiorisca la bellezza della tua opera e profumi l’odore vario delle diverse virtù. Vi sia Cristo là dove vi è ogni frutto. Tu semina il Signore Gesù: egli è un granello quando viene arrestato, un albero quando risuscita, un albero che fa ombra a tutto il mondo. É un granello quando viene sepolto in terra, ma è un albero quando si eleva al cielo” (Exp. In Luc. 7,176-180).
L’annuncio del Vangelo, alla luce delle parole di Gesù, non può trasformarsi in agitazione, in irrequietezza, in ansia, in paura. Dio ci chiede di mettere in atto tutte le energie di cui siamo in possesso, con la consapevolezza che, dal poco che possiamo offrire, Egli sa trovare il modo di portare frutto, secondo i suoi imperscrutabili disegni. La parola di Gesù rappresenta, dunque, un grande incoraggiamento per coloro che annunciano il Vangelo.
Viviamo in un contesto di rifiuto e di indifferenza nei confronti del messaggio di Cristo, tuttavia, Egli ci dice che il lavoro apostolico, per quanto faticoso e apparentemente inutile, da qualche parte certamente porterà frutto abbondante. Nel regno di Dio non vi è lavoro inutile, non vi è spreco. Pertanto, la Parola di Dio va proclamata con fiducia, coraggio e perseveranza. Poi essa prosegue la sua corsa e nel rispetto dei tempi di Dio, che sono diversi dai nostri, porterà frutti imprevisti e insperati. Il cristiano non è un ingenuo, ma un credente che ripone la sua fiducia e la sua speranza in Gesù, Signore della Chiesa e della storia. L’insegnamento di Cristo apre, dunque, il cuore alla speranza e alla serenità. Senza mai dimenticare che c’è una serenità falsa, che nasce dal disinteresse per il Vangelo, e una serenità evangelica che nasce dalla fede in Cristo.
Anche noi di fronte al compito che ci affida il Signore in mezzo al mondo, siamo come un granellino di senapa. Tuttavia non possiamo e non dobbiamo dimenticare che a fronte della sproporzione dei nostri mezzi, alla esiguità dei nostri talenti e alla vastità dell’apostolato a cui siamo chiamati, possiamo contare sempre sull’aiuto del Signore. Questo deve condurci a confidare di più nel Maestro e nel carattere soprannaturale dell’opera che egli ci affida. Siamo, dunque, chiamati da una parte a guardare la nostra pochezza e dall’altra a confidare nell’aiuto che ci viene dal Signore.
Il Signore conta su di noi per portare la sua Parola di vita negli ambienti in cui si svolge il nostro vivere quotidiano. Non tralasciamo di compiere quello che sta in noi perché sarà il Signore a potenziare il nostro impegno e la nostra preghiera. Dai primi cristiani e dai tanti cristiani che anche oggi soffrono a causa del Vangelo in tante parti del mondo possiamo imparare anche noi a non avere un falso rispetto umano, a non temere “quel che dirà la gente”, a mantenere viva la preoccupazione di fare conoscere Gesù in ogni situazione in cui ci troviamo, con la chiara coscienza che Lui è il tesoro, la perla preziosa che l’uomo cerca.
Scrive San Paolo: Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro (2Tm 1,7-8). É sempre stato così nelle cose di Dio. Dio si serve del poco per le sue opere e nemmeno a noi mancherà il suo aiuto. Egli farà in modo che il poco si trasformi in una grande forza proprio lì dove ne abbiamo più bisogno. Se non guardiamo costantemente a Gesù saremo sopraffatti dallo sconforto.
Chiediamo alla Vergine Maria, lei che riconosciamo come Vergine fedele, la grazia di essere veramente amici di Gesù sempre ed in ogni momento.
Scrive J. Ernst: “La comunità cristiana, se si rimette alla legge del granello di senapa, sarà sorretta da un ottimismo immenso. Ciò può essere anche di sprone per realizzazioni religiose e per l’impegno missionario al servizio del Regno di Dio. Ma la fiducia credente in Dio – il quale, al di là di tutti gli sforzi umani, istituirà il suo regno come per miracolo grande oltre ogni misura – deve restare l’atteggiamento di fondo portante del cristiano in questo mondo”.
+ Francesco Cavina
Omelia al conferimento del lettorato a quattro laici della Diocesi
16 giugno 2018
S.E. Monsignor Francesco Cavina
Cari fratelli e sorelle in questa celebrazione eucaristica abbiamo la gioia di ammettere al ministero del lettorato quattro nostri fratelli. Essi si impegnano ufficialmente – e per vivere questo loro impegno riceveranno una grazia particolare dal Signore – a mettersi al servizio dell’annuncio della Parola di Dio. Le letture che abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere che cosa comporta questa responsabilità che compete a tutta la Chiesa.
Infatti, oggi Gesù ci parla del Regno di Dio e di come esso si sviluppi nel mondo. Si serve di due eventi che avvengono tutti i giorni nella vita: la storia del seme che cresce da solo e la storia del piccolo seme di senape che cresce e diventa grande.
Per mezzo di queste due parabole Cristo afferma che il regno di Dio è già presente, è qui e, seppure in mezzo alle opposizioni e ai fallimenti, si sviluppa e si diff onde con modalità che sfuggono al controllo dell’uomo. Il regno di Dio, infatti, cresce per virtù propria, per energia propria. La possibilità del successo non è legata all’impegno e all’affanno, ma all’azione della grazia, la quale opera silenziosamente nell’intimità dei cuori.
Agli inizi della Chiesa il Signore ha scelto un pugno di uomini per instaurare il suo regno nel mondo. La maggior parte di loro erano umili pescatori di scarsa cultura, pieni di difetti e privi di mezzi materiali. Umanamente parlando è incomprensibile capire come i dodici apostoli abbiano potuto portare la Parola di Dio in tutta la terra, superando innumerevoli contrasti ed ostacoli. Attraverso la parabola del granellino di senapa Gesù fa loro comprendere che la predicazione del Vangelo si diff onde nonostante tutto. L’unica cosa richiesta, come insegna Sant’Ambrogio, è un terreno disponibile ad essere seminato. Innanzitutto il nostro. Scrive Sant’Ambrogio: “Semina Cristo nel tuo orto – l’orto è un luogo pieno di fori e di frutti diversi – in modo che fiorisca la bellezza della tua opera e profumi l’odore vario delle diverse virtù. Vi sia Cristo là dove vi è ogni frutto. Tu semina il Signore Gesù: egli è un granello quando viene arrestato, un albero quando risuscita, un albero che fa ombra a tutto il mondo. É un granello quando viene sepolto in terra, ma è un albero quando si eleva al cielo” (Exp. In Luc. 7,176-180).
L’annuncio del Vangelo, alla luce delle parole di Gesù, non può trasformarsi in agitazione, in irrequietezza, in ansia, in paura. Dio ci chiede di mettere in atto tutte le energie di cui siamo in possesso, con la consapevolezza che, dal poco che possiamo offrire, Egli sa trovare il modo di portare frutto, secondo i suoi imperscrutabili disegni. La parola di Gesù rappresenta, dunque, un grande incoraggiamento per coloro che annunciano il Vangelo.
Viviamo in un contesto di rifiuto e di indifferenza nei confronti del messaggio di Cristo, tuttavia, Egli ci dice che il lavoro apostolico, per quanto faticoso e apparentemente inutile, da qualche parte certamente porterà frutto abbondante. Nel regno di Dio non vi è lavoro inutile, non vi è spreco. Pertanto, la Parola di Dio va proclamata con fiducia, coraggio e perseveranza. Poi essa prosegue la sua corsa e nel rispetto dei tempi di Dio, che sono diversi dai nostri, porterà frutti imprevisti e insperati. Il cristiano non è un ingenuo, ma un credente che ripone la sua fiducia e la sua speranza in Gesù, Signore della Chiesa e della storia. L’insegnamento di Cristo apre, dunque, il cuore alla speranza e alla serenità. Senza mai dimenticare che c’è una serenità falsa, che nasce dal disinteresse per il Vangelo, e una serenità evangelica che nasce dalla fede in Cristo.
Anche noi di fronte al compito che ci affida il Signore in mezzo al mondo, siamo come un granellino di senapa. Tuttavia non possiamo e non dobbiamo dimenticare che a fronte della sproporzione dei nostri mezzi, alla esiguità dei nostri talenti e alla vastità dell’apostolato a cui siamo chiamati, possiamo contare sempre sull’aiuto del Signore. Questo deve condurci a confidare di più nel Maestro e nel carattere soprannaturale dell’opera che egli ci affida. Siamo, dunque, chiamati da una parte a guardare la nostra pochezza e dall’altra a confidare nell’aiuto che ci viene dal Signore.
Il Signore conta su di noi per portare la sua Parola di vita negli ambienti in cui si svolge il nostro vivere quotidiano. Non tralasciamo di compiere quello che sta in noi perché sarà il Signore a potenziare il nostro impegno e la nostra preghiera. Dai primi cristiani e dai tanti cristiani che anche oggi soffrono a causa del Vangelo in tante parti del mondo possiamo imparare anche noi a non avere un falso rispetto umano, a non temere “quel che dirà la gente”, a mantenere viva la preoccupazione di fare conoscere Gesù in ogni situazione in cui ci troviamo, con la chiara coscienza che Lui è il tesoro, la perla preziosa che l’uomo cerca.
Scrive San Paolo: Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro (2Tm 1,7-8). É sempre stato così nelle cose di Dio. Dio si serve del poco per le sue opere e nemmeno a noi mancherà il suo aiuto. Egli farà in modo che il poco si trasformi in una grande forza proprio lì dove ne abbiamo più bisogno. Se non guardiamo costantemente a Gesù saremo sopraffatti dallo sconforto.
Chiediamo alla Vergine Maria, lei che riconosciamo come Vergine fedele, la grazia di essere veramente amici di Gesù sempre ed in ogni momento.
Scrive J. Ernst: “La comunità cristiana, se si rimette alla legge del granello di senapa, sarà sorretta da un ottimismo immenso. Ciò può essere anche di sprone per realizzazioni religiose e per l’impegno missionario al servizio del Regno di Dio. Ma la fiducia credente in Dio – il quale, al di là di tutti gli sforzi umani, istituirà il suo regno come per miracolo grande oltre ogni misura – deve restare l’atteggiamento di fondo portante del cristiano in questo mondo”.
+ Francesco Cavina