Omelia nella Messa Esequiale di Don Lino Galavotti

Giovedì 29 agosto 2013 ore 10,30
29-08-2013

Ancora una volta l Angelo della morte è venuto a visitare il presbiterio della nostra Diocesi per toglierci don Lino. Si tratta, come mi ha scritto un giovane sacerdote, di un momento penoso per la nostra Chiesa e per Lei Eccellenza .

Questo nuovo lutto è come un fuoco che brucia la nostra carne e provoca non solo un dolore lancinante, ma suscita anche tante domande. Perché il Signore non ha ascoltato le tantissime preghiere che Gli sono state rivolte per la guarigione di don Lino? ; Perché il Signore sembra toglierci tutto? ; Che futuro è riservato a questa Chiesa locale? .

Nelle beatitudini che abbiamo appena ascoltato, Gesù ci trasmette uno stupendo messaggio su Dio e sul suo rapporto con gli uomini. E in questo messaggio, nel quale don Lino ha creduto e per il quale ha speso la sua vita,  è possibile trovare luce, speranza e forza per superare questo ulteriore momento di prova.

Innanzitutto il Signore ci dice che noi apparteniamo a Lui e che Egli ha cura di noi ed è per noi. Proprio perché è per noi egli ci consolerà e toglierà ogni lacrima dai nostri occhi. La condizione attuale la valle di lacrime con tutte le sue sofferenze, gli insuccessi, con il suo declino e tramonto , non è definitiva. Il tempo dell oscurità che ora viviamo e che ci opprime, il tempo dell assenza e del nascondimento di Dio, il tempo della fede oscura senza visione terminerà. Dio ci renderà partecipi della sua grandezza e bellezza, della sua pienezza e felicità. Allora tutto andrà bene, perché potremo essere presso di Lui, e presso di lui tutto va bene.

Ora, con il Battesimo siamo già introdotti nell ambito di potenza e di vita del Dio trinitario, ma siamo ancora figli di Dio in esilio. L esilio avrà fine, e noi saremo per sempre nella casa del Padre. E finalmente Dio ci riconoscerà come suoi figli, ci accoglierà nella sua famiglia e ci renderà partecipi della comunione di vita che egli ha con il Figlio suo e con lo Spirito Santo.

Don Lino, sono sue parole, pur con gli immensi limiti del mio carattere, limiti contro i quali ho lottato per tutta la vita senza grande successo , ha creduto a tutto questo, lo ha annunciato e lo ha testimoniato. Ne sono una riprova luminosa il suo Testamento e le parole che tante volte mi ha ripetuto durante la malattia: Eccellenza, io sono pronto! .

Noi ora, e penso in primo luogo a voi parrocchiani di S. Giuseppe ai quali don Lino ha donato la parte più grande della sua vita di vita, non possiamo permettere che la sua preziosa eredità spirituale e sacerdotale vada perduta. Essa va raccolta, approfondita e vissuta nella concretezza della vita ecclesiale per non tradire la sua memoria. La sua eredità spirituale e sacerdotale mi sembra di poterla sintetizzare con queste parole: è stato un uomo innamorato di Cristo; ha amato la Chiesa e la comunione; ha servito con spirito evangelico l uomo, soprattutto i giovani e gli ultimi; ha curato la liturgia e il canto liturgico; ha manifestato un particolare affetto nei confronti del Vescovo. Ogni nostro incontro, ogni nostra telefonata si concludeva sempre con queste parole: Eccellenza, sappia che io le voglio veramente molto bene! .

Caro don Lino, poiché sei stato un sacerdote obbediente e hai voluto bene al Vescovo, ora che sei stato chiamato a vivere per sempre presso Dio, io ti chiedo l ultima obbedienza: ti ordino di essere una spina nel fianco di Cristo, di non darGli tregua fino a quando non concederà a questa Chiesa, che tu hai amato e servito, numerose vocazioni sacerdotali e a tutti noi la consolazione dello Spirito e la pace del cuore.

+ Francesco Cavina, vescovo