Don Gino inizia il suo ministero sacerdotale come vicario parrocchiale a Mortizzuolo. Insegna religione nelle scuole statali e nel 1966, per un anno, svolge il ministero di vicario parrocchiale in Cattedrale per passare poi, l’anno successivo cappellano a Concordia e a Rolo. Il 1 ottobre 1974 viene nominato parroco a Tramuschio, parrocchia nella quale don Gino mette a frutto le doti umane e spirituali al servizio dei parrocchiani e della comunità. Ricopre anche l’incarico di economo spirituale a Quarantoli (1982) e di delegato a Santa Giustina (1983). Il 1 gennaio 1992 lo raggiunge la nomina di parroco a San Martino Spino, dove rimane per 11 anni facendosi apprezzare come parroco e come persona. Nel 1999 è anche amministratore di Quarantoli e Gavello. L’ultima parrocchia che viene affidata a don Gino è quella di San Giacomo Roncole e San Martino Carano (31 agosto 2003) che reggerà fino a qualche settimana fa quando, superati i limiti di età ed a norma del codice di diritto canonico, rimette il suo mandato nelle mani del Vescovo. Il Signore lo chiama a sé la sera del 22 febbraio 2018, mentre è ricoverato all’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola, dove era stato sottoposto nei giorni precedenti ad un intervento chirurgico. “In silenzio” don Gino lascia la terra, con la discrezione che gli è stata propria in tutta la sua vita. La sua figura si è caratterizzata per semplicità e modestia, unita a grande fede e ad una riservatezza singolare che, tuttavia, non mancava di lasciare trasparire il grande amore per la Diocesi e le parrocchie a lui affidate. In sessant’anni di sacerdozio ha profuso bene e bontà sia nelle persone che nelle comunità da lui rette. Non ha mancato di metterci “del suo” quando le finanze parrocchiali non riuscivano a coprire le spese, desiderando sempre il decoro e l’ordine nella casa del Signore. Erede di una religiosità autentica trasmessa dalla famiglia e dallo zio don Pietro, don Gino ha continuato assieme al fratello don Rino e alle due sorelle quella tradizione di vera fede che ne fa un esempio ed un modello da imitare.
Andrea Beltrami