A Mirandola la Veglia di preghiera per la Beatificazione


‘Conservare e offrire il sapore di Cristo’


 


 


‘La santità di Odoardo sta tutta qui. Con la sua vita, le sue scelte, le sue opere egli è stato luce perché con esse ha manifestato Cristo’. Così il Vescovo monsignor Francesco Cavina nella veglia in preparazione alla beatificazione che si è svolta venerdì 14 giugno a Mirandola, nella cornice di piazza della Costituzione. Davanti alla casa dove Focherini abitò con la famiglia dal 1940 al 1944, si è tenuto un primo momento di preghiera, a seguire il corteo si è spostato al centro della piazza per proseguire la celebrazione.


Odoardo Focherini, ha osservato il Vescovo, ‘si è trovato a confrontarsi con ideologie disumanizzanti, pagane e violente e non si è nascosto, non si è ritirato nell’anonimato e neppure si camuffato con la massa. E’ rimasto semplicemente al suo posto perché così richiedeva la sua vita cristiana attivamente e sinceramente vissuta. Egli dalla familiarità con Cristo, vissuta specialmente nel sacramento dell’Eucarestia, attingeva la capacità di organizzare l’uso del tempo, il modo di lavorare, di amare e di servire i fratelli’. Un uomo, Odoardo, che ha vissuto ‘non per mania di protagonismo, non per ricevere lodi dagli uomini, non per vanagloria e neppure per mancanza di prudenza, ma per un’esigenza di autenticità, per ‘dare gloria a Dio’ e per umanizzare il mondo’.


Si è poi rivolto ai presenti: ‘voi mi direte: ‘Sì, Odoardo è stato un profeta della verità di Dio e dell’uomo, ma poi è stato schiacciato e soppresso’. È vero! Odoardo però sapeva che il cristiano non trova riposo nel consenso degli altri, ma solo nel suo Signore e nella comunione con i fratelli. Egli aveva ben presente la parola di Gesù: ‘Rallegratevi’perché i vostri nomi sono scritti nel cielo’. Cioè sempre siamo amati dal signore e ogni prova, anche quella estrema, è data per un bene più grande. Questa consapevolezza può consentire di viverla come offerta, con serenità e letizia’.


‘Essere luce ‘ ha proseguito il Vescovo ‘ significa rimanere in rapporto con la verità. Si tratta di una questione molto delicata, specialmente oggi, perché viviamo in un tempo in cui la manipolazione dell’uomo si realizza soprattutto a livello della coscienza e del giudizio. Odoardo questa sera ci indica la strada sulla quale camminare per conservare e offrire il sapore di Cristo e vivere con gusto e utilità la vita. La strada ‘ ha concluso ‘ consiste nell’affidarsi costantemente alla grazia del Signore, come fondamento della vita’.


 


E’ un legame profondo quello che unisce la figura di Odoardo Focherini a Mirandola, di cui era nativa la moglie, Maria Marchesi. Già durante il fidanzamento, alla fine degli anni ’20, Focherini ebbe modo di conoscere la città, la parrocchia, i suoi movimenti giovanili, non solo l’Azione cattolica ma anche lo scautismo che egli contribuì a trapiantare a Carpi. Nel 1930 Odoardo e Maria si sposarono nel Duomo di Mirandola. Il legame con la città si fece ancora più stretto nel 1940 quando Focherini, la moglie e i figli si stabilirono nella casa della famiglia Marchesi in piazza Costituente. Qui nacquero le figlie Carla e Paola. Questa permanenza consentì ad Odoardo di rinsaldare ed ampliare le sue amicizie nella città e nella zona di Mirandola, basti pensare a quella con don Dante Sala, allora parroco di San Martino Spino, con cui iniziò a collaborare a favore degli Ebrei perseguitati.