Una vita da accogliere sempre. E' questo il messaggio della serata promossa per venerdì 6 febbraio a Carpi in occasione della XXXI° Giornata per la Vita.

Aborto, ripensamenti laici

L'esperienza dei centri di aiuto alla vita (Cav) e l'informazione circa la pillola abortiva Ru 486 gli argomenti che verranno trattati. E' possibile una reale e fattiva collaborazione anche fra chi, nei confronti dell'aborto, ha approcci opposti ed inconciliabili


Da Avvenire – Assuntina Morresi



Qual è la prevenzione primaria per ridurre l’incidenza del ricorso all’aborto volontario? Se per primario intendiamo l’insieme degli interventi economici, sociali, culturali e tecnici di natura non sanitaria ecc. non possiamo che rivolgere l’attenzione alle politiche volte se non a incentivare, almeno a promuovere o a rendere più facili le scelte di maternità”.
Una citazione significativa, fra le tantissime che se ne potrebbero fare, da un libro che racconta trent’anni di aborto legalizzato con toni e accenti che niente hanno di pretestuoso e ideologico.
Si intitola Aborto – Un medico racconta trent’anni di 194 (Guerini e Associati, pagine 254, euro 22) lo ha scritto Giovanni Fattorini, medico bolognese, responsabile dell’Area Ostetrico-Ginecologica del Servizio Consultoriale della Asl di Bologna. Un non obiettore, uno che in questi tre decenni la legge che ha legalizzato l’aborto l’ha apprezzata ed applicata: pur non condividendo la sua scelta personale, e anche molti dei giudizi espressi nelle pagine del libro, non è possibile non giudicarne positivamente l’impostazione generale, lucida e ben documentata, ed è una consolante sorpresa verificare che c’è spazio per costruire progetti comuni, per raggiungere l’obiettivo ideale di aborti tendenzialmente a zero.



Chi ricorre all’aborto?
Giovanni Fattorini ripercorre trent’anni di applicazione della legge snocciolando statistiche, percentuali e andamenti con estrema accuratezza e al tempo stesso senza pedanteria, in un continuo confronto con l’esperienza personale maturata incontrando le donne che si rivolgono ai consultori. Storie a lieto fine di gravidanze portate a termine, insieme a quelle drammatiche di chi scompare nel nulla dopo aver chiesto aiuto, e ancora comportamenti e decisioni tanto irrevocabili quanto irrazionali: tutte a dimostrare quanto sia complicato, spesso, affrontare l’evento che sembra essere il più ovvio e naturale della natura umana, e cioè una gravidanza. Prima che da un esperto del settore, è un libro scritto da un uomo che ha incontrato e ascoltato, ha parlato con tante donne, di tutti i tipi, ceti sociali, condizioni ed età, e questo forse è il suo tratto più caratteristico, che ne rende interessante la lettura anche quando ‘ e non è raro ‘ non ne si condividono affatto le tesi.
Leggiamo che in questi trent’anni gli aborti sono prima aumentati, poi diminuiti, e quindi si sono sostanzialmente stabilizzati, ed è radicalmente cambiato anche il profilo di chi, mediamente, vi ricorre: mentre nei primi anni di applicazione della legge la maggioranza era costituita da donne coniugate, ora il prototipo della donna a rischio aborto è “giovane (non giovanissima), non sposata, con un titolo di studio medio basso, senza figli, in una situazione economica precaria e sempre più spesso immigrata”.



L’anomalia italiana
Estremamente interessante l’analisi di quella che viene definita “l’anomalia italiana”: l’Italia è il paese in cui il primo rapporto sessuale (tra i 17 e i 18 anni) è molto in ritardo rispetto al resto d’Europa, e nel quale le donne soprattutto vivono mediamente una “monogamia sessuale per l’intero arco di vita”. “Un elemento rilevante ‘ spiega Fattorini ‘ credo debba essere attribuito alle particolari connotazioni che la famiglia italiana continua a presentare, tra cui l’importanza, nonostante tutto, dei ruoli delle diverse figure parentali e delle gerarchie intrafamiliari [‘]”. Non “arretratezza”, bensì “una peculiarità da osservare con cura” e “una tendenza che, per alcuni aspetti, dovrebbe essere anche incoraggiata”.
Riguardo alla prevenzione dell’aborto, poi, si contesta l’opinione secondo la quale l’unico mezzo efficace è la contraccezione: “una affermazione tanto logica e scontata quanto inesatta”. La contraccezione non viene demonizzata né rifiutata, ma c’è una revisione critica del suo uso e delle aspettative che ancora crea. Con una felice intuizione, il medico bolognese spiega che “nella nostra società, e questa ci sembra una delle più nefaste conseguenze della ‘mentalità anticoncezionale’ vincente fino a pochi anni fa, si è progressivamente affermata l’idea che come è possibile (automatico) evitare una gravidanza, così sia altrettanto possibile (automatico) conseguirne una”.



L’esperienza di Forlì
Parlando poi dei consultori, definisce “una collaborazione esemplare” l’esperienza avviata nel comune di Forlì dall’Azienda sanitaria, dal Comune stesso e della Consulta delle Famiglie, un esempio di convenzione fra volontariato e istituzioni pubbliche: concretamente, le donne (o le coppie) che si rivolgono al consultorio possono scegliere diversi percorsi di colloquio, fra cui anche uno che comprenda l’incontro con un operatore del privato sociale. A conferma del giudizio positivo di Giovanni Fattorini, il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Damiano Zoffoli, del Partito Democratico, nel corso di un’interpellanza ha dichiarato che “Sulla 194 la Regione prenderà a modello l’esperienza forlivese”: il protocollo d’intesa fra Comune, Ausl e associazioni di volontariato (sono 23 in tutto, adesso, dal Centro di Aiuto alla Vita alla Giovanni XXIII, all’Afi, Associazione Famiglie Italiane) “ha ridotto il ricorso all’aborto del 9%” e per questo motivo “sarà presa a modello dalla Regione”.



Una strada da percorrere insieme
E se i problemi legati all’aborto con la pillola Ru 486 sono, a nostro avviso, sottovalutati nel testo, numerosi ed interessanti sono i suggerimenti per un lavoro comune fra istituzioni pubbliche, laici e cattolici, “al di là delle polemiche”: la possibilità di coinvolgere i medici obiettori nei percorsi di formazione ed educativi, la ricerca sul postaborto, il problema enorme delle donne immigrate, ma anche la questione della fertilità, e molto altro ancora. Comincia insomma ad apparire possibile una reale e fattiva collaborazione anche fra chi, nei confronti dell’aborto, ha approcci opposti ed inconciliabili: purché l’aborto non venga considerato un diritto, e neppure tollerato come mezzo di controllo delle nascite ‘ come in questo libro ‘ si possono individuare tratti di strada da percorrere insieme.







RU486, diritti dell’embrione, fine vita


Dalla prolusione del cardinal Bagnasco



Sui temi della bioetica, il presidente della Cei ha fatto riferimento alla notizia che “sarebbe imminente il via alla libera circolazione della pillola Ru486”, ricordando che “ci sono casi documentati di danni enormi, vitali, che l’assunzione di questa pillola ha causato in alcune situazioni nell’arco degli ultimi sedici anni”. Riflettendo su una “legge sul fine vita, resasi necessaria a seguito di alcune decisioni della giurisprudenza”, Bagnasco ha parlato di “enfasi posta sull’adeguarsi al trend altrui… quasi che l’Italia abbia il complesso di esser in ritardo su un’altrui discutibile modernità”. Ha quindi auspicato la diffusione della “medicina palliativa” e l’aumento di strutture tipo hospice “in grado di accompagnare le persone in coma irreversibile o in stato vegetativo, sollevando da carichi ardui le rispettive famiglie”. Ha poi detto che “togliere l’alimentazione e l’idratazione ad una persona, per di più ammalata (famoso in Italia il caso di Eluana Englaro, ndr), è determinarla verso un inaccettabile epilogo eutanasico”.





Per aiutare le mamme  in difficoltà



Il Servizio di Aiuto alla Vita di Cavezzo
via Fattori 6 – 41032 Cavezzo
Aperto giovedì (18,30-19,30) e sabato (10,00-12,00)
Tel 0535 59602 con segreteria permanente.
E mail: cavcavezzo@libero.it



Associazione Papa Giovanni XXIII – Servizio maternità difficile
Aiuto e sostegno a mamme o coppie in difficoltà, affinché accolgano il proprio figlio con amore e dignità. Promozione di una cultura di accoglienza della vita umana fin dal concepimento.
Numero verde: 800 035 036 – fax 0541 676636 – maternita.difficile@apg23.org



Agape di Mamma Nina
Casa di accoglienza per ragazze madri legata al carisma della Venerabile Mamma Nina Saltini
Via Matteotti, 91 ‘ Carpi – Tel 059 641915 – www.agapedimammanina.org



Centro di consulenza familiare della Diocesi di Carpi
Tutte le attività del Centro sono volte a promuovere una cultura che apprezzi la famiglia come bene sociale, quale luogo di crescita, cura e solidarietà.
Via Catellani, 9 ‘ Carpi – Tel 059 644352



A Carpi una rete per la vita – Scegliere di scegliere
Il progetto “Scegliere di scegliere” è il frutto di una rete territoriale tra servizi sanitari (medici di famiglia, consultorio e ospedale) e sociali insieme alle realtà del volontariato per condividere situazioni di difficoltà e sostenere le mamme con gravidanze difficili. Sostegno economico o psicologico, un lavoro o una casa, anche indirizzando le persone ai servizi sociali, perché possano far valere i propri diritti e ricevere il necessario sostegno da parte delle istituzioni.