Affidati ad una materna carità

Riscoprire il Rosario, preghiera per un'autentica devozione mariana

   Il mese di maggio è dedicato alla Beata Vergine Maria, la Madre di Cristo e nostra che, con la sua par­tecipazione alla storia della salvezza, interviene efficace­mente per salvare tutti coloro che la invocano con animo retto: “Con la sua materna carità si prende cura dei fra­telli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen Gentium 62).


   In questo mese di maggio lasciamo illuminare la nostra vita e le si­tuazioni che viviamo dalla presenza e l’accompagnamento di Maria, affidandoci al pia­no di Dio, rendendoci totalmente disponibile e mettendo al centro della nostra vita Cristo.


   La devozione a Maria in questo mese di maggio non deve limitarsi a un puro sentimento o a mere emozioni; deve tradursi in preghiera. Che sia dappertutto un mese di intensa preghiera con Maria con la quotidiana recita del santo Rosario.


   Si tratta di una preghiera semplice, apparentemente ripetitiva, ma quanto mai utile per penetrare nei misteri di Cristo, della sua e nostra Madre. E’, al tempo stesso, un modo di pregare che la Chiesa sa essere gradito alla Madonna stessa. Ad esso siamo invitati a far ricorso anche nei momenti più difficili del nostro pellegrinaggio sulla terra. Al riguardo scrive Giovanni Paolo II: “Il Rosario pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore” (Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, n.1).


   Un invito a favorire questa preghiera nelle famiglie perché essa, infatti, è e deve essere una ‘preghiera della famiglia e per la famiglia’. Un tempo, afferma il Beato Giovanni Paolo II, questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione.


   Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera. La famiglia che prega unita, resta unita. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino (Ibid., n. 41).


   Ci aiuti e ci accompagni la Madonna ad amare sempre di più suo Figlio, per la maggiore gloria di Dio e la salvezza delle anime.


Don Vianney Munyaruyenzi
parroco di San Biagio in San Marino di Carpi