Alla scuola di don Mazzolari

FORMAZIONE CLERO

Al termine del percorso annuale di formazione permanente, lo scorso 7 giugno, solennità del Sacro Cuore e giornata per la santificazione del clero, i preti e i diaconi della diocesi di Carpi con il vescovo Erio si sono recati a Bozzolo (Mantova), per conoscere più profondamente la testimonianza sacerdotale di don Primo Mazzolari (1890 – 1959). Il pellegrinaggio rispondeva all’invito del parroco don Luigi Pisani rivoltoci l’estate scorsa ed è stato proprio lui ad accoglierci in questo paese della diocesi di Cremona, nella bella chiesa santuario dedicato a San Pietro e subito dopo la recita dell’ora media ha voluto che ci rivolgessimo al padrone di casa, il Signore Gesù presente nell’Eucaristia. Poi ci ha tenuto a mostrare l’altare che don Primo volle far erigere a Gesù lavoratore, per poter intercettare le masse proletarie e contadine del suo tempo, che seguivano coloro che secondo il nostro testimone, avevano rubato alla Chiesa il messaggio di speranza che la realtà del lavoro operaio custodiva. Infine ci ha mostrato e descritto la tomba del sacerdote, portata all’interno della chiesa recentemente, e lo studio, lasciato ancora come quando veniva usato da don Primo e che ha visto nascere quindi tutti i suoi scritti, considerati ora profetici del rinnovamento della Chiesa col Concilio Vaticano II.

Successivamente la professoressa Paola Bignardi, membro della Fondazione Mazzolari, ha presentato il servizio alla Chiesa, molto sofferto, di don Mazzolari. Sono da sottolineare le sue relazioni con gli esponenti della filosofia personalista francese (Maritain, Mounier), contro il pensiero rigidamente collettivista della prima metà del ‘900; la sua dedizione a far conoscere la persona di Cristo dentro il suo ambiente storico, attraverso le pubblicazioni con i suoi commenti alle parabole del Vangelo; il suo militante antifascismo, che lo espose ad un pericoloso attentato e ad un periodo di clandestinità, protetto però dalla fedeltà dell’intero paese; il suo impegno politico col quindicinale “Adesso”, che gli costò la censura Vaticana, fino alla riabilitazione nel 1957 e 1959, poco prima del suo decesso, grazie al cardinale Montini e a papa Giovanni XXIII, con la sua famosa definizione del parroco di Bozzolo come “la tromba dello Spirito Santo nella Bassa Padana”. Il futuro papa Paolo VI invece, che lo volle come predicatore per la missione al popolo nella diocesi di Milano, avrà del nostro il ricordo che “era un prete di gran passo, come lo sono i profeti. Sofferse lui e fece soffrire noi che non riuscivamo a stargli dietro”. Nei locali della Fondazione, dove la memoria di questo sacerdote viene curata con dedizione, Bignardi ci ha parlato dell’impegno civile e sociale di don Primo, vissuto attraverso l’educazione delle coscienze; la conversione al pacifismo militante

dopo la morte del fratello nella prima guerra mondiale ed avendo incontrato di persona la disumanità durante la sua missione al fronte come cappellano militare; il suo interesse per le persone considerate lontane dalla Chiesa dopo la scomunica del comunismo del 1949; soprattutto la ferma convinzione del primato dei poveri tra i prediletti di Dio come cittadini del Suo regno.

Tutti argomenti che sono diventati capisaldi del magistero col Concilio Vaticano II. L’annuncio della sua apertura pochi mesi dopo la morte di don Primo evidenzia come la sua parabola esistenziale sia stata un’autentica profezia per la Chiesa dentro i travagli del “secolo breve”. Papa Francesco, in visita a Bozzolo nel giugno del 2017 per onorarne anche lui la memoria, ha annoverato don Mazzolari fra le figure sacerdotali (assieme ad esempio a don Milani, don Tonino Bello, il nostro don Zeno) che mostrano come in Italia nel ‘900 sia stato fecondo anche un “magistero dei parroci”. Magistero come servizio ai poveri e al popolo di Dio in missione nella storia che ora viene affidato a noi ministri ordinati della Chiesa di Cristo lavoratore, anche a Carpi.

Don Antonio Dotti