Patrizia Torrebruno*
‘E voi chi dite che io sia?’ è la domanda, radicata nel Vangelo di Marco, che l’Azione cattolica italiana ha scelto come attenzione e guida per questo nuovo anno. ‘Chiamati ad essere santi insieme’ è l’espressione paolina emersa dal recente incontro con Papa Benedetto XVI in occasione del 140^ dell’associazione. Da una chiamata che interpella personalmente ciascuno di noi, si passa ad una risposta esigente che richiede di camminare nelle vie ardue e originali della santità, da percorrere non in solitudine ma a livello comunitario.
Tanti gli obiettivi, tratti dall’ultimo documento assembleare nazionale, che come associazione diocesana abbiamo la responsabilità di tradurre nella vita delle nostre comunità. Si sottolinea in quest’ottica un importante impegno per la riscoperta della fede, volto a rafforzare quelle esperienze di sostegno e accompagnamento dei cosiddetti ‘ricomincianti’ o di coloro che si avvicinano per la prima volta a percorsi ecclesiali.
Accanto a questo vi deve essere un’attenzione particolare per la promozione del bene comune ed infine, occorre una verifica dei propri cammini di fede, per recuperare il senso e le ragioni profonde delle proposte formative.
Due sfide impegnative ci attendono: una riguarda l’emergenza educativa, di cui tanto si parla oggi e a cui i vescovi ci interpellano. Da sempre l’Azione Cattolica lavora e investe sul versante educativo, perché l’educare costituisce una scommessa verso il futuro, in quanto implica una generosità e una gratuità totali.
L’altra è la costruzione di un’associazione capace al suo interno di relazioni autentiche, in grado di creare legami significativi con i sacerdoti, in particolare, e con le altre aggregazioni laicali.
In questa ottica anche l’adesione associativa non si riduce a un dato meramente burocratico, ma diventa assunzione di responsabilità pubblica, segno distintivo di un servizio reso alla Chiesa, quindi appartenenza non esclusivamente personale, ma offerta di un impegno per la crescita comune.
E’ stato inoltre evidenziato un ulteriore punto di forza dell’associazione: la capacità di riunire differenti fasce d’età in un fecondo, anche se a volte faticoso, dialogo intergenerazionale; in un’epoca sempre più frammentata, caratterizzata da rapporti fragili, questa è una nota da valorizzare e coltivare.
Al termine di questo intervento riaffiorano alla mente alcune parole: gratitudine, dedizione e passione per
La gioia dovrebbe infine contraddistinguere le responsabilità degli educatori, dei formatori e di tutti coloro che si fanno carico dei percorsi di fede, perché possano così diventare segno tangibile di una Chiesa incamminata verso la santità.
Vice-presidente Adulti di Ac