Com. St.058 del 23 dicembre 2015 – Santa Messa della Notte di Natale

IN EMBARGO FINO ALLE ORE 24 DI GIOVEDI’ 24 DICEMBRE
 
 
Omelia del Vescovo Monsignor Francesco Cavina
Santa Messa della Notte di Natale
Giovedì 24 dicembre 2015, ore 24
Carpi, Auditorium San Rocco
 
 
L’evento che ha cambiato la storia dell’umanità, la nascita del Figlio di Dio nella carne umana, viene inserito dagli evangelisti nel contesto storico, politico e sociale in cui è accaduto e raccontato con una semplicità quasi imbarazzante.
Il Figlio di Dio, dunque, nasce al tempo dell’imperatore Cesare Augusto, l’uomo più potente della terra, che aveva avuto la sfrontatezza di autoproclamarsi dio e voleva imporre a tutti, con la forza e la violenza, la “pax romana”.
Il vero Figlio di Dio, il Creatore dell’universo, inizia il suo cammino terreno in una mangiatoia. Né lui né sua madre hanno trovato una strada spianata e alloggi adeguati o già prenotati come si addice a persone che veramente contano. Il Signore, quindi, non nasce nel luccichio effimero della mondanità o della potenza umana o in mezzo a pochi privilegiati. Non per nulla Gesù dirà di se stesso: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Lc. 9.58).
La semplicità e la povertà della nascita contrastano con l’arroganza dell’imperatore romano e con la solennità dell’apparizione degli angeli i quali hanno la missione di rivelare ai pastori il senso di quanto accaduto: a Betlemme, in una stalla, è nato un bambino che è stato deposto nella mangiatoia il quale è Dio-fatto-uomo, il Salvatore.
I pastori erano considerati dalle autorità religiose del tempo dei “fuorilegge”, perché il loro lavoro impediva di osservare tutte le prescrizioni della legge. Essi non hanno quindi alcun titolo per essere i primi testimoni della nascita del Messia atteso. Eppure sono i primi ad essere chiamati a contemplare l’Emmanuele, il Dio-con-noi, a gioire della Sua presenza, a stupirsi per l’inatteso dono di Dio all’umanità.
Questo fatto ci porta a riconoscere che tutti possono essere ammessi alla presenza del Signore; a tutti è dato di godere della sua presenza e tutti possono a Lui avvicinarsi senza paura e nella condizione in cui si trovano. Nessuno è escluso! Nei pastori sono presenti tutti i poveri, i peccatori, gli esclusi, le persone ferite dalla vita, i delusi, gli scoraggiati, gli uomini di buona volontà che aspettano una parola di speranza.
In questa notte solenne vogliamo chiedere al Signore che la sua Nascita faccia sorgere in noi e in tutti gli uomini il desiderio di abbeverarsi alla grazia del suo amore. Solo chi accoglie questo bambino riceve il dono della pace ed è salvato. Per chi lo accoglie non c’è più buio, incertezza e ansia, ma luce, ferma speranza e gioia perché Dio facendo sua la nostra condizione umana ha definitivamente preso in mano la nostra vicenda. A noi, che lo abbiamo accolto è chiesto di vivere la nostra fede in tutte le sue dimensioni che sono la cultura, la carità e la missione.
Soprattutto la cultura che ci permette di giudicare la realtà senza complessi alla luce degli insegnamenti di Cristo e della Chiesa.
+ Francesco Cavina, Vescovo