Patrimonio di arte e di fede
Si è tenuta nella mattinata di oggi, mercoledì 24 aprile, presso il Palazzo vescovile di Carpi, la conferenza stampa in vista della riapertura del Museo diocesano d’arte sacra “Cardinale Rodolfo Pio di Savoia”, in programma per domenica 5 maggio, alle 14.30, alla presenza del Vescovo Francesco Cavina e del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Alla presentazione sono intervenuti, oltre a monsignor Francesco Cavina, Maria Grazia Gattari, funzionario della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Marco Soglia, responsabile dell’Ufficio ricostruzione della Diocesi di Carpi, e Andrea Beltrami, direttore del Museo diocesano di arte sacra.
Questa seconda “inaugurazione” – la prima si tenne nel maggio 2008 – si è resa possibile dopo che la chiesa seicentesca di Sant’Ignazio di Loyola a Carpi, dove ha sede il Museo, è stata sottoposta ad un intervento di restauro e miglioramento sismico, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, a seguito del terremoto del 2012.
I lavori hanno ripristinato non solo la monumentale bellezza degli spazi, ma anche il “progetto di allestimento” su cui si è costituito, fin dal suo sorgere, il Museo: la chiesa di Sant’Ignazio si presenta così nella sua integrità con il proprio arredo di manufatti e di tele d’altare, da leggersi nell’insieme come una sorta di “museo di se stessa”, a cui si integra un percorso espositivo che si estende nelle due ex sacrestie.
Nel suo intervento il Vescovo ha sottolineato come un Museo diocesano metta in risalto la presenza della Chiesa sul territorio non solo per la committenza che ha esercitato nel corso dei secoli, dunque per il ruolo fondamentale nello sviluppo dell’arte, ma anche per l’impegno a custodire le opere del passato, come patrimonio che permette di comprendere il cammino di fede vissuto dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Presso la chiesa di Sant’Ignazio sarà possibile ammirare un’ampia collezione di pezzi: dipinti, incisioni, libri corali miniati, suppellettili sacre, paramenti liturgici, paliotti d’altare in scagliola, databili tra il XV e il XIX secolo. L’edificio – ed è questa una particolarità inconsueta – continua a rimanere chiesa, luogo aperto al culto pubblico, evidenziando ancora di più la funzione pastorale del patrimonio artistico esposto.
Ufficio stampa