Nella mattinata di oggi, sabato 6 luglio, l’arcivescovo Erio Castellucci, amministratore apostolico della Diocesi di Carpi, ha presieduto il pellegrinaggio del primo sabato del mese dalla parrocchia del Corpus Domini al santuario mariano di Santa Croce.
Durante la processione, e, poi, nella Santa Messa, si è pregato per il dono di vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione, proseguendo la tradizione iniziata dal vescovo Francesco Cavina.
Proprio a monsignor Cavina è andato il primo pensiero dell’arcivescovo Castellucci nell’omelia, esprimendogli gratitudine per il ministero esercitato nella Chiesa di Carpi ed invitando l’assemblea a ricordarlo nella preghiera.
Poi, monsignor Castellucci si è rivolto ai presenti e, attraverso di loro, alla Diocesi di Carpi. “Vorremmo che questo tempo, in cui tanti pensieri e sentimenti si mescolano nel nostro cuore, fosse un momento di fede, che passa, cioè, attraverso la logica della croce. Che non è un segno di fallimento, ma di purificazione. Per Gesù, infatti, la croce non è stata una sconfitta, ma un passaggio nel quale è andato fino in fondo nell’amore, preparando la resurrezione”.
“Quando, nella vita, ci troviamo di fronte a vicende che ci fanno soffrire – ha proseguito – le possiamo guardare in due modi diversi: con i criteri del mondo, in cui conta il successo, ciò che emerge, ciò che si può esibire, dunque la croce è una brutta esibizione; oppure secondo i criteri evangelici, dove ciò che conta non fa rumore, ma avviene in profondità, dietro le quinte. In questa seconda logica, quella appunto della croce, vogliamo vivere questi mesi in cui recuperiamo l’entusiasmo di essere Chiesa”.
Un entusiasmo che non dipende da noi, ma da Cristo, “dallo Sposo”, ha sottolineato monsignor Castellucci, facendo riferimento al Vangelo proclamato durante la liturgia. “La Chiesa appartiene a Gesù e questa certezza ci rende profondamente sereni. Siamo nelle mani di uno Sposo – ha concluso – che ci dona continuamente il vino nuovo della sua parola, dei sacramenti, dei carismi, della fraternità. Tutto questo agisce in profondità, nelle radici del nostro cuore. Il Signore, infatti, è capace di scrivere anche sulle nostre righe storte”.