Diocesi di Carpi
comunicato n° 47
Carpi, 29 marzo 2013
Comunicato stampa
Omelia di monsignor Francesco Cavina
Celebrazione della Passione del Signore
Venerdì Santo 29 marzo, ore 19
Carpi, chiesa della Sagra
Gesù è innalzato sulla croce. Intorno a Lui uno spettacolo desolante: alcuni lo insultano; i capi del popolo lo deridono, altri guardano con indifferenza quello che accade. Gli viene offerto vino con mirra. Si tratta di un gesto di umanità. La bevanda serviva per alleviare la terribile tortura del condannato. Il Signore l’assaggia solamente, ma non la beve per soffrire in tutta consapevolezza. Non ha voluto mitigare il dolore: ha voluto bere il calice senza riserve, perché apparisse con chiarezza la grandezza del suo amore e la bruttura del peccato. Accanto a Gesù sta sua madre, insieme ad altre donne e all’apostolo Giovanni. Cristo dopo aver offerto se stesso nell’Ultima Cena, ci dona il tesoro più prezioso che possiede sulla terra, sua Madre. Gli è stato tolto tutto, gli rimane la Mamma ed egli si priva anche di Lei, per darla a noi. Nessuno è morto come Lui perché Lui era la Vita. Nessuno ha espiato il peccato come Lui, perché Lui era la purezza. E i frutti della croce non si fanno attendere. Uno dei due ladroni dopo aver riconosciuto i propri peccati, si rivolge a Gesù: ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno’. Non ha bisogno di alcun miracolo per convertirsi e diventare discepolo di Cristo; gli è sufficiente contemplare la sofferenza del Signore. E Cristo ascolta commosso, in mezzo a tanti insulti, la voce che lo riconosce come Dio: ‘Gli rispose: ‘In verità ti dico, oggi, sarai con me in paradiso’.
É guardando la croce, dove è appeso Cristo, che possiamo comprendere il prezzo per la nostra Redenzione, il significato del dolore nel mondo, la malizia del peccato e l’amore di Dio per l’uomo. Dal costato crocifisso di Cristo è sgorgato sangue ed acqua, che sono il simbolo dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia, della vita nuova che inizia e che raggiunge ogni uomo che si renda disponibile a lasciarsi immergere, per così dire, nel mare della misericordia, come ha fatto il ladrone pentito. Ciascuno di noi, pertanto, può dire: Il Figlio di Dio ‘mi ha amato e ha dato se stesso per me’, come se fossi il solo sulla terra.
La Croce, allora, non è la fine, ma un immenso inizio, un fiume di grazia che si comunica con i sacramenti e questo fiume dove giunge produce vita, amore, comunione, perdono, senso ‘ Il vero atteggiamento da assumere questa sera, allora, è la meraviglia, la gratitudine per la solidarietà del Figlio di Dio, che compie per noi e con noi il cammino della sofferenza nella vita, la salita al Calvario, l’immolazione sulla croce, la sepoltura per giungere alla resurrezione come suo e nostro destino.