Diocesi di Carpi
comunicato n° 49
Carpi, 30 marzo 2013
Comunicato stampa
Omelia di monsignor Francesco Cavina
nella Veglia di Pasqua
Sabato Santo 30 marzo, ore 22
Carpi, chiesa della Sagra
Le Letture dell’Antico Testamento che abbiamo ascoltato in questa solenne Veglia Pasquale ci hanno svelato che tutta la storia che Dio ha intessuto con il popolo ebraico per la salvezza dell’umanità confluisce nell’annuncio: ‘Non è qui è risorto’. Il compimento delle Scritture è la passione, morte e resurrezione di Cristo.
Il brano di Vangelo è dominato dalla figure delle donne. Non donne anonime, ma ben individuate per i loro nomi: Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Le donne sono le sole che non hanno mai abbandonato Gesù. Gli sono rimaste vicine anche nel momento drammatico della sua passione, morte e sepoltura, a differenza degli apostoli che sono fuggiti o hanno tradito. Vanno al sepolcro per prestare a Gesù l’ultimo servizio: ungere il suo corpo. Ma giunte alla tomba fanno due scoperte: la tomba è vuota ed il corpo di Gesù è scomparso. Alle donne, perplesse e preoccupate, appaiono due uomini, che sono identificati come due angeli, che pongono loro una domanda: ‘perché cercate tra i morti il Vivente?’. Le donne cercano realmente Gesù morto e per questo sono venute alla tomba. Ma ormai questa loro ricerca è priva di senso, è inutile perché Gesù vive. Non ha più nulla a che fare con la tomba. Egli è per sempre il Vivente perché la vita alla quale il Signore è tornato non è più la vita terrena, che va sempre verso la morte, ma la vita di Dio che non tramonta mai. Gesù vive nell’eternità.
Questa è la gioiosa notizia della mattina di Pasqua: le donne cercano Gesù morto e lo hanno ritrovato vivo. Ma soltanto perché lo hanno cercato, lo hanno trovato.
1. Le donne annunciano tutto agli undici e agli altri; rendono la loro esperienza. Il loro racconto incontra la totale incredulità negli apostoli, che lo considerano una favola, una stramberia. Così è stato accolto l’annuncio della resurrezione di Cristo dai primi discepoli e pertanto non deve meravigliarci se accade la stessa cosa anche oggi. Ciò che conta è che ognuno di noi, come le donne, sia disposto a dare questa testimonianza. L’incredulità degli amici più intimi di Gesù è anche una prova che la resurrezione non è una invenzione degli apostoli.
2. Nonostante tutto Pietro dopo il racconto delle donne corre al sepolcro e anche lui come esse lo trova vuoto. Egli passa dall’incredulità allo stupore. Il cammino verso la fede conosce anche lo stupore, lo smarrimento, il dubbio, la perplessità, l’incertezza. E questo non deve scandalizzarci.
3. La domanda degli angeli alle donne: ‘perché cercate tra i morti il Vivente’, interpella anche noi, ogni uomo. ‘Chi cercate?’ è la stessa domanda che Gesù rivolge ai primi discepoli. Qual è il senso di questo interrogativo? Riguarda il bisogno fondamentale dell’uomo. Potremmo chiamarla la domanda del senso. Per chi e per che cosa vale la pena vivere? Qual è il senso della vita? Qual è il significato ultimo della realtà? Perché sono al mondo? Oggi troviamo finalmente la risposta a questi interrogativi. Il Crocifisso morto e risorto è l’esemplare di ogni uomo. Pertanto possiamo affermare che nella resurrezione di Cristo l’uomo conosce e celebra il proprio destino, festeggia ciò che dà senso al suo-essere-nel-mondo. In altre parole la resurrezione di Cristo rivela che l’uomo viene alla luce portando dentro di sé il destino di diventare glorioso con Cristo attraverso le prove della vita.
L’uomo è concepito perché sia glorificato. Questa è la bella notizia che il cristianesimo porta nel mondo: Non siamo soli! Abbiamo la possibilità, se lo vogliamo, di vivere uniti a Cristo per morire e risorgere con Lui.