Com. St.50 del 31 marzo 2013 – Omelia di monsignor Francesco Cavina nella Solennità di Pasqua

Diocesi di Carpi                 


comunicato n° 50


Carpi, 31 marzo 2013


 


Comunicato stampa


 


Omelia di monsignor Francesco Cavina


nella Solennità di Pasqua


 


Santa Messa episcopale


Domenica 31 marzo, ore 10.45


Carpi, chiesa della Sagra


 


Il brano evangelico (Giovanni 20, 1-9) ha come protagonisti Maria Maddalena, Pietro e Giovanni. Tre testimoni, come afferma il cardinale Carlo Maria Martini, alla ricerca dei segni del Risorto e, attraverso questi segni, della presenza stessa del Signore. Una ricerca fatta con temperamenti e mentalità differenti: Maria Maddalena è aiutata dalla affettività; Giovanni dalla intuitività; in Pietro viene sottolineata la lentezza a capire. 


Il racconto evangelico sembra privilegiare la dote di Maria Maddalena. E’ la sua amorosa perseveranza che le meriterà la prima apparizione del Signore risorto.  


Due sono le scene principali: 1) Versetti 20, 1-2. Il primo giorno della settimana. É la domenica. Indicando che siamo al primo giorno si sottolinea che è accaduto qualcosa di radicalmente nuovo: la Resurrezione. Con la resurrezione entra nel mondo la novità.  


Maria Maddalena si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio. Il buio non indica solo un dato cronologico, ma la situazione spirituale di Maria Maddalena. É buio perché lei e tutti gli altri, amici e nemici, sono persuasi che la morte abbia trionfato ancora una volta. Essa ha inghiottito anche il profeta di Nazareth che aveva suscitato tante speranze. E che la ‘notte spirituale’ avesse invaso anche il cuore di Maria Maddalena non c’è dubbio. Ella, infatti è alla ricerca del corpo di un morto. 


Arrivando al sepolcro vede che la pietra era stata tolta dall’ingresso. Reazione: Corre’  


É la corsa della disperazione e quindi della non-speranza. I sentimenti che agitano il suo cuore e la sua mente, anche se non ci vengono detti, si possono intuire dalle parole con le quali si rivolge a Pietro e a Giovanni.  Ai discepoli non dice: ‘la pietra è stata tolta’, ma ‘hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto’. Sono parole che esprimono smarrimento, solitudine, nostalgia di Cristo. Maria Maddalena è ancora del tutto prigioniera di una logica umana: se la tomba è aperta la prima cosa che viene da pensare è che qualcuno ha portato via il cadavere. Non ha capito che la Vita è uscita dalla morte, che la Bellezza ha assorbito la deformità, che la Luce ha prevalso sulle Tenebre.  


La stessa ignoranza la ritroveremo più avanti quando Pietro e Giovanni, il discepolo prediletto, tornarono a casa, dopo avere guardato dentro al sepolcro perché ‘non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risuscitare dai morti’. Con questa insistenza sull’ignoranza dei primi testimoni l’evangelista vuole porre in evidenza che essi non aspettavano la resurrezione, perché totalmente impreparati a un tale avvenimento.  


E tuttavia anche se l’animo di Maria Maddalena è ancora completamente al buio, è possibile percepire nelle sue parole uno spiraglio di luce. Non dice, infatti, ‘hanno portato via il corpo di Gesù’, ma: ‘hanno portato via il Signore’. Senza volerlo Maria Maddalena parla del Signore come di un vivente. Questo spiraglio è destinato a spalancarsi.  


2) Versetti 20, 3-10. In questa seconda scena acquista molta importanza il sepolcro vuoto. Che sia vuoto non è più testimoniato soltanto da una donna, ma da due discepoli autorevoli: Pietro e Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Il discepolo amato corre più in fretta e arriva primo al sepolcro. Perché Giovanni precede Pietro? Certamente perché è più giovane e quindi più veloce, ma soprattutto perché è il discepolo che Gesù amava. E’ l’amore che lo spinge, che lo porta a correre. Arriva prima, ma rispetta l’autorità di Pietro.  


Sia Giovanni che Pietro vedono. Ma mentre per Pietro l’interrogativo: Ma Gesù dov’è? rimane, Giovanni, invece, vide e credette. Questo verbo non va inteso nel senso che Giovanni creda alla resurrezione di Cristo. E’ troppo presto perché ciò sia vero. Giovanni ha capito che il corpo di Gesù non può essere stato rubato perché ‘chiunque avesse rimosso il corpo, non lo avrebbe prima spogliato, né si sarebbe preso il disturbo di rimuovere e di arrotolare il soudarion e di lasciarlo in un luogo a parte’ (San Giovanni Crisostomo, In Giov. 85.4). Pertanto intuisce che qualcosa di straordinario deve essere accaduto lì dentro. Qualcosa che sfugge ad un’indagine puramente umana. In lui è presente un initium fidei.


E’ inquieto, ha intuito qualcosa, ma non ha ancora capito. Comincia a credere. Nell’incontro con il Signore risorto tutto diventerà chiaro. Essi comprenderanno che la resurrezione è la novità che Dio crea nel mondo e della quale saranno partecipi tutti coloro che crederanno nel suo Figlio. Comprenderanno che la morte, il dolore, la miseria e la debolezza sono vinti dall’evento inaudito, sconcertante ed impensabile della Resurrezione di Cristo e che la vita dell’uomo, per quanto dolorosa, drammatica e terribile è orientata verso la gioia, verso la felicità.